Capitolo 1 Precisazioni introduttive

Capitolo 1 Precisazioni introduttive

Sommario

Capitolo I    Precisazioni introduttive.

Nota preliminare: il testo ufficiale è solo quello in lingua italiana, le varie versioni in altre lingue sono traduzioni automatiche neurali.

All’inizio del nostro cammino preghiamo come pregavano gli israeliti all’inizio del loro cammino nel deserto “Sorgi, Signore,
e siano dispersi i tuoi nemici e fuggano da te coloro che ti odiano».  ( Salmo 67(68) cfr. Numeri 10,35 )

Non satana sia la mia guida, la Croce sacra sia per me luce.

Preghiamo ancora:” Mi conceda Dio di parlare con intelligenza e di riflettere in modo degno dei doni ricevuti, perché egli stesso è la guida della sapienza e dirige i sapienti. Nelle sue mani siamo noi e le nostre parole, ogni sorta di conoscenza e ogni capacità operativa.”
(Sap. 7,15-23)

Come visto più sopra alcune domande che gli uomini dei nostri tempi, specie i cattolici, si pongono riguardano anzitutto l’infallibilità del Papa e la possibilità che egli sbagli ma riguardano anche la nostra risposta a eventuali errori del Papa. Questo breve capitolo, in modo sintetico, vuole precisamente rispondere a tali domande e in questo modo vuole introdurre a quello che si dirà nei successivi capitoli.

1) Si impone il coraggio della Verità.

In un famoso discorso al Sacro Collegio, Papa Paolo VI affermò: “… Il coraggio della verità si impone più che mai ai cristiani …
Il coraggio di proclamare la verità è anche la prima e indispensabile carità che i pastori di anime debbono esercitare. … Ne va di mezzo la salvezza degli uomini. Perciò … vogliamo fare appello a tutti i pastori responsabili affinché alzino la loro voce quando è necessario, con la forza dello Spirito Santo (cfr. Act. 1, 8), per chiarire … raddrizzare … illuminare … Questa, più che non mai, è l’ora della chiarezza per la fede della Chiesa.” [1]

La Congregazione per la Dottrina della Fede fece eco alle parole evangeliche affermando:“Il Signore Gesù ha detto: « Voi conoscerete la verità e la verità vi farà liberi » (Gv 8, 32). La Scrittura ci comanda di fare la verità nella carità (cf. Ef 4, 15).”[2]

In un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede leggiamo:“ La verità che rende liberi è un dono di Gesù Cristo (cf. Gv 8, 32). La ricerca della verità è insita nella natura dell’uomo, mentre l’ignoranza lo mantiene in una condizione di schiavitù. … La liberazione dall’alienazione del peccato e della morte si realizza per l’uomo quando il Cristo, che è la Verità, diventa per lui la «via» (cf. Gv 14, 6). ….  Egli lo ha anche liberato dalle insidie del «padre della menzogna» (cf. Gv 8, 44) e gli ha dato accesso alla sua intimità perché vi trovi, in sovrabbondanza, la verità piena e la vera libertà. Questo disegno d’amore concepito dal «Padre della luce» (Gc 1, 17; cf. 1 Pt 2, 9; 1 Gv 1, 5), realizzato dal Figlio vincitore della morte (cf. Gv 8, 36) è reso continuamente attuale dallo Spirito che guida «alla verità tutta intera» (Gv 16, 13). … Così, grazie alla nuova nascita ed all’unzione dello Spirito Santo (cf. Gv 3, 5; 1 Gv 2, 20. 27), diventiamo l’unico e nuovo Popolo di Dio che, con vocazioni e carismi diversi, ha la missione di conservare e trasmettere il dono della verità. Infatti la Chiesa tutta, come «sale della terra» e «luce del mondo» (cf. Mt 5, 13s.), deve rendere testimonianza alla verità di Cristo che rende liberi.”[3] Il Card. Ratzinger scrisse: “Se in passato nella presentazione della verità talvolta la carità forse non risplendeva abbastanza, oggi è invece grande il pericolo di tacere o di compromettere la verità in nome della carità. Certamente la parola della verità può far male ed essere scomoda. Ma è la via verso la guarigione, verso la pace, verso la libertà interiore. Una pastorale, che voglia veramente aiutare le persone, deve sempre fondarsi sulla verità. Solo ciò che è vero può in definitiva essere anche pastorale. “Allora conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,32).” [4]

Questa Verità si manifesta nella sana dottrina. S. Paolo dice molto significativamente nella lettera a Tito: “ Il vescovo infatti, come amministratore di Dio, dev’essere irreprensibile: non arrogante, non iracondo, non dedito al vino, non violento, non avido di guadagno disonesto, [8]ma ospitale, amante del bene, assennato, giusto, pio, padrone di sé, [9]attaccato alla dottrina sicura, secondo l’insegnamento trasmesso, perché sia in grado di esortare con la sua sana dottrina e di confutare coloro che contraddicono.” (Tt 1,7ss)

Poco più avanti lo stesso Apostolo, nella stessa lettera afferma :“Perciò correggili con fermezza, perché rimangano nella sana dottrina.” (Tt  1,13)

E poco oltre, nella stessa lettera leggiamo: “ Tu però insegna ciò che è secondo la sana dottrina ..” (Tt  2,1) Nella I lettera a Timoteo s. Paolo afferma: “… sono convinto che la legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e i profanatori, per i parricidi e i matricidi, per gli assassini, i fornicatori, i pervertiti, i trafficanti di uomini, i falsi, gli spergiuri e per ogni altra cosa che è contraria alla sana dottrina …”(1Tm. 1,9s)

Ancora s. Paolo scrive in questa linea: “Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie…”(2Tm 4,3)

Proprio per testimoniare questa Verità e  questa “sana dottrina”, spesso scomode, che però portano alla vera guarigione e alla pace, proprio per testimoniare questa Verità e questa “sana dottrina” che rendono liberi ho voluto scrivere questo libro.

2) Occorre che il pastore parli, quando deve, e non stia zitto.

Nel libro di Isaia leggiamo: “Per amore di Sion non tacerò …”(Is. 62,1)

Il Vangelo ci ricorda :“Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre” (Lc 19, 40)

Dio ci liberi da ogni peccaminoso silenzio.

S. Agostino afferma: “Ego de rebaptizato diacono nostro silere non possum: scio enim quam mihi silentium perniciosum sit. Non enim cogito in ecclesiasticis honoribus tempora ventosa transigere, sed cogito me principi pastorum omnium rationem de commissis ovibus redditurum.”[5] che tradotto in italiano significa “Io non posso tacere sulla ripetizione del battesimo a un nostro diacono, perché so quanto mi sarebbe pernicioso il silenzio.  Infatti non penso di passare il tempo nelle cariche ecclesiastiche soddisfacendo la mia vanità, ma penso che renderò conto al principe di tutti i pastori delle pecore che mi furono affidate ” [6] … non posso tacere: so che il silenzio mi è dannoso, renderò conto al principe di tutti i pastori delle pecore che mi furono affidate.

S. Gregorio, nella Regola Pastorale afferma: “Chi ha cura d’anime sia discreto nel silenzio e si renda utile nell’uso della parola, per non dire ciò che è doveroso tacere e per non nascondere col silenzio ciò che esige di essere svelato … Spesso negligenti pastori d’anime, nel timore di perdere il favore popolare, non osano proclamare liberamente la verità ; e, come ci avverte Cristo stesso, non custodiscono il gregge con lo zelo del pastore ma come dei mercenari, e fuggono quando arriva il lupo, nascondendosi nel silenzio.” [7]

Costoro vengono rimproverati, dice ancora s. Gregorio Magno, da Dio anche attraverso le parole dei profeti Isaia ed Ezechiele: attraverso le parole di Isaia  che li definisce cani muti (Is. 56,10), incapaci di latrare per avvertire del pericolo, e attraverso le parole di Ezechiele (13,5) che li accusa di non aver contrastato i poteri del mondo con parola franca per difendere il gregge  e di non essere stati saldi nel combattimento di resistenza agli attacchi dei malvagi per amore di Dio e in particolare della sua giustizia. [8]

S. Gregorio Magno aggiunge che la parola divina rimprovera ulteriormente questi ministri di Dio perché essi non svelano ai peccatori le loro colpe allorché evitano, col silenzio, di condannare le loro azioni malvagie; appunto perché il ministro di Dio sveli i peccati dei malvagi condannando anche a parole le loro azioni è detto nella Bibbia che l’uomo di Dio gridi e alzi la voce (cfr. Is., 58, 1) . È ovvio, in questa linea, che chi accetta il ministero di sacerdote accetta di essere come un araldo che precede il Giudice, cioè Dio, che lo segue; manca quindi gravemente al suo dovere il ministro di Dio che non alza la voce per condannare il male e preparare le anime al giudizio divino; lo Spirito Santo scese in forma di lingue fuoco sui primi pastori proprio per manifestare che li rendeva capaci di parlare e dire la verità per il bene delle anime.[9]

3) Liceità della correzione dei superiori

Nella carità è lecito e a volte doveroso manifestare ai Pastori e ai fedeli ciò che riguarda il bene della Chiesa, il Codice di Diritto Canonico infatti afferma: “i fedeli … in modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, … hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa e di renderlo noto agli altri fedeli …”[10]. Più precisamente, come afferma la Correctio Filialis[11] ; sia la legge naturale, sia la legge di Cristo, sia il diritto canonico permettono di correggere anche pubblicamente i superiori. Per la legge naturale gli inferiori  hanno il dovere di obbedire ai loro superiori in tutte le cose previste dalla legge, ma essi hanno, d’altra parte, il diritto di essere governati secondo la legge e quindi hanno il diritto di insistere, qualora ce ne fosse bisogno, perché i loro superiori governino secondo la legge. Per la Legge di Cristo, come spiega s. Tommaso, la correzione è un’ opera di misericordia che spetta a tutti nei riguardi di qualunque persona, verso la quale siamo tenuti ad avere la carità, quando in essa troviamo qualche cosa da correggere; il superiore va corretto con dovuto rispetto ma tale correzione può essere anche fatta pubblicamente infatti, precisa l’ Aquinate, quando ci fosse un pericolo per la fede, i sudditi sarebbero tenuti a rimproverare i loro prelati anche pubblicamente, perciò s. Paolo, che pure era suddito di S. Pietro, per il pericolo di scandalo nella fede, lo rimproverò pubblicamente in Antiochia (Gal 2). San Tommaso d’Aquino nota che questo rimprovero pubblico di un inferiore al superiore fu lecito in ragione dell’imminente pericolo di scandalo concernente la fede (cfr.  II-II, q. 33, a. 4 ad 2)

Dice più precisamente s. Tommaso: “ … ubi immineret periculum fidei, etiam publice essent praelati a subditis arguendi.”(II-II q. 33, a. 4 ad 2) Quando fosse imminente un pericolo per la fede, i sudditi dovrebbero rimproverare i loro prelati anche pubblicamente.

S. Agostino commenta Gal. 2 dicendo: ” Quanto a Pietro tuttavia, egli accettò di buon animo l’intervento del suo riprensore e per questo gli fu sufficiente una sola riprensione. Non diede, come Cristo, l’esempio di un’assoluta perfezione, ma certo diede un esempio di perfetta umiltà. Di buon animo infatti accettò il rimprovero di uno che non gli era superiore nell’apostolato ma inferiore. Ci perdoni l’apostolo Paolo se diciamo che fu agevole fare quel che fece lui, mentre è difficile fare quel che fece Pietro. … Paolo dunque agì con grande schiettezza, Pietro con virtù ancor più ammirevole. Quanto poi a sincerità, io non saprei dire se ne occorra di più per accorgersi della colpa altrui che non per riconoscere di buon grado la propria.” [12]

Le parole di Cristo in Gv 17 sono particolarmente illuminanti in casi come questo:“ Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità.”(Gv. 17,17ss) In Cristo noi siamo consacrati nella Verità e alla Verità che è Lui stesso e tutta la Trinità, la Verità si vuole e si deve manifestare in noi! … ripeto: la Verità si vuole e si deve manifestare in noi!

Per il Diritto Canonico, come visto, in questa linea, «i fedeli […]in modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, […] hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa e di renderlo noto agli altri fedeli  …» [13]

4) Il Sommo Pontefice e la sua infallibilità nella sana dottrina cattolica.

a) La Chiesa, la sua unità e i suoi membri.

Parlando dell’unità della Chiesa il Catechismo Romano afferma: “La prima proprietà ricordata nel Simbolo dei Padri (Nicéni) è l’unità. Sta scritto: Una è la mia colomba, una è la mia bella (Ct 6,8). Una cosi grande moltitudine di uomini, diffusa per ogni dove, è detta una per i motivi elencati dall’Apostolo agli Efesini; Uno è il Signore, una la fede, uno il Battesimo (Ep 4,5). Uno è anche il suo capo e moderatore: quello invisibile è Cristo S. N., che l’eterno Padre ha costituito capo di tutta la Chiesa suo mistico corpo (Ep 1,22); e quello visibile che siede sulla cattedra di Roma quale successore legittimo di Pietro, principe degli Apostoli. Unanime fu il consenso dei Padri nel ritenere necessario questo capo visibile, per costituire e conservare l’unità della Chiesa. San Girolamo lo vide chiaramente e ne scrisse in questi termini contro Gioviano: Uno solo viene eletto affinché, costituito il capo, sia tolta ogni occasione di scisma (1 Contr. Giovinian. I,26). E a Damaso: Taccia l’invidia, receda l’ambizione della romana dignità; io parlo con il successore del Pescatore, col discepolo della croce. Io non seguo altri che Cristo come primo duce: ma mi unisco in comunione con la tua Beatitudine, cioè con la cattedra di Pietro, sapendo che su questa pietra è stata edificata la Chiesa. Chiunque mangerà l’agnello fuori di questa casa è un estraneo; chiunque non starà nell’arca di Noè, perirà nelle acque del diluvio (Ep 15,2). Molto tempo prima avevano detto la stessa cosa Ireneo (Contro le eresie 3,3) e Cipriano. Il quale ultimo, parlando dell’unità della Chiesa, scrive: Il Signore dice a Pietro: Io, o Pietro, dico a te che tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa. Edifica la Chiesa sopra uno solo; e, sebbene attribuisca a tutti gli apostoli, dopo la risurrezione, uguale potestà e dica: come il Padre ha mandato me, cosi io mando voi; ricevete lo Spirito santo; pure, volendo far manifesta l’unità, dispose con la sua autorità, che l’origine di detta unità derivasse da uno solo (Cipr. Unità della Chiesa,4). Ottato di Milevi scrive: Non ti può scusar l’ignoranza, sapendo bene che in Roma, a Pietro per primo, fu data la cattedra episcopale sulla quale sedette il capo di tutti gli Apostoli, affinché tutti conservassero in lui solo l’unità della sede, e i singoli apostoli non estollessero ciascuno la propria. Perciò è scismatico e prevaricatore chi contro quest’unica cattedra ne colloca un’altra (Ottato, Scisma Donat. 2,2). Anche san Basilio scrive: Pietro è stato collocato nel fondamento. Egli aveva detto: Tu sei il Cristo figlio del Dio vivente; e in cambio aveva udito di dover essere la pietra; non pero nella stessa maniera di Cristo. Cristo è la pietra veramente immobile; Pietro è immobile per virtù di quella. Gesù largisce agli altri le sue dignità; è sacerdote e fa i sacerdoti; è pietra e costituisce la pietra: cosi largisce ai suoi servi le cose sue (Basil. Orti. (fals. ascritta) Della penit. n. 4). Infine sant’Ambrogio afferma: Pietro è anteposto a tutti, perché solo fra tutti confessa (la divinità di Cristo) (In Lc 10,175). Se uno obietta che la Chiesa, paga dell’unico capo e sposo Gesù Cristo, non ne debba cercare un altro, la risposta è pronta. Gesù Cristo è non solo l’autore, ma ancora l’interiore ministro dei singoli sacramenti; perché è lui che battezza e che assolve; eppure ha istituito degli uomini come ministri esteriori dei sacramenti. Perciò ha preposto alla Chiesa, che egli regge col suo intimo soffio, un uomo quale vicario e ministro della sua potestà. Una Chiesa visibile ha bisogno di un capo visibile: quindi il nostro Salvatore, dando a Pietro, con solenni parole, l’incarico di pascolare le sue pecore, lo ha costituito capo e pastore della grande famiglia dei fedeli; nel senso che il suo successore avesse la medesima potestà di reggere e governare tutta la Chiesa. Del resto, scrive l’Apostolo ai Corinzi, uno e identico è lo spirito che infonde la grazia ai fedeli, come l’anima da vita alle membra del corpo (1Co 12,11). E, invitando quelli di Efeso a mantenere questa unità scrive: Siate solleciti di conservare l’unità dello spirito mediante il vincolo della pace: un solo corpo e un solo spirito (Ep 4,3-4). Come il corpo umano si compone di molte membra, tutte avvivate da una sola anima che da vista agli occhi, udito alle orecchie, e agli altri sensi le rispettive virtù, cosi il corpo mistico di Cristo, la Chiesa, si compone di molti fedeli. Unica è anche la speranza, come ivi l’Apostolo testifica, alla quale siamo stati chiamati, poiché tutti speriamo la medesima cosa: la vita eterna e beata. Una è infine la fede che tutti devono ricevere e professare. Non ci siano scismi tra voi, dice l’Apostolo (1Co 1,10); e uno pure è il Battesimo, che è il sacramento della fede cristiana.”[14]

Il Catechismo di s. Pio X ugualmente parlando della Chiesa afferma: “151. Dite distintamente che cosa è necessario per esser membro della Chiesa? Per esser membro della Chiesa è necessario esser battezzato, credere e professare la dottrina di Gesù Cristo, partecipare ai medesimi sacramenti, riconoscere il Papa e gli altri legittimi Pastori della Chiesa. 152. Chi sono i legittimi Pastori della Chiesa? I legittimi Pastori della Chiesa, sono il Romano Pontefice, cioè il Papa, che è il Pastore universale, ed i Vescovi. Inoltre, sotto la dipendenza dei Vescovi e del Papa, hanno parte nell’officio di pastori gli altri sacerdoti e specialmente i parrochi. 153. Perché dite che il Romano Pontefice è il Pastore universale della Chiesa? Perché Gesù Cristo disse a san Pietro, primo Papa: «Tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa, e darò a te le chiavi del regno de’ cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato anche in cielo, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto anche in cielo». E gli disse ancora: «Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle».” (“Catechismo Maggiore di s. Pio X” n. 151 ss.)

Il Catechismo della Chiesa Cattolica parlando dei membri della Chiesa  riprende il Codice di Diritto Canonico che al n. 204 afferma:“ I fedeli sono coloro che, essendo stati incorporati a Cristo mediante il Battesimo, sono costituiti popolo di Dio e perciò, resi partecipi nel modo loro proprio della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, sono chiamati ad attuare, secondo la condizione propria di ciascuno, la missione che Dio ha affidato alla Chiesa da compiere nel mondo” Mentre al n. 208 dello stesso Codice leggiamo « Fra tutti i fedeli, in forza della loro rigenerazione in Cristo, sussiste una vera uguaglianza nella dignità e nell’agire”. Tra tutti i fedeli vi è dunque vera uguaglianza nella dignità e nell’agire ma d’altra parte vi sono anche chiare diversità infatti, come spiega il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 873: “ Le differenze stesse che il Signore ha voluto stabilire fra le membra del suo corpo sono in funzione della sua unità e della sua missione.” Come spiega l’ Apostolicam Actuositatem infatti: “ … c’è nella Chiesa diversità di ministeri, ma unità di missione. Gli Apostoli e i loro successori hanno avuto da Cristo l’ufficio di insegnare, santificare, reggere in suo nome e con la sua autorità. Ma i laici, resi partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, nella missione di tutto il popolo di Dio assolvono compiti propri nella Chiesa e nel mondo ». [15]

Il Catechismo della Chiesa Cattolica precisa al n. 874: “È Cristo stesso l’origine del ministero nella Chiesa. Egli l’ha istituita, le ha dato autorità e missione, orientamento e fine”

E al n. 879 lo stesso Catechismo afferma: “… il ministero sacramentale nella Chiesa è un servizio esercitato in nome di Cristo. Esso ha un carattere personale e una forma collegiale. …”

Nel Catechismo Maggiore di s. Pio X in modo simile, facendo notare la diversità voluta da Cristo tra i membri della Chiesa e quindi la ministerialità in ordine all’insegnamento della Verità si afferma:

“180. Vi è distinzione alcuna fra i membri che compongono la Chiesa? Fra i membri che compongono la Chiesa vi è distinzione notevolissima, perché vi è chi comanda e chi obbedisce, chi ammaestra e chi è ammaestrato.

  1. Come si chiama quella parte della Chiesa che ammaestra? La parte della Chiesa che ammaestra si chiama docente ossia insegnante.
  2. La parte della Chiesa che viene ammaestrata come si chiama? La parte della Chiesa che viene ammaestrata si chiama discente.
  3. Chi ha stabilito questa distinzione nella Chiesa? Questa distinzione nella Chiesa 1′ ha stabilita Gesù Cristo medesimo.
  4. La Chiesa docente e la Chiesa discente sono dunque due Chiese distinte? La Chiesa docente e la Chiesa discente sono due parti distinte di una sola e medesima Chiesa come nel corpo umano il capo è distinto dalle altre membra e tuttavia forma con esse un corpo solo.
  5. Di chi si compone la Chiesa docente? La Chiesa docente si compone di tutti i Vescovi con a capo il Romano Pontefice, sia che si trovino dispersi, sia che si trovino congregati in Concilio.”

Tra i ministeri voluti da Cristo risalta, quindi, in modo particolare quello del Sommo Pontefice, Successore di s. Pietro e Vicario di Cristo.

b) Origine e finalità del Primato papale.

Nel Vangelo di Matteo leggiamo : “Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.”(Matteo 16)

Il Catechismo della Chiesa Cattolica precisa sulla base di questo testo, interpretato nella luce della Tradizione,  che: “Del solo Simone, al quale diede il nome di Pietro, il Signore ha fatto la pietra della sua Chiesa. A lui ne ha affidato le chiavi;(Cf Mt 16,18-19.)” (“Catechismo della Chiesa Cattolica” n.881)

Simone cui il Signore pose il nome di Pietro (greco Πέτρος) o Cefa (gr. Kηϕᾶς, dall’aramaico roccia) è appunto: la roccia sulla quale Cristo ha voluto la sua Chiesa (cfr. Mt 16,18)

Nel Vangelo di Giovanni leggiamo: “ Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. 16 Gli disse di nuovo, per la seconda volta: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pascola le mie pecore”. 17 Gli disse per la terza volta: “Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: “Mi vuoi bene?”, e gli disse: “Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecore.” (Gv. 21)

Il Catechismo della Chiesa Cattolica precisa sulla base di questo testo , interpretato nella luce della Tradizione,  che Gesù ha costituito Pietro “… pastore di tutto il gregge.(Cf Gv 21,15-17)”. (Catechismo della Chiesa Cattolica n.881)

In Luca 6, 13ss leggiamo: “Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.”

Nel Vangelo di Matteo leggiamo ancora: “I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; 3 Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; 4 Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.”(Mt. 10)

Come spiega la Congregazione per la Dottrina della Fede questi passi dei Vangeli , interpretati nella luce della Tradizione, sono dotati di grande forza testimoniale, infatti tali elenchi e : “…  altri passi evangelici (Cf. Mt 14,28-31; 16,16-23 e par.; 19,27-29 e par.; 26,33-35 e par.; Lc 22,32; Gv 1,42; 6,67-70; 13,36-38; 21,15-19) mostrano con chiarezza e semplicità che il canone neotestamentario ha recepito le parole di Cristo relative a Pietro ed al suo ruolo nel gruppo dei Dodici.” [16]

La testimonianza del ministero di s. Pietro nella Chiesa emerge chiaramente da tutto il Nuovo Testamento, interpretato nella luce della Tradizione. [17]

Nella Ut Unum Sint s. Giovanni Paolo II, sviluppando una lettura della Bibbia nella luce della Tradizione, afferma che nel Nuovo Testamento, la persona di Pietro ha un posto di speciale rilevanza; il Papa polacco mostra, quindi, più precisamente come questa posizione, accanto alle evidente debolezze dell’Apostolo, emerge negli Atti degli Apostoli, nel Vangelo di Matteo, in quello di Luca, nelle lettere di s. Paolo e negli scritti giovannei[18]

Già nelle prime comunità cristiane Pietro appare l’Apostolo che fu costituito espressamente da Cristo al primo posto fra i Dodici e che da Cristo ha ricevuto una propria e specifica funzione apicale nella Chiesa.[19]

Come scrive Cipriani appunto riguardo alle prime comunità cristiane e all’esercizio del primato papale in esse: “Le prime ed esplicite rivendicazioni del primato non incominciano ad affiorare se non verso la fine del I e durante il II secolo. Sono due i documenti più significativi al riguardo: la lettera di Clemente Romano ai Corinzi e la lettera di Ignazio di Antiochia ai Romani. … La posizione di preminenza della chiesa romana nel II sec. è testimoniata anche dal gran numero di cristiani, ortodossi e eretici, che vi accorrono … La preminenza della chiesa di Roma nel II sec. … appare legata non tanto a fattori politici, quanto al ricordo della dimora, dell’insegnamento e del martirio di Pietro e di Paolo nella città. … Anche senza parlare di primato, Ireneo e Tertulliano avevano indicato nella chiesa romana la via sicura, per accertare l’autentica tradizione apostolica e garantire la comunione tra le chiese.  …. Dal IV sec. assistiamo a un grande sviluppo della dottrina del primato in Occidente, in una misura sconosciuta in Africa e ancor più in Oriente. ” [20]

La Congregazione per la Dottrina della Fede afferma in questa linea che “4. Basandosi sulla testimonianza del Nuovo Testamento, la Chiesa Cattolica insegna, come dottrina di fede, che il Vescovo di Roma è Successore di Pietro nel suo servizio primaziale nella Chiesa universale … questa successione spiega la preminenza della Chiesa di Roma, (Cf. S. Ignazio d’Antiochia, Epist. ad Romanos, Intr.: SChr 10, 106-107; S. Ireneo di Antiochia, Adversus haereses, III, 3, 2: SChr 211, 32-33) arricchita anche dalla predicazione e dal martirio di San Paolo.”[21]

Il Primato Petrino è quindi un: “ … ufficio dal Signore concesso singolarmente a Pietro, il primo degli Apostoli, e da trasmettersi ai suoi successori.” [22]

Sul tema del Primato Papale nel primo millennio il Comitato congiunto di coordinamento per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa ha pubblicato un testo che fa notare sia l’importanza del Vescovo di Roma in quei tempi sia alcuni contrasti dottrinali  che sorsero tra il Papa e alcuni Vescovi, tra i quali s. Cipriano di Cartagine [23]

Perché Cristo ha voluto il Primato Petrino?

Il fine per cui Cristo ha voluto il Primato del Vescovo di Roma è precisato molto bene in questi termini: “ l’unità di fede e di comunione” di tutti i credenti in Cristo.[24] La Lumen Gentium spiega che il Papa : “…  è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei Vescovi sia della moltitudine dei fedeli”[25] … e che: “… il Romano Pontefice, in virtù del suo ufficio di Vicario di Cristo e di Pastore di tutta la Chiesa, ha sulla Chiesa la potestà piena, suprema e universale, che può sempre esercitare liberamente”  [26]

Appunto in quanto scelto da Cristo per tenere la Chiesa nell’unità, il Papa ha da Dio una speciale grazia per attuare questa sua missione [27]

Occorre precisare che: “ … quando la Chiesa Cattolica afferma che la funzione del Vescovo di Roma risponde alla volontà di Cristo, essa non separa questa funzione dalla missione affidata all’insieme dei Vescovi, anch’essi “vicari e legati di Cristo” »[28]

Cristo costituì i Dodici Apostoli: “ .. sotto la forma di un collegio o di un gruppo stabile, del quale mise a capo Pietro, scelto di mezzo a loro ».[29].

La Congregazione per la Dottrina della Fede ha perciò precisato che:“ L’Episcopato e il Primato, reciprocamente connessi e inseparabili, sono d’istituzione divina.”[30]

L’Episcopato e il Primato secondo la volontà fondazionale sono intesi come profondamente uniti e in profonda armonia [31]; l’ attività del Papa si deve compiere in profonda comunione con i Vescovi : “95. Tutto questo si deve però compiere sempre nella comunione. Quando la Chiesa cattolica afferma che la funzione del Vescovo di Roma risponde alla volontà di Cristo, essa non separa questa funzione dalla missione affidata all’insieme dei Vescovi, anch’essi “vicari e delegati di Cristo”[32]. Il Vescovo di Roma appartiene al loro “collegio” ed essi sono i suoi fratelli nel ministero.”[33]

In tale unità e armonia il Collegio Episcopale : “… non ha però autorità, se non lo si concepisce unito al Pontefice romano, successore di Pietro, quale suo capo, e senza pregiudizio per la sua potestà di primato su tutti, sia pastori che fedeli. Infatti il Romano Pontefice, in forza del suo Ufficio, cioè di Vicario di Cristo e Pastore di tutta la Chiesa, ha su questa una potestà piena, suprema e universale, che può sempre esercitare liberamente. D’altra parte, l’ordine dei vescovi, il quale succede al collegio degli apostoli nel magistero e nel governo pastorale, anzi, nel quale si perpetua il corpo apostolico, è anch’esso insieme col suo capo il romano Pontefice, e mai senza questo capo, il soggetto di una suprema e piena potestà su tutta la Chiesa [63] sebbene tale potestà non possa essere esercitata se non col consenso del romano Pontefice.»[34].

In tale unità e armonia sebbene tutti i Vescovi siano soggetti della sollicitudo omnium Ecclesiarum (2 Cor 11,28.) cioè della preoccupazione per tutte le Chiese[35], in special modo è soggetto di tale preoccupazione il Papa infatti: “ Nel caso del Vescovo di Roma … la sollicitudo omnium Ecclesiarum acquista una forza particolare perché è accompagnata dalla piena e suprema potestà nella Chiesa: una potestà veramente episcopale, non solo suprema, piena e universale, ma anche immediata, su tutti, sia pastori che altri fedeli. (Cf. Conc. Vaticano I, Cost. dogm. “Pastor aeternus”, cap. 3: Denz-Hün, nn. 3060.3064 ; Conc. Vaticano II, Cost. dogm. “Lumen gentium”, 21.11.1964 , n. 22.) … Questa interiorità del ministero del Vescovo di Roma a ogni Chiesa particolare è anche espressione della mutua interiorità tra Chiesa universale e Chiesa particolare. (Cf. Congr. per la Dottrina della Fede, Lett. Communionis Notio,n. 13)”[36]

c) Esercizio del Primato petrino nei vari ambiti: insegnamento, santificazione, governo.

Nella Ut Unum Sint leggiamo che la : “ … lezione del Vangelo deve essere costantemente riletta, affinché l’esercizio del ministero petrino nulla perda della sua autenticità e trasparenza.” [37] In questa linea la Congregazione per la Dottrina della Fede afferma che il ministero petrino è rettamente inteso nella luce del Vangelo, come profondamente inserito nel mistero salvifico di Cristo per l’edificazione e unificazione dei credenti in Lui, cioè della Chiesa.[38] Il Papa deve operare per l’edificazione della Chiesa nella carità e nella Verità di Cristo e non per diffondere in essa adulterio, pratica omosessuale e cose simili, ovviamente!

Come spiega s. Giovanni Paolo II: la missione del Vescovo di Roma nel gruppo di tutti i Pastori consiste nel vigilare (episkopein) come una sentinella, in modo che si oda in tutta la Chiesa la vera voce di Cristo che è il Pastore e la Chiesa sia una in Cristo Verità; più precisamente:  “Con il potere e l’autorità senza i quali tale funzione sarebbe illusoria, il Vescovo di Roma deve assicurare la comunione di tutte le Chiese. A questo titolo, egli è il primo tra i servitori dell’unità. Tale primato si esercita a svariati livelli, che riguardano la vigilanza sulla trasmissione della Parola, sulla celebrazione sacramentale e liturgica, sulla missione, sulla disciplina e sulla vita cristiana.” [39]

Ovviamente tale comunione è, sottolineo, nella carità, nella fede e non nelle perversioni … non negli errori.

Spetta al Successore di Pietro il compito di ricordare e far valere  le esigenze del bene comune della Chiesa; egli ha il dovere di far valere la Verità di Cristo e quindi può e in alcuni casi deve assolutamente avvertire, correggere, mettere in guardia, giudicare, condannare, egli può e in alcuni casi deve dichiarare inconciliabili con l’unità di fede alcune opinioni che si diffondono. Quando le circostanze lo esigono, può e in certi casi deve parlare a nome di tutti i Pastori che sono in comunione con lui e in questa linea può infallibilmente dichiarare una dottrina come appartenente al deposito della fede. Testimoniando la Verità di Cristo e facendola osservare, il Papa serve l’unità della Chiesa in Cristo; un Papa che contrasta la Verità contrasta l’unità della Chiesa e contrasta Cristo![40]

Il Papa deve agire perché in ciascuna delle Chiese particolari  affidate ai vescovi si realizzi l’una, sancta, catholica et apostolica Ecclesia in Cristo Verità. Nella comunione piena e visibile di tutti i Pastori con il Papa nella Verità le Chiese sono in comunione tra loro e con Cristo. Il Papa erede e continuatore della missione di Pietro, esercita un ministero che ha la sua origine nella multiforme misericordia di Dio ed è tutto per il servizio del disegno misericordioso di Dio. Il suo potere si spiega nella luce di tale misericordia e di tale servizio. Il Papa non deve esercitare il potere sul popolo come fanno i capi delle nazioni e i grandi del mondo (cfr. Mt 20,25; Mc 10,42) -, ma deve guidare le anime perché possano dirigersi verso pascoli tranquilli e verso la salvezza eterna. Questo incarico può esigere di offrire la propria vita (cfr. Gv 10,11-18) cioè può esigere la sofferenza, la morte, il martirio. [41]

Ai Vescovi e in particolare al Papa spettano: l’ufficio di insegnare, l’ufficio di santificare e quello di governare.

Sulla base del comando del Signore: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”(Mc 16,15)  occorre dire che i Vescovi, e anzitutto il Papa, con i sacerdoti, “hanno anzitutto il dovere di annunziare a tutti il Vangelo di Dio”[42]  … ovviamente il vero Vangelo!

I Vescovi, e anzitutto il Papa, sono e devono essere :“ … gli araldi della fede che portano a Cristo nuovi discepoli; sono dottori autentici, cioè rivestiti dell’autorità di Cristo, che predicano al popolo loro affidato la fede da credere e da applicare nella pratica della vita, la illustrano alla luce dello Spirito Santo, traendo fuori dal tesoro della Rivelazione cose nuove e vecchie (cfr. Mt 13,52), la fanno fruttificare e vegliano per tenere lontano dal loro gregge gli errori che lo minacciano (cfr. 2 Tm 4,1-4).”[43]

Più precisamente e analiticamente, riguardo al Papa, occorre dire che: “ Il Primato del Vescovo di Roma, considerato il suo carattere episcopale, si esplica, in primo luogo, nella trasmissione della Parola di Dio; quindi esso include una specifica e particolare responsabilità nella missione evangelizzatrice …  Il compito episcopale che il Romano Pontefice ha nei confronti della trasmissione della Parola di Dio si estende anche all’interno di tutta la Chiesa. Come tale, esso è un ufficio magisteriale supremo … che implica anche, in certi casi, la prerogativa dell’infallibilità. (Cf. ibidem: Denz-Hün, nn. 3073-3074; Conc. Vaticano II, Cost. dogm. “Lumen gentium”, 21.11.1964 , n. 25; CIC can. 749 § 1; CCEO can. 597 § 1.)” [44]

Il Papa ha quindi una missione che si estende a tutta la Chiesa e che si esplica anzitutto nella trasmissione della parola di Dio, include una specifica responsabilità nella missione evangelizzatrice, è un ufficio supremo di magistero che implica in alcuni casi, non sempre, l’infallibilità.

Attraverso l’ufficio di insegnare, i Pastori, soprattutto il Papa, devono operare e vigilare  affinché il popolo di Dio rimanga nella Verità che libera e santifica e appunto: “Per compiere questo servizio, Cristo ha dotato i Pastori del carisma dell’infallibilità in materia di fede e di costumi.” (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 890) Il Catechismo della Chiesa Cattolica stesso precisa che l’esercizio di questo carisma di infallibilità di cui Cristo ha dotato la Chiesa può avere parecchie modalità (cfr.  Catechismo della Chiesa Cattolica n. 891).

Come leggiamo nella Lumen Gentium: “Di questa infallibilità il Romano Pontefice, capo del Collegio dei Vescovi, fruisce in virtù del suo ufficio, quando, quale supremo Pastore e Dottore di tutti i fedeli, che conferma nella fede i suoi fratelli, proclama con un atto definitivo una dottrina riguardante la fede o la morale. […] L’infallibilità promessa alla Chiesa risiede pure nel Corpo episcopale, quando questi esercita il supremo Magistero col Successore di Pietro” [45]Nella stessa Lumen Gentium leggiamo anche : “ …  i vescovi … quando tuttavia, anche dispersi per il mondo, ma conservando il vincolo della comunione tra di loro e col successore di Pietro, si accordano per insegnare autenticamente che una dottrina concernente la fede e i costumi si impone in maniera assoluta, allora esprimono infallibilmente la dottrina di Cristo …  La cosa è ancora più manifesta quando, radunati in Concilio ecumenico, sono per tutta la Chiesa dottori e giudici della fede e della morale; allora bisogna aderire alle loro definizioni con l’ossequio della fede.”[46]

L’infallibilità di cui parliamo: “… della quale il divino Redentore volle provveduta la sua Chiesa nel definire la dottrina della fede e della morale, si estende tanto, quanto il deposito della divina Rivelazione …”[47]

Torneremo più avanti a parlare della infallibilità di cui gode in particolare il Papa e preciseremo i vari livelli di sentenze infallibili emanate dai Pastori della Chiesa, esamineremo anche il restante Magistero non infallibile.

Ora mi pare interessante notare con il Card. Müller che: ““L’autorità dottrinale e pastorale del Papa non deriva dalla specifica personalità del titolare del trono di Pietro. Questo lo vediamo col pescatore Simone che Cristo ha fatto Pietro ma in forza della sua missione divina. Il suo potere, che richiede l’obbedienza di tutti i fedeli cattolici, consiste esclusivamente nel rendere manifesto ciò che il Padre celeste gli ha rivelato: vale a dire che Gesù non è un qualsiasi profeta o un modello morale, ma il Figlio di Dio (Mt. 16,16).” (…) “Gli apostoli e il loro successore insegnano solo ciò che Gesù ha loro insegnato (Mt 28,20). Un’obbedienza cieca alle persone, come il culto della persona verso il Fuhrer nei sistemi totalitari, è l’opposto dell’obbedienza della religione come componente della fede soprannaturale che si rivolge direttamente a Dio, il quale non inganna e non può ingannare (Lumen Gentium, 25).” [48]

Per quanto attiene all’ufficio di governare: “ I vescovi reggono le Chiese particolari a loro affidate come vicari e legati di Cristo …  col consiglio, la persuasione, l’esempio, ma anche con l’autorità e la sacra potestà, della quale però non si servono se non per edificare il proprio gregge nella verità e nella santità, ricordandosi che chi è più grande si deve fare come il più piccolo, e chi è il capo, come chi serve (cfr. Lc 22,26-27).  [49]

In modo particolare l’ufficio di governo spetta al Papa.

Al Papa è sottoposto l’esercizio della potesta di governo dei Vescovi.  L’ autorità ordinaria e immediata del Papa su tutta la Chiesa non annulla quella dei Vescovi. I Vescovi non devono essere considerati come dei vicari del Papa, la potestà che essi esercitano in nome di Cristo è propria, ordinaria e immediata, ma la loro autorità deve esercitarsi in comunione con tutta la Chiesa sotto la guida del Papa (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica n. 895)

Dall’alto della sua posizione primaziale il Papa può porre tutti gli atti di governo ecclesiastico che ritiene opportuni per la promozione e difendere l’unità di fede e di comunione e a nessuno deve giuridicamente rispondere dell’esercizio del suo ministero, ma questo: “ … non significa che il Papa abbia un potere assoluto.”[50]

Si noti bene:  il Papa a nessuno deve giuridicamente rispondere dell’esercizio del suo ministero ma non ha un potere assoluto. Vedremo già alla fine di questo paragrafo i limiti entro i quali deve rimanere l’esercizio del potere papale.

Per quanto attiene all’ufficio di santificare:  occorre dire che il vescovo, insignito della pienezza del sacramento dell’ordine, e in particolare il Papa, è « l’economo della grazia del supremo sacerdozio» [Orazione della consacrazione episcopale nel rito bizantino: Euchologion to mega, Romae 1873, p. 139.], specialmente nell’Eucaristia; più generalmente i vescovi, e in particolare il Papa, con l’esempio della loro vita, con la loro preghiera e il servizio per il popolo, in varie forme, devono essere strumenti per cui nelle anime possa effondersi abbondantemente la pienezza della santità di Cristo: col ministero della parola, in particolare, i Vescovi e anzitutto il Papa, devono comunicare la forza della Verità per la salvezza dei credenti e per la loro santificazione; con i sacramenti, la regolare e fruttuosa distribuzione dei quali è regolata appunto dai Vescovi, devono santificare i fedeli .[51]

Nel decreto Christus Dominus leggiamo: “15. Nell’esercizio del loro ministero di santificazione, i vescovi si ricordino bene di essere stati scelti di mezzo agli uomini e di essere stati investiti della loro dignità per gli uomini in tutto ciò che si riferisce a Dio, affinché offrano doni e sacrifici per i peccati. …  I vescovi … sono i principali dispensatori dei misteri di Dio e nello stesso tempo organizzatori, promotori e custodi della vita liturgica nella Chiesa loro affidata … pongano ogni loro impegno, perché tutti quelli cl sono affidati alle loro cure siano concordi nel preghiera (Cf. At 1,14 e 2,46.) e perché, ricevendo i sacramenti, crescano nella grazia e siano fedeli testimoni del Signore. Nella loro qualità di maestri di perfezione si studino di fare avanzare nella via della santità i loro sacerdoti, i religiosi e i laici, secondo la particolare vocazione di ciascuno … ricordino tuttavia di esse tenuti a dare essi per primi esempio di santità, nella carità, nell’umiltà e nella semplicità della vita. Conducano le Chiese loro affidate a tal punto di santità che in esse siano pienamente manifestati i sentimenti della Chiesa universale di Cristo.”[52] Quello che abbiamo appena letto vale ovviamente in modo particolare per il Sommo Pontefice …

Il Sacrificio Eucaristico è centro e fonte della comunione ecclesiale, in esso si manifesta in modo sommo l’unità della Chiesa al cui servizio è posto in modo particolare il Papa con il suo ministero .[53]

Concludo precisando che, come detto, il Papa non ha un potere assoluto; il ministero papale, infatti, è sottoposto a limiti ben precisi:

“Il Romano Pontefice è — come tutti i fedeli — sottomesso alla Parola di Dio, alla fede cattolica ed è garante dell’obbedienza della Chiesa e, in questo senso, servus servorum. Egli non decide secondo il proprio arbitrio, ma dà voce alla volontà del Signore, che parla all’uomo nella Scrittura vissuta ed interpretata dalla Tradizione; in altri termini, la episkopè del Primato ha i limiti che procedono dalla legge divina e dall’inviolabile costituzione divina della Chiesa contenuta nella Rivelazione. (Cf. Dichiarazione collettiva dei Vescovi tedeschi, genn.-febbr. 1875: Denz-Hün, n. 3114.)” [54]

Vedremo meglio più avanti questi limiti soprattutto in ordine al ministero di insegnamento del Papa.

Cristo regni!

d) Infallibilità della Chiesa e del Magistero papale

Dio ci illumini sempre meglio.

Diciamo anzitutto che Dio ha voluto che la Rivelazione da Lui fatta rimanesse per sempre nella sua completezza: “Nella sua immensa bontà Dio dispose che la Rivelazione, da lui fatta per la salvezza di tutte le genti, rimanesse per sempre nella sua interezza”.[55]

In questa linea, Dio, assolutamente infallibile ha voluto donare al suo popolo di partecipare alla sua infallibilità riguardo alla fede e la morale: “ … essa appunto si verifica quando tutto il Popolo di Dio ritiene senza incertezze qualche punto dottrinale attinente a tali cose; essa, ancora, è in permanente dipendenza dallo Spirito Santo che, con sapiente provvidenza e con l’unzione della sua grazia, guida la Chiesa alla verità intera, fino alla venuta gloriosa del suo Signore.[56]

Quindi la Chiesa partecipa dell’infallibilità divina in cio che attiene alla fede e alla morale e tale infallibilità si estende: “ … non solo al deposito della fede, ma anche a tutto ciò che è necessario perché esso possa esser custodito od esposto come si deve.[57]

Domandiamoci: cosa è il deposito della fede? La risposta ci viene dalla Dei Verbum:  “ La sacra tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa …”[58]

Quindi il deposito comprende la S. Scrittura e la S. Tradizione e l’infallibilità si estende a tale deposito e a tutto ciò che è necessario perché esso possa esser custodito od esposto come si deve.

Avendo ricevuto lo Spirito Santo (cfr. 1 Gv. 2, 20 e 27) l’ universalità dei fedeli ha tale infallibilità,  che riguarda la fede e la morale [59] e che si estende alla S. Scrittura e alla Sacra Tradizione e a tutto ciò che è necessario perché esse possano essere custodite od esposte come si deve.

Appunto lo Spirito Santo dona al Popolo di Dio la fede vera “… trasmessa ai credenti una volta per tutte” (Giuda 3)  e lo guida, in particolare attraverso il sacro Magistero, a penetrarla sempre più a fondo e ad applicarla sempre meglio alla vita. [60]

Quindi, sotto la guida dello Spirito Santo e più generalmente della Trinità: “Cresce … la percezione delle realtà e delle parole trasmesse, sia mediante la riflessione e lo studio dei credenti che le meditano nel loro cuore (cf. Lue. 2, 19 e 51), sia mediante l’intelligenza interiormente sperimentata delle realtà spirituali, sia mediante la predicazione di coloro che, con la successione episcopale, hanno ricevuto un sicuro carisma di verità” .[61]

Sotto la guida dello Spirito Santo il Magistero opera per mantenere i fedeli nella Verità e tale opera non si limita a ratificare quelle verità che il Popolo di Dio già accoglie ma può consistere anche  nel diffondere interpretazioni e spiegazioni del deposito della fede cui il Popolo di Dio ancora non consente espressamente. Ulteriormente l’opera del Magistero, sotto la guida dello Spirito Santo, può consistere nell’esigere che il Popolo di Dio accetti tali interpretazioni e spiegazioni del deposito della fede cui il Popolo di Dio ancora non consente espressamente.

L’opera dello Spirito Santo che attraverso il Magistero mantiene il Popolo di Dio nell’unità della fede è particolarmente necessaria quando sorgono contestazioni e dissensi riguardo a ciò che deve essere creduto o ritenuto. [62]

I Pastori devono dunque farsi guidare dallo Spirito Santo e appunto nella luce della Verità divina devono guidare i fedeli nella sequela di Cristo Verità e in tale guida possono prevenire ed esigere il consenso dei fedeli riguardo alle cose della fede e della morale.  Per istituzione divina, infatti, come visto più sopra i Vescovi: “… sono gli araldi della fede che portano a Cristo nuovi discepoli; sono dottori autentici, cioè rivestiti dell’autorità di Cristo, che predicano al popolo loro affidato la fede da credere e da applicare nella pratica della vita, la illustrano alla luce dello Spirito Santo, traendo fuori dal tesoro della Rivelazione cose nuove e vecchie (cfr. Mt 13,52), la fanno fruttificare e vegliano per tenere lontano dal loro gregge gli errori che lo minacciano (cfr. 2 Tm 4,1-4) .”[63]  I Vescovi appunto in quanto araldi del Vangelo sono stati dotati dalla Trinità di una particolare partecipazione alla divina infallibilità attraverso un carisma di infallibilità nel loro Magistero per ciò che riguarda la fede e la morale.[64]

Sottolineo che questo carisma non è stato promesso ai Vescovi e ai successori di Pietro per rivelare, con la loro ispirazione, una nuova dottrina, ma per custodire con scrupolo e per far conoscere  il deposito della fede.

Come leggiamo nella Pastor Aeternus: “Gli  stessi Romani Pontefici, …  definirono che doveva essere mantenuto ciò che, con l’aiuto di Dio, avevano riconosciuto conforme alle sacre Scritture e alle tradizioni Apostoliche. Lo Spirito Santo infatti, non è stato promesso ai successori di Pietro per rivelare, con la sua ispirazione, una nuova dottrina, ma per custodire con scrupolo e per far conoscere con fedeltà, con la sua assistenza, la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede. ”.[65]

Quindi tale carisma di infallibilità, che è dono di Dio, è strettamente dipendente, secondo il divino volere, dal deposito della fede e non proviene da nuove rivelazioni, di cui sarebbero gratificati il Successore di Pietro e il Collegio episcopale [66]

Ovviamente tale carisma implica l’impegno di scrutare, sotto la guida di Dio e con l’uso di mezzi appropriati, il tesoro della divina Rivelazione attraverso cui ci giunge la verità divina per la nostra salvezza.[67]

Domandiamoci ora: tale carisma quando opera? Il Papa, in particolare, quando è infallibile?

La risposta è che il carisma dell’infallibilità opera nel Papa quando egli parla ex cathedra, come dice un famoso testo di valore dogmatico : “Perciò Noi … con l’approvazione del sacro Concilio proclamiamo e definiamo dogma rivelato da Dio che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando esercita il suo supremo ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani, e in forza del suo supremo potere Apostolico definisce una dottrina circa la fede e i costumi, vincola tutta la Chiesa, per la divina assistenza a lui promessa nella persona del beato Pietro, gode di quell’infallibilità con cui il divino Redentore volle fosse corredata la sua Chiesa nel definire la dottrina intorno alla fede e ai costumi: pertanto tali definizioni del Romano Pontefice sono immutabili per se stesse, e non per il consenso della Chiesa.” [68]

Il Papa quindi è infallibile quando esercita il suo supremo ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani e in forza del suo supremo potere Apostolico definisce una dottrina circa la fede e i costumi.

Il Concilio Vaticano II fa eco alle affermazioni dogmatiche del Concilio Vaticano I appena viste e afferma: “ Perciò le sue definizioni giustamente sono dette irreformabili per se stesse e non in virtù del consenso della Chiesa, essendo esse pronunziate con l’assistenza dello Spirito Santo a lui promessa nella persona di san Pietro, per cui non hanno bisogno di una approvazione di altri, né ammettono appello alcuno ad altro giudizio.”[69]

Occorre comunque avere ben chiaro che : “ … l’infallibilità in questioni di fede e di morale e data soltanto quando un Papa propone alla fede di tutta la Chiesa una dottrina di fede rivelata. Egli però non può proporre alla fede della Chiesa -come a lui rivelata- sue personali esperienze di vita, sue soggettive valutazioni o determinate teorie filosofiche o teologiche. Perché la rivelazione nella sua realtà costitutiva si è definitivamente conclusa con la morte dell’ultimo apostolo.”[70]

Va inoltre notato che :“ Il Pontefice Romano adempie la sua missione universale con l’aiuto degli organismi della Curia Romana ed in particolare della Congregazione per la Dottrina della Fede per ciò che riguarda la dottrina sulla fede e sulla morale. Ne consegue che i documenti di questa Congregazione approvati espressamente dal Papa partecipano al magistero ordinario del successore di Pietro[Cf. C.I.C. Can. 360-361; Paolo VI, Costit. Apost. Regimini Ecclesiae universae, 15 agosto 1967, AAS 59 (1967) 897-899; Giovanni Paolo II, Costit. Apost. Pastor Bonus, 28 giugno 1988, AAS 80 (1988) 873-874.].”[71]

Anche i Vescovi godono del carisma dell’infallibilità quando esercitano: “  …  il supremo magistero col successore di Pietro. A queste definizioni non può mai mancare l’assenso della Chiesa, data l’azione dello stesso Spirito Santo che conserva e fa progredire nell’unità della fede tutto il gregge di Cristo [Cf. la spiegazione Gasser al Conc. Vat. I: Mansi 1214A.].”[72]

Più precisamente, si attua tale carisma di infallibilità nei Vescovi quando con atto collegiale o meno, in comunione di Magistero con il Papa fissano definitivamente una sentenza riguardante la fede o la morale [73]

Nel canone 750 del Codice di Diritto Canonico leggiamo: “Can. 750 – § 1. Per fede divina e cattolica sono da credere tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o tramandata, vale a dire nell’unico deposito della fede affidato alla Chiesa, e che insieme sono proposte come divinamente rivelate, sia dal magistero solenne della Chiesa, sia dal suo magistero ordinario e universale, ossia quello che è manifestato dalla comune adesione dei fedeli sotto la guida del sacro magistero; di conseguenza tutti sono tenuti a evitare qualsiasi dottrina ad esse contraria.

Si devono pure fermamente accogliere e ritenere anche tutte e singole le cose che vengono proposte definitivamente dal magistero della Chiesa circa la fede e i costumi, quelle cioè che sono richieste per custodire santamente ed esporre fedelmente lo stesso deposito della fede; si oppone dunque alla dottrina della Chiesa cattolica chi rifiuta le medesime proposizioni da tenersi definitivamente.”

Il canone 752 afferma : “ Non proprio un assenso di fede, ma un religioso ossequio dell’intelletto e della volontà deve essere prestato alla dottrina, che sia il Sommo Pontefice sia il Collegio dei Vescovi enunciano circa la fede e i costumi, esercitando il magistero autentico, anche se non intendono proclamarla con atto definitivo; i fedeli perciò procurino di evitare quello che con essa non concorda.”

Quindi si danno 2 livelli di sentenze infallibili emanate dai Pastori della Chiesa :

-un primo livello che riguarda “quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o tramandata, vale a dire nell’unico deposito della fede affidato alla Chiesa, e che insieme sono proposte come divinamente rivelate, sia dal magistero solenne della Chiesa, sia dal suo magistero ordinario e universale, ossia quello che è manifestato dalla comune adesione dei fedeli sotto la guida del sacro magistero”(can. 750 I paragrafo)

-un secondo livello che riguarda “ le cose che vengono proposte definitivamente dal magistero della Chiesa circa la fede e i costumi, quelle cioè che sono richieste per custodire santamente ed esporre fedelmente lo stesso deposito della fede”(can. 750 II paragrafo)

Vi è poi il restante Magistero non infallibile dei Pastori che include le dottrine che, sia il Sommo Pontefice sia il Collegio dei Vescovi, enunciano circa la fede e i costumi, esercitando il magistero autentico, anche se non intendono proclamarla con atto definitivo. (canone 752)

Le dottrine proposte dai Pastori e attinenti al primo livello di infallibilità: “… comportano da parte di tutti i fedeli l’assenso di fede teologale. Per tale ragione chi ostinatamente le mettesse in dubbio o le dovesse negare, cadrebbe nella censura di eresia …  Le dottrine proposte dai Pastori e attinenti al secondo livello di infallibilità sono sentenze che vanno ritenute come definitive (“sententiam tamquam definitive tenendam” Conc. Ecum. Vatic. II, Cost. Dogm. “Lumen gentium”, 21.11.1964 , n. 25,  www.vatican.va,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html) e possono essere definite sia dal Papa in forma solenne, sia dal Concilio, sia attraverso il Magistero ordinario universale della Chiesa : “ Ogni credente, pertanto, è tenuto a prestare a queste verità il suo assenso fermo e definitivo …  Chi le negasse, assumerebbe una posizione di rifiuto di verità della dottrina cattolica (Cf. Giovanni Paolo II, Motu proprio Ad tuendam fidem, del 18 maggio 1998; cf. ibid., 9-13.) e pertanto non sarebbe più in piena comunione con la Chiesa cattolica.” [75]

Come giustamente ha affermato la stessa Congregazione per la Dottrina della Fede il dono che Dio ha fatto alla Chiesa e per il quale essa partecipa alla divina infallibilità non va attenuato o azzerato : “ Tutti i dogmi … perché rivelati, devono essere ugualmente creduti per fede divina.(Réflexions et sugestions concernant le dialogue oecuménique, IV, 4 b, in Secrétariat pour l’Unité des Chrétiens: Service d’information, n. 12 (Dic. 1970, IV), p. 7 s.)”[76]Inoltre : le formule dogmatiche del Magistero della Chiesa furono adatte e restano adatte, sebbene non nella stessa misura, per comunicare la verità rivelata purché sia rettamente comprese.[77]

Inoltre :“Quanto poi al significato stesso delle formule dogmatiche, esso nella Chiesa rimane sempre vero e coerente, anche quando è maggiormente chiarito e meglio compreso. …”[78]

Paolo VI nella Mysterium fidei affermò in questa linea che le formule dogmatiche: “ … esprimono concetti che … presentano ciò che l’umana mente percepisce della realtà nell’universale e necessaria esperienza: e però tali formule sono intelligibili per gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi.”[79]

Perciò tali formule possono essere conosciute e spiegate sempre meglio facendo attenzione, però , che crescendo la conoscenza e l’intelligenza della fede rimanga intatta la verità di fede; perciò il senso di tali formule non va cambiato ma deve rimanere lo stesso, spiega s. Paolo VI, infatti: “ … il Concilio Vaticano I insegna che nei sacri dogmi « si deve sempre ritenere quel senso, che una volta per sempre ha dichiarato la santa madre Chiesa e mai è lecito allontanarsi da quel senso sotto lo specioso pretesto di più profonda intelligenza ».Cost. dogm. De fide catholica, c. 4)”[80]

Secondo il Magistero cattolico: “La dottrina della fede che Dio rivelò non è proposta alle menti umane come una invenzione filosofica da perfezionare, ma è stata consegnata alla Sposa di Cristo come divino deposito perché la custodisca fedelmente e la insegni con magistero infallibile. Quindi deve essere approvato in perpetuo quel significato dei sacri dogmi che la Santa Madre Chiesa ha dichiarato, né mai si deve recedere da quel significato con il pretesto o con le apparenze di una più completa intelligenza. Crescano dunque e gagliardamente progrediscano, lungo il corso delle età e dei secoli, l’intelligenza e la sapienza, sia dei secoli, sia degli uomini, come di tutta la Chiesa, ma nel proprio settore soltanto, cioè nel medesimo dogma, nel medesimo significato, nella medesima affermazione [Vinc. Lir. Common., n. 28].”[81] Dai testi appena citati è evidente che il senso dei dogmi dichiarato dalla Chiesa sotto la guida di Dio è ben determinato ed immutabile. [82]

Il Sommo Pontefice Giovanni XXIII, durante l’inaugurazione del Concilio Vaticano II affermò : “Quel che più di tutto interessa il Concilio è che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace. … Bisogna che questa dottrina certa ed immutabile, alla quale è dovuto ossequio fedele, sia esplorata ed esposta nella maniera che l’epoca nostra richiede. Una cosa è, infatti, il deposito della fede, cioè le verità contenute nella nostra veneranda dottrina, e altra cosa è il modo della loro enunciazione, sempre però nel medesimo senso e significato».[83] Le parole del Papa fanno capire che, come detto sopra,  il senso dei dogmi dichiarato dalla Chiesa sotto la guida di Dio è ben determinato ed immutabile, infatti il Papa parla di dottrina certa e immutabile da approfondire sempre più, da far conoscere in modo conveniente e da enunciare nello stesso senso [84]

Per quanto riguarda il magistero autentico non infallibile di cui parla il canone 752, occorre dire che : “ Tali insegnamenti sono comunque espressione autentica del magistero ordinario del Romano Pontefice o del Collegio dei Vescovi e richiedono, pertanto, l’ossequio religioso della volontà e dell’intelletto.(Cf. Conc. Ecum. Vatic. II, Cost. Dogm. “Lumen gentium”, 21.11.1964 , n. 25; Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruz. “Donum Veritatis”, n. 23: cf. p. 10, n. 7.) … La proposizione contraria a tali dottrine può essere qualificata rispettivamente come erronea oppure, nel caso degli insegnamenti di ordine prudenziale, come temeraria o pericolosa e quindi « tuto doceri non potest ». (Cf. CIC cann. 752; 1371; CCEO, cann. 599; 1436 § 2)”[85]

Nella Istruzione “Donum Veritatis” la stessa Congregazione per la Dottrina della Fede ha precisato riguardo al Magistero non infallibile che: “Quando il Magistero, anche senza l’intenzione di porre un atto «definitivo», insegna una dottrina per aiutare ad un’intelligenza più profonda della Rivelazione e di ciò che ne esplicita il contenuto, ovvero per richiamare la conformità di una dottrina con le verità di fede, o infine per metter in guardia contro concezioni incompatibili con queste stesse verità, è richiesto un religioso ossequio della volontà e dell’intelligenza[Cf. Costit. dogm. “Lumen gentium”, n. 25; C.I.C. can. 752.].”[86] Questo religioso ossequio della volontà e dell’intelligenza deve collocarsi nella logica della fede e deve attuarsi sotto la spinta dell’obbedienza della fede, come precisa la stessa istruzione vaticana.

Ovviamente questo ossequio va dato finché tali dottrine restano, come detto, nella linea della sana dottrina cattolica perché se al fedele diventa chiaro che esse sono in contrasto con la sana dottrina diffusa dalla S. Scrittura e dalla Tradizione, cessa proprio sotto la spinta della fede, il dovere di ossequio della volontà e dell’intelligenza a tali dottrine.

Ulteriormente, nella stessa Istruzione leggiamo: “ Infine il Magistero … può intervenire su questioni dibattute nelle quali sono implicati, insieme ai principi fermi, elementi congetturali e contingenti … La volontà di ossequio leale a questo insegnamento del Magistero in materia per sé non irreformabile deve essere la regola. Può tuttavia accadere che il teologo si ponga degli interrogativi … In questo ambito degli interventi di ordine prudenziale, è accaduto che dei documenti magisteriali non fossero privi di carenze. ”[87]

Ovviamente questa volontà di ossequio va attuata finché tali dottrine restano, come detto, nella linea della sana dottrina cattolica perché se al fedele diventa chiaro che esse sono in contrasto con la sana dottrina diffusa dalla S. Scrittura e dalla Tradizione, cessa proprio sotto la spinta della fede, il dovere di ossequio della volontà e dell’intelligenza a tali dottrine.

Laddove, dunque, non ci troviamo nel campo dell’infallibilità negli insegnamenti del Papa occorre di regola, sotto la guida della fede, accogliere le sue parole con  ossequio della volontà e dell’intelligenza a tali dottrine, ma se lo Spirito Santo ci fa capire che vi sono errori, ovviamente non dobbiamo seguire tali errori … ma la Verità!

S. Tommaso d’Aquino, afferma in questa linea : «[Il credente] non deve dare il proprio assenso a un prelato che pecca contro la fede (…). Esso non è del tutto scusato per l’ignoranza, poiché l’habitus della fede inclina a rifiutare una tale predicazione, in quanto insegna tutto quanto è necessario alla salvezza. Ugualmente, poiché non si deve accordare credito troppo facilmente a qualunque spirito, non dovrà assentire quando verrà predicato qualcosa di insolito, ma occorrerà invece che si informi o semplicemente ponga la sua fede in Dio, senza cercare di avventurarsi nei divini misteri».[88]

Dio ci mantenga sempre nella sua Verità.

e) Precisazioni sulla Tradizione e sulla relazione di essa con il Magistero papale.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica precisa al n. 76  che : “ La trasmissione del Vangelo, secondo il comando del Signore, è stata fatta in due modi:

-Oralmente, …

-Per iscritto …”

La trasmissione realizzata “oralmente” è detta più specificamente Tradizione, la trasmissione realizzata per iscritto è invece la S. Scrittura.

La Dei Verbum precisa che gli apostoli : “ … nella predicazione orale, con gli esempi e le istituzioni trasmisero sia ciò che avevano ricevuto dalla bocca del Cristo vivendo con lui e guardandolo agire, sia ciò che avevano imparato dai suggerimenti dello Spirito Santo”[89] Attraverso gli scritti del Nuovo Testamento e attraverso la Tradizione si è attuata, secondo il comando del Signore Gesù, l’opera di diffusione di tutto il Vangelo perciò gli apostoli hanno comandato ai fedeli di restare ben saldi in ciò che attraverso tali scritti e tale Tradizione veniva loro insegnato; s. Paolo afferma in questa linea: “Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera.”(2Tessalonicesi 2,15)

Inoltre gli Apostoli sotto la guida dello Spirito Santo scelsero dei successori che continuassero la loro opera di diffusione dell’intero Vangelo.” [90]

La Dei Verbum precisa inoltre che attraverso la Tradizione gli apostoli trasmisero tutto quello che contribuisce alla fede e alla vita santa del popolo di Dio; la Tradizione comprende, in questa linea, la dottrina della Chiesa, la sua vita e il culto, e attraverso essa la Chiesa mostra e  “trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede.”[91]

La Tradizione o Paradosis (παράδοσις) è dunque una realtà di grande importanza per la Chiesa Cattolica “La teologia cattolica parte dalla certezza di fede che la Paradosis della Chiesa, come pure i dogmi da essa trasmessi, sono affermazioni autentiche della verità che, nell’Antico e nel Nuovo Testamento, è stata rivelata da Dio. Essa afferma pure che la verità rivelata, trasmessa nella Paradosis della Chiesa, è universalmente valida e immutabile nella sua sostanza.”[92]

Più precisamente il termine Tradizione viene da trado, e traduce il termine biblico greco παράδοσις (paradosis) che significa in particolare trasmissione, tradizione e che, con i suoi derivati, si trova, in particolare, nel Nuovo Testamento (si veda ad es. Mt 15, 2-3. 6 , Mc 7, 3 .5. 8. 9 , Col 2, 8 etc)

Nel testo di 2 Tessalonicesi 2, 15, più precisamente,  si afferma:“Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete appreso sia dalla nostra parola sia dalla nostra lettera”, il termine greco tradotto con tradizioni è appunto παραδόσεις. In 1 Cor. 11, 2 leggiamo: “Vi lodo perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse.” Il termine greco tradotto con tradizioni è παραδόσεις . In 1 Cor. 15, 3 s. Paolo dice che lui ha trasmesso  (Παρέδωκα) la Verità che ha ricevuto. Soprattutto dobbiamo citare questo testo di s. Paolo  “Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso” (1Cor 11,23) perché qui in modo particolare si parla della Tradizione ricevuta dal Signore.

In questa linea: “ Gli apostoli … trasmettendo ciò che essi stessi avevano ricevuto, ammoniscono i fedeli ad attenersi alle tradizioni che avevano appreso sia a voce che per iscritto (cfr. 2 Ts 2,15), e di combattere per quella fede che era stata ad essi trasmessa una volta per sempre … ” [93]

La Tradizione non si arresta con gli Apostoli ma continua con i loro successori ed è definita come  trasmissione viva, compiuta sotto la guida della Trinità, della Parola di Dio, il Catechismo, perciò, afferma: “Questa trasmissione viva, compiuta nello Spirito Santo, è chiamata Tradizione, in quanto è distinta dalla Sacra Scrittura, sebbene sia ad essa strettamente legata.” (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 78)

Uno degli ultimi documenti della Commissione Teologica Internazionale afferma in questa linea:  “La Tradizione è la fedele trasmissione della Parola di Dio, testimoniata nel canone della Scrittura dai profeti e dagli apostoli, e nella leiturgia (liturgia), martyria (testimonianza) e diakonia (servizio) della Chiesa.”[94]

Sempre la Commissione Teologica affermò alcuni anni fa:“La Tradizione (Paradosis) infine non è altro che la comunicazione che di se stesso fa Dio Padre mediante Gesù Cristo nello Spirito Santo, in vista di una presenza sempre nuova nella comunità della Chiesa. Sin dall’inizio questa Tradizione viva nella Chiesa assume numerose forme differenti nelle tradizioni particolari (traditiones). La sua ricchezza inesauribile si manifesta in una pluralità di dottrine, canti, simboli, riti, discipline e istituzioni.”[95]

Più precisamente, la comunicazione che la Trinità fa di sé mediante Cristo rimane sempre presente, attraverso la Tradizione  nella parola della Chiesa e “… nelle sue opere, nella sua liturgia e nella sua preghiera come pure in tutta la sua vita …”[96]

I primi Concili mostrano che “la storia dei dogmi è il processo di un’interpretazione ininterrotta e viva della Tradizione”[97]

Il II Concilio di Nicea affermava la dottrina dei Padri secondo la quale il Vangelo è trasmesso nella Paradosis cioè nella Tradizione della Chiesa cattolica guidata dallo Spirito Santo.[98], Il Concilio di Trento[99] ha difeso tale dottrina, il Concilio Vaticano I (1869-1870) ha riaffermato la dottrina di Trento[100] e, sviluppandola, ha riconosciuto, sulle orme di s. Vincenzo di Lerino, che vi è nella Chiesa un progresso nella comprensione della Tradizione apostolica: “ Crescano dunque e gagliardamente progrediscano, lungo il corso delle età e dei secoli, l’intelligenza e la sapienza, sia dei secoli, sia degli uomini, come di tutta la Chiesa, ma nel proprio settore soltanto, cioè nel medesimo dogma, nel medesimo significato, nella medesima affermazione [Vinc. Lir. Common., n. 28]”[101]

Il Concilio Vaticano II ha insegnato che, con l’aiuto dello Spirito Santo, vi è nella Chiesa un progresso della Tradizione apostolica  e così la Chiesa cammina verso la pienezza della Verità. Le ricchezze  di questa Tradizione  sono diffuse nella pratica e nella vita della Chiesa, le opere dei Padri indicano la presenza della Tradizione. [102]

Nella lettera apostolica Ecclesia Dei (1988), il Papa Giovanni Paolo II ha parlato, in questa linea, di una Tradizione viva. [103]

La Tradizione non è quindi statica e bloccata ma è viva e progredisce nella Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo.

La Tradizione e la Sacra Scrittura scaturiscono da Dio, e tra loro formano una cosa sola e tendono allo stesso fine … “ L’una e l’altra rendono presente e fecondo nella Chiesa il mistero di Cristo …” (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 80)

La Scrittura Sacra e la Tradizione costituiscono il sacro deposito della Parola di Dio.

Afferma la Dei Verbum al n. 10: “ La sacra tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa” [104]

Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma al n. 84: “ Il deposito (Cf 1 Tm 6,20; 2 Tm 1,12-14) della fede (« depositum fidei »), contenuto nella sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura, è stato affidato dagli Apostoli alla totalità della Chiesa.”

Nell’adesione a questo sacro deposito: “ … tutto il popolo santo, unito ai suoi Pastori, persevera assiduamente nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle orazioni (cfr. At 2,42 gr.), in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa, si stabilisca tra pastori e fedeli una singolare unità di spirito … .”[105]

La Chiesa, quindi, attinge la certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Scrittura ma anche dalla Tradizione perciò l’una e l’altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e riverenza [106]

Il legame stretto tra Bibbia e Tradizione emerge anche considerando che: “La critica storica della Scrittura ha potuto mettere in evidenza che la stessa Bibbia è ecclesiale; essa è radicata nella Paradosis della Chiesa primitiva, e la fissazione delle sue frontiere canoniche è un processo ecclesiale di decisione. Così l’esegesi ci riconduce al dogma e alla Tradizione.”[107]

Il Catechismo della Chiesa Cattolica al. 111 riprendendo la Dei Verbum  afferma che la Scrittura deve essere letta e interpretata sotto la guida dello Spirito Santo che ne è il principale Autore, la Dei Verbum precisa a tal riguardo che : “… dovendo la sacra Scrittura esser letta e interpretata alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta [25], per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, si deve badare con non minore diligenza al contenuto e all’unità di tutta la Scrittura, tenuto debito conto della viva tradizione di tutta la Chiesa e dell’analogia della fede.”[108] … è questo stesso Spirito di Verità che, appunto per condurci ad una retta interpretazione biblica, ci porta anche a conoscere che cosa gli agiografi abbiano veramente voluto dire e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole.[109]

In un importante discorso ai membri della Pontificia Commissione Biblica, Benedetto XVI affermò che tre sono i criteri validi per una interpretazione della Scrittura conforme allo Spirito Santo che è il principale Autore di essa: “ Anzitutto occorre prestare grande attenzione al contenuto e all’unità di tutta la Scrittura … In secondo luogo occorre leggere la Scrittura nel contesto della tradizione vivente di tutta la Chiesa. … Come terzo criterio è necessario prestare attenzione all’analogia della fede  … Per rispettare la coerenza della fede della Chiesa l’esegeta cattolico deve essere attento a percepire la Parola di Dio in questi testi, all’interno della stessa fede della Chiesa. …  Inoltre, l’interpretazione delle Sacre Scritture …  deve essere sempre confrontata, inserita e autenticata dalla tradizione vivente della Chiesa. Questa norma è decisiva per precisare il corretto e reciproco rapporto tra l’esegesi e il Magistero della Chiesa. …  esiste una inscindibile unità tra Sacra Scrittura e Tradizione … : «…  Perciò l’una e l’altra devono esser accettate e venerate con pari sentimento di pietà e di riverenza» (Dei Verbum, 9). Come sappiamo, questa parola “pari pietatis affectu ac reverentia” è stata creata da San Basilio … Essa esprime proprio questa inter-penetrazione tra Scrittura e Tradizione. Soltanto il contesto ecclesiale permette alla Sacra Scrittura di essere compresa come autentica Parola di Dio  … ” [110]

Vi è quindi una profonda inter-penetrazione tra Scrittura e Tradizione. Soltanto il contesto ecclesiale permette alla Sacra Scrittura di essere compresa come autentica Parola di Dio.

Più ampiamente occorre dire che la Sacra Scrittura, la Tradizione e la comunione della Chiesa sono profondamente unite tra loro.[111]

Nella Liturgia si manifesta in modo particolare la connessione  della Tradizione con la comunione ecclesiale [112]

La Chiesa è insieme luogo, segno e strumento della Tradizione: “La Chiesa è il sacramento, vale a dire insieme luogo, segno e strumento della Paradosis. Essa annuncia il Vangelo delle opere salvifiche di Dio (martyria); trasmette la confessione della fede a coloro che battezza … ; confessa la propria fede al momento della frazione del pane e nella preghiera (leitourgia …); serve Gesù Cristo nei poveri, nei perseguitati, nei prigionieri, nei malati e nei moribondi (diakonia [… ]). ”[113]

In questa linea, riguardo agli aspetti essenziali della Tradizione leggiamo: “ La lex orandi (la norma della preghiera), la lex credendi (la norma della fede) e la lex vivendi (la norma di vita) sono tutte aspetti essenziali di questa Tradizione. ”[114]

Lo stesso documento della Commissione Teologica Internazionale precisa: “Componenti vitali della Tradizione sono quindi: uno studio costantemente rinnovato della sacra Scrittura, il culto liturgico, l’attenzione a ciò che ci hanno insegnato nel corso della storia i testimoni della fede, la catechesi che alimenta la crescita nella fede, l’amore pratico a Dio e al prossimo, il ministero ecclesiale strutturato e il servizio reso dal Magistero alla Parola di Dio.”[115]

La fedeltà alla Tradizione è ovviamente fondamentale per la Chiesa …  : “ La fedeltà alla Tradizione apostolica è un criterio della teologia cattolica. Tale fedeltà richiede che vengano recepite in modo attivo e con discernimento le diverse testimonianze ed espressioni della Tradizione apostolica tuttora in corso. Essa comporta lo studio della sacra Scrittura, della liturgia e degli scritti dei Padri e dei Dottori della Chiesa, nonché attenzione all’insegnamento del Magistero.”[116]

La Tradizione non è quindi statica e bloccata ma è viva e progredisce nella Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo. Ovviamente occorre bene distinguere la Tradizione viva e vera e il suo vero progresso dagli errori che nella storia della Chiesa si sono diffusi tra i fedeli anche a causa di alcuni Pastori …   La Tradizione apostolica essendo conservata dalla Spirito Santo è indefettibile e incorruttibile. [117]

La Tradizione va ben distinta dalle tradizioni umane e i criteri per tale discernimento sono:

1) la coerenza intrinseca della Tradizione;

2) l’apostolicità;

3) la cattolicità;

4) lex orandi è lex credendi.[118]

L’ interpretazione della Tradizione è affidata alla Chiesa e in particolare ai Vescovi, soprattutto al Papa, spetta l’interpretazione autentica della Tradizione.[119]

La funzione del Magistero riguardo all’interpretazione della Tradizione consiste nello stimolare, accompagnare, dirigere e quindi ratificare e rendere definitivo il processo d’interpretazione nella Chiesa sicché tale processo si concluda e sia fissato da una dichiarazione dell’Autorità Ecclesiastica e sia vincolante [120]

La funzione del Magistero include, di fronte a errori che mettono in pericolo la fede e la salvezza eterna delle anime, la possibilità di intervenire, condannare e scomunicare.[121]

La funzione del Magistero riguardo all’interpretazione della Tradizione si deve svolgere come servizio alla Parola di Dio, in fedeltà a ciò che è stato trasmesso: “L’ufficio poi d’interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa … , è affidato al solo magistero vivo della Chiesa … , la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo. Il quale magistero però non è superiore alla parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone quella parola, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio.”[122]

Ciò significa che il Magistero deve interpretare e non distruggere o deformare il deposito della fede.

Perché l’ interpretazione dei dogmi e lo sviluppo della dottrina si compia rettamente e non sia una deformazione o una distruzione della verità diffusa da Cristo ,  san  J. H. Newman, famoso teologo inglese, ha offerto sette principi: “

1) Preservazione del tipo…

2) Continuità dei principi …

3) Potere di assimilazione …

4) Conseguenza logica …

5) Anticipazione del futuro …

6) Influsso preservatore del passato …

7) Vigore duraturo …”[123]

Cristo regni e la sua Luce si irradi potentemente in noi.

5) Il Papa è soggetto al diritto divino e vincolato dall’ordinamento dato da Gesù Cristo alla sua Chiesa; il Papa è al servizio della Parola di Dio e non sopra di essa.

Dio ci illumini sempre meglio.

Vedemmo più sopra che il Papa non ha un potere assoluto.[124]

Dicemmo più sopra che “Il Romano Pontefice è — come tutti i fedeli — sottomesso alla Parola di Dio, alla fede cattolica ed è garante dell’obbedienza della Chiesa e, in questo senso, servus servorum.”[125]

Notammo che il Papa non deve decidere secondo il proprio arbitrio, ma secondo la volontà del Signore, che parla all’uomo attraverso la S. Scrittura vissuta ed interpretata dalla Tradizione. Quindi il ministero del Papa ha i limiti che procedono dalla legge di Dio e dall’inviolabile costituzione divina della Chiesa contenuta nella Rivelazione. [126]

D’altra parte la finalità del Primato petrino è, come vedemmo : l’unità di fede e di comunione di tutti i credenti in Cristo e per questo il Papa ha uno speciale carisma.[127] Il Papa deve, ovviamente, essere lui stesso per primo sottomesso alla Parola di Dio e alla fede cattolica per servire quell’unità di fede e di comunione che è necessaria per il compimento della missione salvifica della Chiesa.

Vedemmo anche più sopra che il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma al n. 85 che: “  L’ufficio di interpretare autenticamente la Parola di Dio scritta o trasmessa è stato affidato al solo Magistero vivente della Chiesa …” ma precisammo che il : “ .. Magistero … non è al di sopra della Parola di Dio, ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito Santo, piamente la ascolta, santamente la custodisce e fedelmente la espone, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone da credere come rivelato da Dio ». [128]

Il Papa è dunque al servizio della Parola di Dio; Dio parla all’uomo attraverso la S. Scrittura vissuta ed interpretata dalla Tradizione.

Papa Benedetto XVI disse :“Il potere conferito da Cristo a Pietro e ai suoi successori è, in senso assoluto, un mandato per servire. La potestà di insegnare, nella Chiesa, comporta un impegno a servizio dell’obbedienza alla fede. Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo.”[129].  Il Papa è e deve essere consapevole di essere, nelle sue grandi decisioni, legato alla grande comunità della fede di tutti i tempi, alle interpretazioni vincolanti cresciute lungo il cammino pellegrinante della Chiesa, cioè ai dogmi e alle affermazioni definitive fissate dalla Chiesa nel corso dei secoli. Il potere del Papa non sta al di sopra della Parola di Dio ma è al servizio di essa e su di lui incombe la responsabilità di far sì che questa Parola di Dio continui a rimanere presente nella sua grandezza e a risuonare nella purezza della sua Verità, così che non venga fatta a pezzi dagli errori. La Cattedra è simbolo della potestà di  insegnamento, ma tale insegnamento va attuato in profonda obbedienza alla Verità che si manifesta in quella Parola perché tale Verità risplenda tra noi e ci indichi il cammino verso il Cielo. [130]

In questa linea i Vescovi tedeschi affermarono: “Il Papa è soggetto al diritto divino e vincolato dall’ordinamento dato da Gesù Cristo alla sua Chiesa. Il Papa non può modificare la costituzione che la Chiesa ha ricevuto dal suo Fondatore…. La Costituzione della Chiesa appoggia i suoi cardini su un fondamento che viene da Dio e quindi non può essere in balia dell’arbitrio umano…. Come il Concilio Vaticano ha esposto con parole chiare e comprensibili e e come la natura stessa della cosa si manifesta, l’infallibilità è una proprietà che si riferisce solo al supremo Magistero del Papa; e questo coincide precisamente con l’ambito del Magistero infallibile della Chiesa in genere ed è legato a ciò che è contenuto nella S. Scrittura e nella Tradizione, come pure alle definizioni già emanate dal Magistero ecclesiastico”[131]. Sottolineo: il Papa è soggetto al diritto divino e vincolato dall’ordinamento dato da Gesù Cristo alla sua Chiesa … il Papa non può modificare la costituzione che la Chiesa ha ricevuto dal suo Fondatore…. la Costituzione della Chiesa appoggia i suoi cardini su un fondamento che viene da Dio e quindi non può essere in balia dell’arbitrio umano;  l’infallibilità … si riferisce solo al supremo Magistero del Papa e questo  è legato a ciò che è contenuto nella S. Scrittura e nella Tradizione, come pure alle definizioni già emanate dal Magistero ecclesiastico.

Come spiega s. Giovanni Paolo II “8. Il  Romano  Pontefice … ha  la  “sacra potestas”  di insegnare  la  verità  del  Vangelo, amministrare i sacramenti e governare pastoralmente  la  Chiesa  in  nome  e  con  l’autorità  di Cristo, ma tale potestà non include in sé alcun potere sulla Legge divina naturale o positiva. Né la Scrittura né la Tradizione conoscono una facoltà del Romano Pontefice per lo scioglimento del matrimonio rato e consumato; anzi, la prassi costante della Chiesa dimostra la consapevolezza sicura della Tradizione che una tale potestà non esiste. Le forti espressioni dei Romani Pontefici sono soltanto l’eco fedele e l’interpretazione autentica della convinzione permanente della Chiesa.” [132] Si noti: il Papa non ha alcun potere sulla Legge divina naturale o positiva! La Congregazione per la Dottrina della Fede in un testo avente approvazione del s. Pontefice Giovanni Paolo II, affermò: “Fedele alla parola di Gesù Cristo(Mc 10,11-12: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio».), la Chiesa afferma di non poter riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il precedente matrimonio. … i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la legge di Dio e perciò non possono accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione …  la Chiesa …  si preoccupa di accompagnarli pastoralmente e di invitarli a partecipare alla vita ecclesiale nella misura in cui ciò è compatibile con le disposizioni del diritto divino, sulle quali la Chiesa non possiede alcun potere di dispensa (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1640.)”[133]  …. il Magistero deve essere fedele alla S. Scrittura e alla Tradizione …. il Papa non ha alcun potere sulla Legge divina naturale o positiva!

Un Papa che volesse cambiare la Legge divina , in particolare, sarebbe eretico, come spiega s. Alfonso: “67 … Ma noi rispondiamo non esser dubbio che il Papa possa essere deposto dal concilio, quando fosse stato dichiarato eretico, come quegli che definisse una dottrina opposta alla divina legge …” [134]

Dio ci illumini sempre meglio.

Il Papa è al servizio della Parola di Dio e gode di un’assistenza dello Spirito Santo per interpretare la Scrittura e la Tradizione che gli sono trasmesse; il Papa, come diceva il Card. Müller, “ … non è, in realtà, una Fonte della Fede. La Rivelazione non è data al Magistero vivente della Chiesa in proprietà, ma gli è affidata solo per essere spiegata in modo vincolante. Il Papa gode solo di un’assistentia Spiritus Sancti e non di un’ illuminazione o ispirazione da parte della verità divina” [135]

Sottolineo che il Papa è al servizio della Parola di Dio, il Papa non è fonte della fede.

La dichiarazione Mysterium Fidei, della Congregazione per la Dottrina della Fede, afferma in questa linea che il carisma di infallibilità dei Pastori : “… non proviene da nuove rivelazioni, di cui sarebbero gratificati il Successore di Pietro e il Collegio episcopale,(Conc. Vat. I: Cost. dogm. “Pastor aeternus”, cap. 4; Conc. Oec. Decr.(3), p. 816 (Denz-Schön. 3070). Cf. Conc. Vat. II: Cost. dogm. sulla Chiesa “Lumen gentium”, 21.11.1964 , n. 25, et Cost. dogm. sulla divina Rivelazione “Dei Verbum” 18.11.1965 , n. 4; Const. Decr. Decl., p. 141 et 426) esso non li dispensa dall’impegno di scrutare, con l’uso di mezzi appropriati, il tesoro della divina Rivelazione contenuto nei Sacri Libri, che ci insegnano intatta la verità che Dio ha voluto fosse scritta in vista della nostra salvezza,(Cf. Conc. Vat. II: Cost. dogm. sulla divina Rivelazione Dei Verbum, n. 11; Const. Decr. Decl., p. 434) e nella viva Tradizione apostolica.(Cf. ibid., n. 9 s.; Const. Decr. Decl., pp. 430-432) …. ”[136]

Il Papa, quindi, deve scrutare il tesoro della Divina Rivelazione per interpretarlo e non deve appoggiarsi né su rivelazioni a lui fatte né , tantomeno, su sue idee o preferenze.

Il Magistero deve essere fedele alla S. Scrittura e alla Tradizione …. e quindi deve insegnare soltanto ciò che è stato trasmesso; perciò con l’assistenza dello Spirito Santo deve ascoltare, custodire ed esporre la Parola di Dio, attingendo dal sacro deposito costituito dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione tutto ciò che propone da credere come rivelato da Dio.

Il Card. Müller ha detto a questo proposito: “Innanzitutto il Papa deve mantenersi in pieno accordo con la rivelazione, come conservata e testimoniata nelle Sacre scritture e nella tradizione apostolica. Poi deve anche formalmente riconoscere tutte le decisioni dogmatiche dei Concili e dei papi che lo hanno preceduto. ”[137]

Lo stesso Cardinale ha quindi aggiunto: “Perciò l’infallibilità in questioni di fede e di morale e data soltanto quando un Papa propone alla fede di tutta la Chiesa una dottrina di fede rivelata. Egli però non può proporre alla fede della Chiesa -come a lui rivelata- sue personali esperienze di vita, sue soggettive valutazioni o determinate teorie filosofiche o teologiche. Perché la rivelazione nella sua realtà costitutiva si è definitivamente conclusa con la morte dell’ultimo apostolo.”[138]

Nella lettera ai Galati leggiamo: “Mi meraviglio che, così in fretta, da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo voi passiate a un altro vangelo. Però non ce n’è un altro, se non che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Ma se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!”(Galati 1, 6ss)

Neppure il Papa può sovvertire il Vangelo di Cristo … e anzi il Papa è chiamato in modo speciale a custodire tale Vangelo. Il “deposito”  della fede (“depositum fidei”), contenuto nella Sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura, è stato affidato dagli Apostoli alla totalità della Chiesa e il Magistero è appunto al servizio della Parola di Dio e deve custodirla e non deformarla per il vero bene della Chiesa.

a) Occorre distinguere bene il vero sviluppo della dottrina dall’alterazione di essa.

Sottolineo che il Magistero, come detto, è chiamato a interpretare la Tradizione e la Scrittura e che il Magistero non è superiore alla Tradizione o alla Scrittura ma le serve quindi il Magistero deve interpretare e non distruggere o deformare il deposito della fede.

Le parole di s. Paolo citate poco più sopra valgono anche per i Pastori e per il Papa.

S. Vincenzo di Lerins ha affermato : “Nella Chiesa Cattolica bisogna avere la più grande cura nel tenere ciò che è stato creduto dovunque, sempre e da tutti. Questo è veramente e propriamente cattolico … Ma questo avverrà certamente se noi seguiremo l’universalità, l’antichità, il consenso.
Seguiremo l’universalità in questo modo: se confesseremo come vera e unica fede quella che tutta la Chiesa professa in tutto il mondo; (seguiremo) l’antichità in questo modo: se non recederemo per nulla dai giudizi che evidentemente proclamarono i nostri santi antenati e padri; (seguiremo) il consenso parimenti cosi: se, in questa stessa antichità, noi accoglieremo le definizioni e le dottrine di tutti, o di quasi tutti, i Vescovi e i Maestri.”(mia traduzione da Sancti Vincentii Lirinensis “Commonitorium” PL 50, 640).

Il testo di s. Vincenzo aggiunge anche che se una parte della Chiesa si allontana dalla fede universale occorre preferire la sanità della Chiesa intera a qualche gruppo che si è pervertito; se l’eresia vuole contagiare tutta la Chiesa occorre che il cristiano si impegni ad aderire all’antica dottrina che è inattaccabile dall’eresia; se si scopre che in passato un errore è stato diffuso da un gruppo ampio di persone occorre far valere contro di esso i decreti di un Concilio universale ; se sorge una nuova opinione, mai affrontata prima dai sapienti della Chiesa occorre rimanere fermi a ciò che da tutti i veri Padri della Chiesa, approvati dalla stessa, fu affermato concordemente  (cfr. Sancti Vincentii Lirinensis “Commonitorium” P. L. 50, 640s).

Afferma ancora s. Vincenzo di Lerins che “Pertanto, annunziare ai cristiani cattolici qualcosa di diverso da ciò che hanno ricevuto non è mai stato lecito, non è assolutamente lecito e non sarà mai lecito; e anatemizzare coloro che annunziano qualcosa di diverso da ciò che una volta è stato ricevuto è sempre stato necessario, è assolutamente necessario e sarà sempre necessario” (mia traduzione da Sancti Vincentii Lirinensis “Commonitorium”, PL 50, 649).

Lo stesso santo ha spiegato ulteriormente che progresso nella sana dottrina cattolica ci sarà e sarà anche molto grande ma occorre tuttavia stare bene attenti che si tratti di un vero progresso della fede e non di un cambiamento e quindi di deformazione. Come un bambino si sviluppa rimanendo sempre la stessa persona, il vero progresso avviene mediante lo sviluppo interno, devono rimanere “sempre uguali il genere della dottrina, la dottrina stessa, il suo significato e il suo contenuto.”; anche il dogma della religione cristiana progredisce ma deve restare sempre assolutamente intatto e inalterato e, per un vero sviluppo, non devono esserci contraddizioni tra la dottrina che precede e quella che segue.[139]

Le affermazioni di s. Paolo e di s. Vincenzo sono state riprese da due fondamentali documenti del Magistero ecclesiastico:  la Bolla “Ineffabilis Deus” di Pio IX  e la  Costituzione dogmatica “Dei Filius”

Nella Bolla “Ineffabilis Deus” leggiamo: “Christi enim Ecclesia, sedula depositorum apud se dogmatum custos et vindex, nihil in his umquam permutat, nihil minuit, nihil addit, sed omni industria vetera fideliter sapienterque tractando si qua antiquitus informata sunt et Patrum fides sevit, ita limare, expolire studet, ut prisca illa caelestis doctrinae dogmata accipiant evidentiam, lucem, distinctionem, sed retineant plenitudinem, integritatem, proprietatem, ac in suo tantum genere crescant, in eodem scilicet dogmate, eodem sensu eademque sententia.” [140]

Che significa quanto segue: “Infatti la Chiesa di Cristo, fedele custode e garante dei dogmi a lei affidati, non ha mai apportato modifiche ad essi, non vi ha tolto o aggiunto alcunché, ma trattando con ogni cura, in modo accorto e sapiente, le dottrine del passato per scoprire quelle che si sono formate nei primi tempi e che la fede dei Padri ha seminato, si preoccupa di limare e di affinare quegli antichi dogmi della Divina Rivelazione, perché ne ricevano chiarezza, evidenza e precisione, ma conservino la loro pienezza, la loro integrità e la loro specificità e si sviluppino soltanto nella loro propria natura, cioè nell’ambito del dogma, mantenendo inalterati il concetto e il significato.” [141]

Nella Costituzione Dogmatica “Dei Filius” leggiamo: “Neque enim fidei doctrina, quam Deus revelavit, velut philosophicum inventum proposita est humanis ingeniis perficienda, sed tamquam divinum depositum Christi Sponsae tradita, fideliter custodienda et infallibiliter declaranda. Hinc sacrorum quoque dogmatum is sensus perpetuo est retinendus, quem semel declaravit sancta mater Ecclesia, nec umquam ab eo sensu altioris intelligentiae specie et nomine recedendum (can.3). “Crescat igitur… et multum vehementerque proficiat, tam singulorum quam omnium, tam unius hominis quam totius Ecclesiae, aetatum ac saeculorum gradibus, intelligentia, scientia, sapientia: sed in suo dumtaxat genere, in eodem scilicet dogmate, eodem sensu eademque sententia “.[142] Il che in italiano viene reso con le seguenti parole: “La dottrina della fede che Dio rivelò non è proposta alle menti umane come una invenzione filosofica da perfezionare, ma è stata consegnata alla Sposa di Cristo come divino deposito perché la custodisca fedelmente e la insegni con magistero infallibile. Quindi deve essere approvato in perpetuo quel significato dei sacri dogmi che la Santa Madre Chiesa ha dichiarato, né mai si deve recedere da quel significato con il pretesto o con le apparenze di una più completa intelligenza. Crescano dunque e gagliardamente progrediscano, lungo il corso delle età e dei secoli, l’intelligenza e la sapienza, sia dei secoli, sia degli uomini, come di tutta la Chiesa, ma nel proprio settore soltanto, cioè nel medesimo dogma, nel medesimo significato, nella medesima affermazione [Vinc. Lir. Common., n. 28].”[143] La regola fissata dal Concilio Vaticano I vale anche per il Papa: “deve essere approvato in perpetuo quel significato dei sacri dogmi che la Santa Madre Chiesa ha dichiarato, né mai si deve recedere da quel significato con il pretesto o con le apparenze di una più completa intelligenza.” … anzi il Papa dovrebbe dare esempio di attuazione di questa regola …

Nella linea di queste affermazioni ricordiamo che il modernismo con i suoi errori è stato condannato dalla Chiesa e il giuramento antimodernista dice, tra l’altro: «Quarto: accolgo sinceramente la dottrina della fede trasmessa fino a noi dagli apostoli per mezzo dei padri ortodossi “nello stesso senso e sempre nello stesso contenuto”; e per questo respingo totalmente l’eretica invenzione dell’evoluzione dei dogmi, che passano da un significato all’altro, diverso da quello che prima ritenne la Chiesa» [144].

Lo sviluppo della dottrina implica che la fede rimanga sostanzialmente la stessa e che la dottrina vada intesa “nello stesso senso e sempre nello stesso contenuto” … altrimenti non si ha sviluppo ma deformazione e tradimento della dottrina …

La  Dichiarazione “Mysterium Ecclesiae” circa la dottrina cattolica sulla Chiesa per difenderla da alcuni errori d’oggi pubblicata nel 1973 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede [145] ribadisce quanto stiamo dicendo.

Sottolineo che, come vedemmo più sopra, per verificare che l’ interpretazione dei dogmi e lo sviluppo della dottrina si compia rettamente e non sia una deformazione o una distruzione della verità diffusa da Cristo,  san  J. H. Newman, famoso teologo inglese, ha offerto sette principi: “

1) Preservazione del tipo…

2) Continuità dei principi …

3) Potere di assimilazione …

4) Conseguenza logica …

5) Anticipazione del futuro …

6) Influsso preservatore del passato …

7) Vigore duraturo …”[146]

La questione che abbiamo esaminato è ovviamente di estrema importanza considerando anche quello che dice s. Tommaso d’Aquino: “Dicendum quod hoc pro firmo est tenendum, unam esse fidem antiquorum et modernorum: alias non esset una Ecclesia.”(De veritate, q. 14, a. 12c). … si deve mantenere con fermezza che una è la fede degli antichi e dei moderni altrimenti la Chiesa non sarebbe una. La Chiesa per essere sempre una deve professare una sola fede; l’unità della Chiesa implica l’unità della fede.

Cristo regni e la sua Luce si irradi potentemente in noi.

Cristo regni e doni ai suoi fedeli di rimanere sempre nella sulla Verità …  e perciò doni ai suoi fedeli, anche, di smascherare e di contrastare l’opera dei Pastori, specie se Papi, che operano per la deformazione della sana dottrina. Come vedremo nel prossimo paragrafo la storia della Chiesa conosce già vari casi di Papi che hanno operato per la deformazione della sana dottrina.

6) Errori di alcuni Papi nella storia.

Dio ci illumini in modo particolarmente intenso nel trattare questo difficile argomento.

Abbiamo avuto vari casi di gravi errori di Papi con evidente scandalo, purtroppo, nel corso della storia.

Si pensi anzitutto al caso di s. Pietro di cui parla la lettera ai Galati di s. Paolo: “Ma quando Cefa venne ad Antiòchia, mi opposi a lui a viso aperto perché aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma, dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, tanto che pure Bàrnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia. Ma quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del Vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: “Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?””(Gal 2,11ss)

Notiamo che già ai tempi di s. Agostino appariva ad alcuni impossibile che il Papa s. Pietro potesse aver sbagliato, come possiamo leggere nell’episodio narrato in Gal. 2 , addirittura s. Agostino dovette difendere la verità delle parole di s. Paolo fissate in Gal. 2 con le quali viene affermato l’errore di Pietro e la correzione fattagli da s. Paolo [147] …. QUINDI NON E’ STRANO CHE ANCHE OGGI  AD ALCUNI POSSA SEMBRARE IMPOSSIBILE UN ERRORE DEL PAPA MA LA STORIA È CHIARA NELL’AFFERMARE CHE TALE ERRORE SI È VERIFICATO PIÙ VOLTE … L’errore di s. Pietro è stato trattato da vari autori, s. Tommaso in Super Gal., c. II l. 3, tratta ampiamente di questo passo della lettera ai Galati e delle questioni che esso pone.

Il s. Dottore in particolare afferma: “Ex praedictis ergo habemus exemplum: praelati quidem humilitatis, ut non dedignentur a minoribus et subditis corrigi; subditi vero exemplum zeli et libertatis, ut non vereantur praelatos corrigere, praesertim si crimen est publicum et in periculum multitudinis vergat.”(Super Gal.  , c. 2 l. 3) Il passo in questione fa emergere alcuni esempi di azione cristiana: ai Pastori s. Pietro offre esempio di umiltà che rende aperti alla correzione attuata dall’inferiore, ai sudditi s. Paolo offre esempio di zelo e di libertà per correggere i superiori nei loro errori, specialmente se il reato è pubblico e divenga pericolo di danno per le anime.

Evidentemente s. Pietro stava sbagliando, si comportava ipocritamente e ciò determinava un vero scandalo, perciò s. Paolo giustamente lo corresse davanti a tutti ; s. Tommaso afferma: “Unde dicit dixi Cephae, id est, Petro, coram omnibus, quia simulatio illa in periculum omnium erat. Tim. V, 20: peccantem coram omnibus argue. Quod intelligendum est de peccatis manifestis, et non de occultis, in quibus debet servari ordo fraternae correctionis.”  (Super Gal. , c. 2 l. 3)

I peccati manifesti vanno corretti pubblicamente secondo ciò che dice lo stesso s. Paolo in 1 Tm. 5,20.

Si pensi, poi, al caso di Papa Onorio che addirittura fu condannato e anatemizzato da un Papa, Leone II, e quindi da altri Papi  e da Concili Ecumenici, anzitutto dal III Concilio di Costantinopoli, dopo la sua morte [148], nella famosa “Storia della Chiesa” diretta da Jedin si parla ampiamente degli errori di Onorio e della sua condanna [149] Il 9 agosto 681, alla fine della XVI sessione, del III Concilio di Costantinopoli, vennero rinnovati gli anatemi contro tutti gli eretici e i fautori dell’eresia, compreso Onorio con queste affermazioni: «Sergio haeretico anathema, Cyro haeretico anathema, Honorio haeretico anathema, Pyrro, haeretico anathema» (Mansi, XI, col. 622). [150]

Si pensi, poi, al Papa  Liberio che cedette all’errore condannando e scomunicando s. Atanasio grande sostenitore della fede nicena e firmando una professione di fede non nicena … dando un evidente scandalo, sebbene sotto la forte pressione dell’imperatore che lo aveva mandato in esilio . [151]

Come precisa Simonetti: “Il cedimento di L. è documentato da quattro sue lettere … è confermato anche da altre fonti (Atanasio, Apologia contra Arianos 89; Historia Arianorum 41; Girolamo, De viris illustribus 97)” [152]

S. Girolamo, afferma praticamente(De viris illustribus 97) che Liberio sottoscrisse l’eresia … Certamente Liberio cedette sotto la forte pressione dell’imperatore, questo è chiaramente precisato da s. Atanasio (Historia Arianorum 41) che fa notare come Liberio finché era pienamente libero era dalla parte dello stesso Atanasio.

Si pensi alle parole con cui s. Bruno di Segni definì : “ … il trattato di Ponte Mammolo, firmato da Pasquale II un’ «eresia», richiamando le determinazioni di molti concili: «Chi difende l’eresia ‒ scrive ‒ è eretico. Nessuno può dire che questa non sia un’eresia».”[153] Vediamo meglio cosa era successo: “Cedendo alle intimidazioni del re, Pasquale II accettò un umiliante compromesso, firmato a Ponte Mammolo il 12 aprile del 1111. Il Papa concedeva ad Enrico V il privilegio dell’investitura dei vescovi …  L’abate di Montecassino, secondo il Chronicon Cassinense (PL, vol. 173, col. 868 C-D), protestò con forza contro quello che definì non un privilegium, ma un pravilegium, e promosse un movimento di resistenza al cedimento papale. In una lettera indirizzata a Pietro, vescovo di Porto, definisce il trattato di Ponte Mammolo un’ «eresia», richiamando le determinazioni di molti concili: «Chi difende l’eresia ‒ scrive ‒ è eretico. Nessuno può dire che questa non sia un’eresia» (Lettera Audivimus quod , in PL, vol. 165, col.1139 B). …. Bruno invitava il Papa a condannare l’eresia, perché «chiunque difende l’eresia è eretico» (Lettera Inimici mei, in PL, vol. 163, col. 463 A-D). Pasquale II non tollerò questa voce di dissenso e lo destituì da abate di Montecassino. …  Qualche anno dopo, in un Concilio che si riunì in Laterano nel marzo del 1116, Pasquale II ritrattò l’accordo di Ponte Mammolo.” [154]

Per un significativo approfondimento sull’errore di Papa Pasquale II e sull’opposizione ad esso da parte di s. Bruno e di Vescovi e di altri santi si veda ciò che afferma A. Xavier da Silveira in “Ipotesi teologica di un Papa eretico” (Solfanelli 2016) alle pp. 42ss.

Si pensi poi al Papa Giovanni XXII [155]. Riguardo all’errore di quest’ultimo Papa si veda l’interessante articolo del prof. R. De Mattei apparso nel 2015[156] e quello di Christian Trottmann  nella “Enciclopedia dei Papi” della Treccani[157] nonché ciò che afferma famosa “Storia della Chiesa” diretta da Jedin [158]. Degna di particolare nota mi pare questa affermazione riportata nell’articolo del prof. De Mattei “Giovanni XXII – ha scritto il (beato) cardinale Schuster – «ha delle gravi responsabilità innanzi al tribunale della storia (…)», perché «offrì alla Chiesa intera lo spettacolo umiliante dei principi, del clero e delle università che rimettono il Pontefice sulla retta via della tradizione teologica cattolica, mettendolo nella dura necessità di disdirsi» (Idelfonso Schuster o.s.b., Gesù Cristo nella storia. Lezioni di storia ecclesiastica, Benedictina Editrice, Roma 1996, pp. 116-117).”[159]

Scrive De Mattei : “Il Papa Giovanni XXII sostenne affermazioni praticamente eretiche.” Il caso di Giovanni XXII e del suo errore è molto significativo perché mostra come il Papa condannò il p. Waleys nonostante questi avesse ragione … scrive infatti De Mattei: “L’errore secondo cui la visione beatifica della Divinità sarebbe concessa alle anime non dopo il primo giudizio, ma solamente dopo la resurrezione della carne, era antico, ma nel XIII secolo era stato confutato da san Tommaso d’Aquino, soprattutto nel De veritate (q. 8 ad 1) e nella Summa Theologica (I, q. 12, a. 1). Quando Giovanni XXII ripropose quest’errore, fu apertamente criticato da molti teologi. Tra coloro che intervennero nel dibattito, furono Guillaume Durand de Saint Pourcain, vescovo di Meaux (1270-1334), che accusò il Papa di riproporre le eresie dei catari, il domenicano inglese Thomas Waleys (1318–1349), che per la sua resistenza pubblica soffrì processo e prigionia, il francescano Nicola da Lira (1270-1349) e il cardinale Jacques Fournier (1280-1342), teologo pontificio, autore di un trattato De statu animarum ante generale iudicium. ” [160] Faccio notare però che il p. Waleys non nacque nel 1318, come dice R. De Mattei, ma nacque nel 1287 e  nel 1318 si laureò in teologia a Oxford [161], il 17 gennaio 1332, pronunciò dal pulpito del suo Ordine un sermone in cui attaccò la tesi pontificia[162]

Nella famosa “Storia della Chiesa” diretta da Jedin [163] leggiamo che Giovanni XXII scandalizzò il mondo con le sue prediche e il governò francese si scagliò contro tali errori papali e minacciò di agire contro di lui per eresia.

Si potrebbero fare altri esempi di errori compiuti da Papi  nella linea vista finora.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            La  Congregazione per la  Dottrina della Fede ha ammesso errori da parte dei Papi “Non sono mancati nella storia del Papato errori umani e mancanze anche gravi: Pietro stesso, infatti, riconosceva di essere peccatore(Cf. Lc 5,8.).  Pietro, uomo debole, fu eletto come roccia, proprio perché fosse palese che la vittoria è soltanto di Cristo e non risultato delle forze umane. Il Signore volle portare in vasi fragili (Cf. 2 Cor 4,7.) il proprio tesoro attraverso i tempi: così la fragilità umana è diventata segno della verità delle promesse divine e della misericordia di Dio. (Cf. Giovanni Paolo II, Lett. Enc. “Ut Unum Sint”,, del 25.5.1995, nn. 91-94.)”[164]

Come si può vedere chiaramente, dinanzi agli errori dei superiori, specialmente in campo dottrinale ma anche, in alcuni casi, in campo morale, alcuni sudditi non sono stati in silenzio ma si sono efficacemente mossi, lo Spirito Santo che era in loro non poteva tollerare che essi e altri con loro  si lasciassero portare sulla via dell’errore. La vita dei veri cristiani è guidata anzitutto dallo Spirito di Verità che appunto di fronte agli errori dei superiori “arma” santamente gli inferiori per ricondurre alla Verità chi sbaglia o almeno per evitare che il suo errore scandalizzi gli altri, gli esempi visti fanno capire che ciò vale riguardo a tutti i superiori anche riguardo al Papa. Lo Spirito di Verità non tollera che i suoi fedeli siano allontanati dalla Verità neppure dal Papa e di fronte ai suoi errori li rende forti e sapienti per correggerlo pubblicamente, se l’errore è pubblico e può danneggiare le anime, e per riportare i membri della Chiesa sulla via della Verità.

7) L’insegnamento della Tradizione riguardo alla condotta da tenere quando il Papa devia dalla fede; precisazioni sul principio: “Prima Sedes a nemine iudicatur”.

S. Gregorio Magno affermò: “Subditi praelatos etiam malos tolerent, si salva fide possint… Igitur dum salva fide res agitur virtutis est meritum, si quidquid prioris est toleratur. Debet tamen humiliter suggeri, si fortasse valeat quod displicet emendari.” (S. Gregorio Magno “Moralia in Iob” PL, LXXVI, col. 344-345) I sudditi devono tollerare anche i prelati malvagi , se possono farlo senza danneggiare la fede …

Papa Adriano II affermò che il Papa non era mai stato giudicato tranne in caso di eresia, per eresia infatti Papa Onorio era stato giudicato e condannato post-mortem, agli inferiori infatti, proseguiva Papa Adriano, è lecito resistere ai superiori in caso di eresia e respingere i loro malvagi giudizi.[165]

S. Roberto Bellarmino ha precisato che non si può negare che Adriano II insieme con il Sinodo Romano e con tutto l’VIII Concilio generale , Costantinopolitano IV, fosse del parere che in caso di eresia il Papa possa essere giudicato [166]

S. Isidoro in questa linea affermò: “Si vero (quod absit) infidelis sit non manifeste, in nullo læditur obedientia nostra, nisi præceperit contra fidem. Praeterea pravis praelatis obediendum in jussionibus bonis Dominus præcipit, ubi dicit : Quod dicunt, facite, eorum prava opera præcipit evi tanda, cum subjungit : Quod autem faciunt, nolite facere (Matth. xxiii, 5). In dubiis etiam præceptis, pravis prælatis obediendum est, quamdiu eos Ecclesia toleraverit, nisi ex manifesta prælati infamatione in præcepto juste possit hæresis suspicio provenire. De similibus quoque illaqueationibus idem videtur. In præceptis manifeste malis nullatenus est obediendum, etiam bonis prælatis, quia quandoque Deus occultat majori quod revelat minori.”[167] Quindi come dice s. Isidoro: la nostra obbedienza al Papa, seppure egli sia infedele non manifestamente, rimane intatta a meno che egli comandi contro la fede; nei precetti dubbi si deve obbedire ai prelati a meno che per la manifesta cattiva fama del prelato giustamente possa venire sospetto di eresia in ciò che è stato comandato; non bisogna obbedire ai precetti manifestamente malvagi, anche se venissero da buoni prelati.

Nel Decreto di Graziano leggiamo : “§ 4. Item Paulus Petrum reprehendit, qui princeps apostolorum erat. Unde datur intelligi, quod subditi possunt reprehendere praelatos suos, si reprehensibiles fuerint. Sed hoc facile refellitur, si, unde sit reprehensus, advertitur. Petrus cogebat gentes iudaizare et a veritate euangelii recedere, cum Iudaeis gregem faciens, et a cibis gentilium latenter se subtrahens. Par autem est in se a fide exorbitare, et alios exemplo vel verbo a fide deicere. Hoc ergo exemplo non probantur praelati accusandi a subditis, nisi a fide forte exorbitaverint, vel alios exorbitare coegerint. § 5 Item cum Petrus intrasset ad Cornelium, conquesti sunt fratres, qui erant in ludea, et reprehenderunt eum, quia ad gentilem diuertisset. Ecce, quod prelati iure possunt reprehendi a subditis.” [168]  I prelati non possono essere accusati dai sudditi a meno che i prelati stessi attuino una deviazione dalla fede .

Inoltre il can. Si Papa   del Decreto di Graziano riporta delle affermazioni di s. Bonifacio per cui: “Huius culpas istic redarguere presumit mortalium nullus, quia cunctos ipse iudicaturus a nemine est iudicandus, nisi deprehendatur a fide deuius; prò cuius perpetuo statu uniuersitas fidelium tanto instantius orat, quanto suam salutem post Deum ex illius incolumitate animaduertunt propensius pendere.”[169]

Il Papa non deve essere giudicato a meno che non devii dalla fede; nel testo del Corpus Iuris Canonici appena citato viene precisato in nota che tale canone si basa su alcune affermazioni di s. Bonifacio che furono attribuite a lui anche da Nauclerus, [170], da Ivone, da molti molti codici di Graziano, e che furono riportate da un testo del Card. Deusdedit pubblicato al tempo del Papa Vittore III [171]

Nell’edizione critica di questo libro del card. Deusdedit, realizzata da V. Wolf von Glanvell, il testo che ci interessa di s. Bonifacio si trova in altro numero, rispetto all’edizione di Martinucci, è collocata infatti sempre nel primo libro ma al n. CCCVI e non al n. CCXXXI [172]

Appunto nell’edizione critica del testo del card. Deusdedit[173] si precisa che   le affermazioni di s. Bonifacio non si sa da qualche fonte siano state tratte, probabilmente, si dice in nota, da un’opera di s. Bonifacio che è andata perduta , il “De Unitate fidei”. Esse, comunque, sono nel preciso solco della dottrina cattolica infatti seguono ciò che già disse Adriano II[174]  e s. Isidoro[175], come vedemmo più sopra e seguono anche un altro testo di s. Isidoro [176] citato appunto nelle note dell’edizione critica del testo del card. Deusdedit[177], seguono anche le indicazioni di s. Gregorio Magno che abbiamo visto sopra.

Peraltro nel testo di Deusdedit vi è almeno un’altra citazione di parole di s. Bonifacio[178] e anche di questo testo non si conosce l’origine, probabilmente è tratto, si dice in nota, da un’opera di s. Bonifacio che è andata perduta , il “De Unitate fidei”.

Anche nell’ opera “De Sancta Romana Ecclesia” del card. Umberto da Selva Candida (fragmentum A , 129) si trovano precisamente le affermazioni, che sono nel Decretum (p. I, dist. 40, c. 6)  e nell’opera del Card. Deusdedit, per cui il Papa non deve essere giudicato a meno che non devii dalla fede; S. Vacca nel suo testo “Prima Sedes a nemine iudicatur, genesi e sviluppo storico dell’assioma fino al Decreto di Graziano” (editrice Pontificia Università Gregoriana 1993) alla pag. 176 riporta appunto il testo che si trova nel libro del Card. Umberto ma evidentemente errate appaiono le affermazioni di Vacca per cui lo stesso Cardinale, nonostante tutta la tradizione contraria che vorrebbe assoluta immunità del Papa, afferma che tale immunità cessa se il Papa devia dalla fede.  Come si vede chiaramente nel testo del Card. Deusdedit e nel Decretum il passo in questione viene da parole attribuite a s. Bonifacio che rientrano pienamente, come visto, nel solco della dottrina cattolica, per la quale, come abbiamo visto, qualche secolo prima, in un Concilio Ecumenico, era stato dichiarato eretico Papa Onorio, inoltre, come vedremo più avanti, negli anni che vanno dal 960 circa al 1050 circa furono giudicati e deposti alcuni Papi … quindi appare evidentemente errato, come fa Vacca, affermare che  vi fosse una tradizione ormai assodata intorno all’anno 1060 che affermava un’ immunità assoluta del Papa … Il Card. Umberto da Silva Candida con il Card. Deusdedit e con Graziano non inventano qualcosa di inesistente ma seguono il corso della vera Tradizione per cui un Papa che erra nella fede può essere giudicato, come fu giudicato e condannato Onorio I sebbene dopo la sua morte. Nella linea di questa Tradizione Papa Innocenzo III mostrò di accettare pienamente l’affermazione per cui il Papa che devia dalla fede può essere giudicato infatti  disse: “In tantum enim fides mihi necessaria est, ut cum de ceteris peccatis solum Deum judicem habeam, propter solum peccatum quod in fide committitur possem ab Ecclesia judicari. Nam qui non credit, jam judicalus est (Joan. III).”[179] Per noi è importante tradurre, in particolare, alcune parole di questa affermazione “solo per il peccato che commettessi in materia di fede potrei essere giudicato dalla Chiesa”  Inoltre lo stesso Innocenzo III affermò: “Il Papa può essere giudicato dagli uomini o meglio può essere mostrato come giudicato se manca per eresia, perché chi non crede è già stato giudicato.” [180]

Il prof. Grohe ha precisato: “… la Glossa ordinaria affermava che il Papa può essere deposto non solo per eresia, ma anche per qualsiasi altro crimine o vizio notorio (Decretum Gratiani emendatum et notationibus illustratum una cum glossis, Gregorii XIII Pont. Max. iussu editum, Romae 1582, col. 260).  La discussione medievale stabilì i seguenti motivi per una rinuncia o deposizione di un vescovo: 1. notorietà di un crimine; 2. scongiuramento di uno scandalo pubblico; 3. irregolarità canonica; 4. debolezza fisica; 5. vecchiaia e malattia; 6. incapacità di intendere e di discernere; 7. infermità mentale e debolezza dello spirito o impedimento simile; 8. inadeguatezza totale e inutilità; 9. malvagità del popolo che il papa non può correggere e non può più tollerare; 10. desiderio di entrare in un convento, paura per la propria salvezza; 12. ordine, buono stato e bene pubblico della Chiesa” [181]

S. Roberto Bellarmino affermava:“Come è lecito resistere al Pontefice che aggredisce il corpo così è lecito resistere al Papa che aggredisce le anime o che turba lo Stato, e molto di più se cerca di distruggere la Chiesa; è lecito resistere a tale Papa non eseguendo ciò che comanda e impedendo che sia eseguita la sua volontà, non è lecito giudicarlo o punirlo o deporlo, ciò infatti è proprio dei superiori.” [182]

S. Roberto tratta ampiamente, nella stessa opera, anche del caso di un Papa che cade in eresia e dopo aver riportato varie opinioni su questo punto ritiene vera la quinta opinione per cui un Papa eretico cessa di essere Papa e Capo della Chiesa visibile perciò può essere giudicato e punito dalla Chiesa; spiega s. Roberto che questa è la sentenza di tutti i veri Padri: gli eretici manifesti perdono ogni giurisdizione; questa è la sentenza, in particolare, dice s. Roberto, di s. Cipriano e questa è la sentenza che tenevano alcuni grandi esperti del suo tempo, tra cui indica M. Cano che appunto afferma che il Papa manifestamente eretico non è parte della Chiesa mentre il Papa occultamente eretico è ancora Papa; fondamento di questa sentenza è che il Papa eretico non è in nessun modo membro della Chiesa né quanto all’anima né quanto al corpo, né per unione interna né per unione esterna, (s. Roberto “De Romano Pontifice” … p. 835ss) . S. Alfonso prevede la possibilità che un Papa eretico sia deposto da un Concilio : “ 63 … Rispondiamo non dubitarsi che in qualche caso il concilio può esser giudice del papa, ma quando? In due soli casi: quando il Papa è eretico dichiarato o quando è dubbio, siccome abbiamo veduto essersi proceduto nel concilio pisano e costanziese; ma fuori di questi due casi il concilio non ha alcuna autorità sopra de’ pontefici, ma il concilio è tenuto ubbidire al papa, come abbiam provato di sopra con tanti attestati degli stessi concilj. … 67 … Ma noi rispondiamo non esser dubbio che il Papa possa essere deposto dal concilio, quando fosse stato dichiarato eretico, come quegli che definisse una dottrina opposta alla divina legge …  68. Del resto certamente Innocenzo non intese con tali parole di dire che il papa, fuori del caso di eresia, anche fosse sottoposto al concilio contro l’autorità di tanti pontefici suoi predecessori, che avevano dichiarato il contrario. S. Bonifacio scrisse: A nemine (pontifex) est iudicandus, nisi deprehendatur a fide devius ( Can. 6. Si papa dist. 4. ).” [183]

Nello stesso testo s. Alfonso afferma anche: “67. Per 13. rapporta il p. Natale che Innocenzo III. fu richiesto dal re di Francia Filippo Augusto a dispensare dallo scioglimento del matrimonio dal re contratto con Ingeburge, colla quale avea esposto adfuisse commixtionem sexuum, sed non seminum. Il papa rispose: Verum si super hoc absque generalis deliberatione concilii determinare aliquid tentaremus, praeter divinam offensam quam ex hoc possemus incurrere, forsan ordinis et officii nobis periculum immineret. Del che ricavano aver inteso Innocenzo che il concilio avrebbe potuto deporre il papa, se avesse dispensato a tale matrimonio contro la legge divina. …  Ma noi rispondiamo non esser dubbio che il papa possa essere deposto dal concilio, quando fosse stato dichiarato eretico, come quegli che definisse una dottrina opposta alla divina legge; e questo era il pericolo accennato da Innocenzo (come ben riflette il p. Benetti1 di essere privato dell’ordine e dell’officio: che perciò egli prima nella stessa lettera avea scritto che non aveva ardire di definir questo punto contro il vangelo che dice: Quod Deus coniunxit, homo non separet. Ma perché il pericolo era molto rimoto, ed all’incontro il papa volea con qualche apparente scusa liberarsi dalle istanze del re per la dispensa che cercava, perciò scrisse quelle parole oscure e dubbiose: forsan ordinis et officii nobis periculum immineret.”[184]

In questa linea: un Papa pubblicamente eretico deve essere privato del suo potere , dice il testo di Wernz Vidal, e precisa “ut omnes fere admittunt”[185] … COME TUTTI COMUNEMENTE AMMETTONO.

Più precisamente, spiegano Wernz Vidal, che scrivono, a differenza di s. Alfonso e di s. Roberto, dopo il Concilio Vaticano I: “Per haeresim notoriam et palam divulgatam R. Pontifex si in illam incidat, ipso facto etiam ante omnem sententiam declaratoriam Ecclesiae sua potestate iurisdictionis privatus existit” [186] Il Papa che cade in eresia notoria e manifestamente divulgata, ipso facto e prima di ogni sentenza dichiaratoria è privato della sua potestà di giurisdizione. La sentenza meramente dichiaratoria dell’eresia papale, continuano Wernz Vidal, non fa che il Papa eretico sia giudicato ma lo mostra giudicato cioè dichiara il fatto del crimine per cui è eretico e si è separato dalla Chiesa, al crimine di eresia è equiparato lo scisma  [187] in questa linea si può consultare con profitto quanto afferma A. Xavier da Silveira appunto riguardo ai casi di Papa eretico o scismatico riportando le affermazioni di grandi figure della teologia cattolica [188].

G. Ghirlanda ha scritto a questo riguardo che se : “ … il Romano Pontefice non esprimesse quello che già è contenuto nella Chiesa, non sarebbe più in comunione con tutta la Chiesa, e quindi con gli altri Vescovi, successori degli Apostoli.”; se la comunione ecclesiale venisse a mancare da parte del Papa: “egli non avrebbe più alcuna potestà, perché ipso iure decadrebbe dal suo ufficio primaziale.” Continua p. Ghirlanda precisando che il caso che lui menziona è quello : “… ammesso in dottrina, della notoria apostasia, eresia e scisma, nella quale il Romano Pontefice potrebbe cadere, ma come «dottore privato»”; se il Papa volesse diffondere eresie impegnando la sua autorità primaziale “ … decadrebbe ipso iure dal suo ufficio.” Secondo p. Ghirlanda : “Tale eventualità, tuttavia, sebbene prevista in dottrina, viene ritenuta totalmente improbabile per intervento della Divina Provvidenza a favore della Chiesa (Cfr F. J. Wernz P. Vidal, “Ius canonicum”, t. II, “De Personis”, Pontificia Universitas Gregoriana, Romae, 1933, 517 s.).” [189]    MA ATTENZIONE, L’affermazione finale di P. Ghirlanda è errata …. IL TESTO DI WERNZ VIDAL  NON DICE QUELLO CHE AFFERMA P. GHIRLANDA, DICE CHE È GRANDEMENTE IMPROBABILE LA SECONDA SENTENZA DI S. ROBERTO BELLARMINO, NON LA QUINTA, CHE WERNZ VIDAL MOSTRA DI SEGUIRE … QUINDI NON È TOTALMENTE IMPROBABILE CHE UN PAPA SIA ERETICO. D’altra parte abbiamo già un Papa dichiarato eretico anche se dopo la morte, come abbiamo visto, da un Concilio Ecumenico [190], nella famosa “Storia della Chiesa” diretta da Jedin si parla ampiamente degli errori di Onorio e della sua condanna.[191]

Alcune delle affermazioni del prof. Ghirlanda sono state riprese in un articolo dal prof. Romano che ha affermato: “In dottrina si considera anche la possibilità della sede vacante per notoria apostasia, eresia o scisma del Papa. Per questo caso ci riportiamo all’articolo del padre Gianfranco Ghirlanda, gesuita, che su La Civiltà Cattolica n. 3905 del 2 marzo 2013 pubblicò un suo studio dal titolo «Cessazione dall’ufficio di Romano Pontefice» (pp. 445-462): «Il can. 333, § 2, afferma che il Romano Pontefice, nell’adempimento del suo ministero (munus) di supremo Pastore della Chiesa, è sempre congiunto nella comunione con gli altri Vescovi, anzi con tutta la Chiesa […], a tutela dell’unità della comunione ecclesiale […]. La comunione del Romano Pontefice con la Chiesa e con i Vescovi, secondo il Vaticano I, non può essere comprovata dal consenso della Chiesa e dei Vescovi, in quanto non sarebbe più una potestà piena e suprema liberamente esercitata (can. 331; «Nota Explicativa Praevia» n. 4). Il criterio allora è la tutela della stessa comunione ecclesiale. Lì dove questa non ci fosse più da parte del Papa, egli non avrebbe più alcuna potestà, perché ipso iure decadrebbe dal suo ufficio primaziale. È il caso, ammesso in dottrina, della notoria apostasia, eresia e scisma, nella quale il Romano Pontefice potrebbe cadere, ma come «dottore privato» che non impegna l’assenso dei fedeli, perché per fede nell’infallibilità personale che il Romano Pontefice ha nello svolgimento del suo ufficio, e quindi nell’assistenza dello Spirito Santo, dobbiamo dire che egli non può fare affermazioni eretiche volendo impegnare la sua autorità primaziale, perché, se così facesse, decadrebbe ipso iure dal suo ufficio».” [192]

Il card. Journet, grande teologo del secolo scorso, afferma riguardo al caso del Papa eretico: “On rappellerait l’enseignement des grands théologiens de la fin du Moyen Âge et de l’âge baroque sur la thèse de la possibilité d’un pape personnellement hérétique ou personnellement schismatique, thèse qui ne contredit en rien la thèse, solennellement proclamée au concile du Vatican, de l’infaillibilité du pape définissant ex cathedra la doctrine de l’Église (5). Suivant Cajetan, un pape décidé d’agir avant tout comme prince temporel et qui, en conséquence, éluderait avec pertinacité les devoirs de sa charge, serait schismatique. … Selon la doctrine de Cajetan, un pape hérétique ou schismatique n’est pas encore déposé (depositus). Il faut le traiter avec les égards dus au pape. Mais il doit être déposé (deponendus).” [193]

Grandi teologi del tardo medioevo e dell’età barocca hanno sostenuto la tesi della possibilità di un Papa personalmente eretico o personalmente scismatico, tesi che non contraddice la tesi, solennemente proclamata al Concilio Vaticano, dell’infallibilità del Papa allorché ex cathedra la dottrina della Chiesa. Secondo la dottrina del Gaetano, un Papa eretico o scismatico non è  ancora deposto (depositus) per il fatto stesso dell’eresia ma deve essere deposto (deponendus).

Il Cardinale francese cita poi alcuni scritti di Savonarola che secondo lui sarebbero teologicamente inattaccabili e precisa che Savonarola chiedeva la convocazione di un Concilio per dichiarare eretico o scismatico il Papa come persona privata, quindi  non metteva il Concilio sopra al Papa . Il Cardinale poi afferma che secondo Gaetano nel caso indicato da Savonarola : “ … la sentence du Concile n’est d’aucune façon auctoritative ; elle est simplement déclarative d’un fait, par exemple que, pour avoir persévéré dans le schisme ou l’hérésie après un ou deux avertissements (Tite, III, 10), tel sujet s’est rendu en droit divin, inapte à conserver le pontificat (Cf. L’Église du Verbe incarné, t. I [2e éd.], p. 626-627 [dans la présente édition : vol. I, p. 982-983]) L’axiome : Où est le pape, là est l’Église, continue Cajetan, vaut lorsque le pape se comporte comme chef de l’Église : si tel n’est pas le cas, ni l’Église n’est en lui, ni lui en l’Église.”[194]

La sentenza del Concilio, in questo caso, è semplicemente dichiarativa del fatto che, per aver perseverato nello scisma o nell’eresia dopo uno o due ammonimenti (Tt, 3, 10), tale soggetto è,  per diritto divino, inidoneo a mantenere il pontificato. L’assioma: dov’è il Papa, là è la Chiesa,  si applica quando il Papa si comporta da capo della Chiesa: se così non è, né la Chiesa è in lui, né lui nella Chiesa.

Il famoso Cardinale francese aggiunge che : “D’autres théologiens estimaient que si un pape tombait personnellement dans l’hérésie, il serait, du fait même, déposé. Le Concile n’aurait même pas à le déposer, mais simplement à constater le fait d’hérésie, et à signifier à l’Église que celui qui fut pape est déchu de la primauté. … La raison en est qu’en reniant la foi, celui qui était pape a cessé de faire partie de l’Église, d’être membre de l’Église : il ne saurait donc continuer, dès que le fait est déclaré patent, à en être la tête. Cette opinion, visant à sauvegarder au maximum les droits de la primauté romaine sur le Concile, était commune aux théologiens romains du temps de Savonarole. … Pour Savonarole, l’Église était déjà sans pape. Il se posait en accusateur, et s’engageait à faire la preuve de l’hérésie d’Alexandre VI. ” (Journet, Charles. Oeuvres complètes volume X : 1938-1943 (Théologie) (French Edition) (p.347s). Lethielleux Editions. 2010. Edizione del Kindle)  Rinnegando la fede, colui che era Papa ha cessato di essere parte della Chiesa, di essere membro della Chiesa: non può quindi continuare, non appena il fatto è dichiarato palese, ad essere il capo di esso. Per Savonarola, in particolare, la Chiesa era già senza Papa a causa dei peccati di Alessandro VI e perciò il frate domenicano chiese la convocazione del Concilio semplicemente perché fosse dichiarato che la Chiesa era senza Capo visibile .

Per il Cardinale francese il modo migliore per liberare la Chiesa dagli errori di un Papa è la preghiera [195] Il Cardinale Journet aggiunge, appunto nel suo famoso testo sulla Chiesa, che tra i modi con cui un Papa può perdere il Pontificato vi è, oltre alla morte e alla rinuncia, la deposizione, che si ha in due casi: quando l’elezione è incerta e quindi si dubita che un soggetto sia veramente Papa, quando il Papa cade in eresia . Riguardo al caso del Papa eretico il card. Journet: riporta anzitutto il pensiero di s. Roberto Bellarmino ed altri che affermano che il Papa eretico è perciò stesso deposto,  riporta poi il pensiero di Gaetano e di Giovanni di s. Tommaso i quali affermano la necessità di una dichiarazione di deposizione.

Appunto riportando il pensiero di questi teologi domenicani, Journet afferma: “The remark on the one hand that in divine law the Church is to be united to the Pope as the body is to the head; and on the other that, by divine law, he who shows himself a heretic is to be avoided after one or two admonitions (Tt. 3. 10).  There is therefore an absolute contradiction between the fact of being Pope and the fact of persevering in heresy after one or two admonitions.  The Church’s action is simply declaratory, it makes it plain that an incorrigible sin of heresy exists; then the authoritative action of God disjoins the Papacy from a subject who, persisting in heresy after admonition, becomes in divine law, inapt to retain it any longer.  In virtue therefore of Scripture the Church designates and God deposes.  God acts with the Church, says John of St. Thomas, somewhat as a Pope would act who decided to attach indulgences to certain places of pilgrimage, but left it to a subordinate to designate which these places should be (II-II, q. i; disp. 2, a. 3, no. 29, Vol. VII, p. 264)”  (Charles Journet “The Church of the Incarnate Word” Vol. 1,  Sheed and Ward London and New York 1955 pp. 482ss) Per la legge divina la Chiesa deve essere unita al Papa come il corpo è unito alla testa; ma per la stessa legge divina chi si mostra eretico deve essere evitato dopo uno o due ammonimenti (Tit. 3, 10); c’è quindi una contraddizione assoluta tra il fatto di essere Papa e il fatto di perseverare nell’eresia dopo uno o due ammonimenti. L’azione della Chiesa in questo caso è semplicemente dichiarativa: chiarisce che esiste un peccato incorreggibile di eresia; allora l’azione autorevole di Dio sgancia il Papato da un soggetto che, persistendo nell’eresia dopo l’ammonimento, diventa, per la legge divina, incapace a conservarlo. In virtù quindi della Scrittura la Chiesa designa e Dio depone. Dio agisce con la Chiesa, dice Giovanni di San Tommaso, un po’ come un Papa avrebbe agito se avesse deciso di concedere indulgenze a qualche luogo di pellegrinaggio, lasciando però a un subordinato la scelta di tali luoghi luoghi .

Occorre notare, peraltro, che nella storia della Chiesa ci sono stati alcuni casi di Papi deposti, come spiega con precisione il professor Sol: Giovanni XII fu formalmente deposto il 4 dicembre 963, a seguito di un’accusa di sacrilegio, simonia, lussuria, violenze, giochi, ubriachezze, portate contro di lui dal Sinodo di san Pietro, Papa Leone VIII eletto in seguito a tale deposizione appunto nel 963  è indicato nel sito della Santa Sede tra i Papi (https://www.vatican.va/content/vatican/it/holy-father/leone-viii.html) ; Benedetto IX rinunciò mentre era accusato di aver venduto il pontificato al suo successore Gregorio VI, che appunto fu  riconosciuto colpevole di simonia. Gregorio VI fu accusato al sinodo di Sutri nel 1046; il sinodo  prese atto delle dimissioni di Benedetto IX, depose Silvestro III (eletto dopo la rinuncia di Benedetto IX e lui anche simoniaco), il Sinodo accettò la rinuncia o depose (non è chiaro cosa accadde davvero) Gregorio VI e infine elesse un nuovo Papa che prese il nome di Clemente II. [196]

Negli ultimi tempi vari autori hanno affrontato il tema della deposizione di un Papa eretico.[197]

Il Papa che cade in eresia notoria e manifestamente divulgata, ipso facto e prima di ogni sentenza dichiaratoria, dice il famoso testo di Wernz e Vidal citato più sopra, è privato della sua potestà di giurisdizione; la sentenza meramente dichiaratoria dell’eresia papale non fa che il Papa eretico sia giudicato ma lo mostra giudicato cioè dichiara il fatto del crimine per cui è eretico e si è separato dalla Chiesa.

Dio certamente non vuole che un Papa eretico guidi visibilmente la sua Chiesa e dona alla Chiesa strumenti per intervenire in tale caso.

Tutto questo fa capire molto chiaramente che il principio: “Prima Sedes a nemine iudicatur” non significa che il Papa non può mai essere assolutamente giudicato da alcuno.

Dio giudica il Papa, e coloro che hanno lo Spirito Santo ugualmente nella luce di Dio e della sua Verità possono giudicare le azioni del Papa e quindi possono affermare che sbaglia, pecca o che addirittura che è eretico o scismatico e possono arrivare a rendersi conto che è decaduto dalla sua funzione appunto per eresia o scisma; la storia della Chiesa, le affermazioni dei grandi teologi, le affermazioni di Wernz Vidal, di Ghirlanda etc. sono molto chiare a riguardo.

Faccio notare peraltro che anche il Papa si confessa e la Confessione è appunto un giudizio cui il Papa si sottopone …

D’altra parte se il Papa non è sempre infallibile è evidente che si può dare il caso di un Papa che sbaglia e l’errore può essere anche grave e andare contro la salus animarum che è la legge suprema dell’ordinamento canonico.[198]

Il canone 1752 è molto chiaro: “Can. 1752 – Nelle cause di trasferimento si applichino le disposizioni del can. 1747, attenendosi a princípi di equità canonica e avendo presente la salvezza delle anime, che deve sempre essere nella Chiesa legge suprema.”

Ovviamente la salvezza delle anime comporta l’esame e il giudizio, nella luce dello Spirito di Verità, anche delle affermazioni del Papa e comporta la radicale opposizione ad un Papa che diffonde errori e mina tale salvezza delle anime, come abbiamo visto e tale opposizione può arrivare al riconoscimento della reale decadenza del Papa dalla sua funzione a causa di eresia o scisma.

Dio ci illumini a fondo su questo punto.

Concludendo questo paragrafo ed elaborando quanto dicono i grandi teologi citati possiamo affermare che di fronte ai reali gravi errori di un Papa in campo dottrinale i fedeli devono capire   innanzitutto capire che essi, guidati dallo Spirito Santo, possono rendersi conto di tali errori e possono giudicare errate le affermazioni del Papa e hanno innanzitutto la forza della preghiera per poter cambiare la situazione. La preghiera va intesa qui in senso ampio cioè come vita sotto la guida dello Spirito Santo; si prega, in questa linea, non solo quando si celebra la s. Messa o la Liturgia delle Ore ma anche quando guidati dallo Spirito Santo si agisce per il bene della Chiesa per combattere gli errori in oggetto, con conferenze, libri  incontrando Vescovi, intellettuali etc. Lo Spirito Santo certamente non vuole che si diffondano errori nella Chiesa da parte del suo Capo visibile ma, in alcuni casi, non vuole intervenire in modo diretto, vuole servirsi di noi e appunto la nostra preghiera deve essere lasciarci guidare in tutto da questo Spirito appunto perché si realizzi la sua volontà e cessi tale diffusione di insegnamenti devianti nella Chiesa. Anzitutto occorre intervenire presso lo stesso Papa perché si corregga, tuttavia nel caso che il Papa abbia messo pubblicamente in pericolo la salvezza delle anime si può operare una correzione pubblica (cfr. S. Tommaso d’ Aquino Super Gal. , c. 2 l. 3); se il Pontefice mostra di non voler accettare la correzione, occorre percorrere altre strade. Se la situazione lo permette e i Vescovi e Cardinali sono d’accordo si può operare per arrivare ad una dichiarazione di decadenza del Papa per eresia ma ciò può essere in vari casi difficile o impossibile, in questi casi occorre seguire più decisamente altre vie: anzitutto la celebrazione di ss. Messe per questo fine, la supplica a Dio in varie forme, pratiche penitenziali, esercizi spirituali, incontri di preghiera con gruppi di fedeli, conferenze che spieghino bene gli errori in cui è caduto il Papa, catechesi, video etc.; lo Spirito Santo è estremamente “creativo” e sapiente nel farci scoprire azioni efficaci a questo scopo, se ci lasciano guidare da Lui. Possibilmente occorre conquistare a questa causa grandi gruppi di fedeli e appunto indirizzarli a pregare e fare penitenza per questo scopo, così da rendere particolarmente forte, diffusa e insistente la preghiera per questo fine.

Occorre rendersi conto che se Dio permette che un Papa sbagli e anche gravemente non è per la dannazione dei fedeli ma perché si lascino guidare da Dio e con  l’aiuto di Dio crescano in santità e in fervore e appunto con la loro preghiera intensa giungano ad ottenere la grazia della liberazione della Chiesa da tali errori.

8) Cosa è accaduto quando un Papa ha sbagliato riguardo alla dottrina?

Ma domandiamoci : cosa è successo quando il Papa ha sbagliato riguardo alla dottrina?

Diciamo anzitutto che in questi casi ovviamente vale il precetto biblico fissato chiaramente negli Atti degli Apostoli per cui: “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (At. 5,29).
E ancora: “Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono”.(At. 4, 29ss)

Se un superiore, fosse anche il Papa, sbaglia e si oppone alla Verità, occorre seguire la Verità e non il superiore. La vera obbedienza è a Dio e a coloro che comandano legittimamente secondo la Legge di Dio.  S. Tommaso afferma a questo riguardo che : “… due sono i motivi per cui un suddito può non esser tenuto a ubbidire in tutto al proprio superiore.

Primo, per il comando di un’autorità più grande. Nel commentare, infatti, quel detto dell’Apostolo: “Coloro che resistono si tirano addosso la condanna”, la Glossa commenta: “Se l’amministratore comanda una cosa, dovrai forse farla, se comanda contro gli ordini del proconsole? E se lo stesso proconsole ti comanda una cosa, mentre l’imperatore ne comanda un’altra, c’è forse da dubitare che bisogna ubbidire a quest’ultimo senza badare al primo? Perciò se l’imperatore comanda una cosa, e Dio comanda il contrario, si deve ubbidire a Dio senza badare all’imperatore”.

Secondo, un suddito non è tenuto a ubbidire al superiore, se questi gli comanda cose nelle quali non è a lui sottoposto.” [199]

Ordunque allorché i Papi, nel passato hanno commesso evidenti errori, alcuni prelati, guidati dallo Spirito Santo, come s. Paolo, se ne sono accorti e hanno denunciato tali errori.

E cosa hanno fatto quei Papi dinanzi a tali denunce? Alcuni Papi hanno accolto umilmente la correzione e hanno cambiato le loro affermazioni [200]… Altri Papi non pare abbiano accolto con umiltà tale correzione , pensiamo al caso di Pasquale II dinanzi alla correzione fatta da s. Bruno di Segni[201], pensiamo al caso di Giovanni XXII dinanzi alla correzione fatta da p. Waleys o.p.; ricordiamo che questo domenicano fu addirittura condannato dal s. Uffizio per aver difeso la verità contro gli errori del Papa.[202] In questi casi in cui i Papi non hanno accolto umilmente la giusta correzione si è attuata in certo modo la famosa affermazione di s. Antonio da Padova per cui : la Verità genera odio.  Dice più precisamente s. Antonio: “Cristo dice: «Io sono la verità» (Gv 14,6). Chi predica la verità professa Cristo. Chi invece nella predicazione tace la verità rinnega Cristo. «La verità genera l’odio» (Terenzio), e quindi alcuni, per non incorrere nell’odio di certe persone, si coprono la bocca con il manto del silenzio. Se predicassero la verità, se dicessero le cose come stanno, come la stessa verità esige e come la sacra Scrittura espressamente comanda, incorrerebbero – se non mi inganno – nell’odio dei carnali e forse questi li scaccerebbero dalla loro sinagoga; siccome si regolano sull’esempio degli uomini, temono lo scandalo degli uomini, mentre non è lecito rinunciare alla verità per timore dello scandalo.” [203] I veri uomini di Dio non si sono fatti intimidire dai potenti e dai loro sostenitori e hanno detto chiaramente la verità anche riguardo agli errori  dei Papi; così facendo ci hanno lasciato anche uno splendido esempio di coraggio e fortezza che nello Spirito Santo siamo chiamati a imitare per il vero bene delle anime e dello stesso Papa.

Domandiamoci ancora: e i buoni e illuminati teologi che si opponevano alle affermazioni del Papa come avevano fatto a capire che il Papa sbagliava? Guidati dallo Spirito Santo, sulla base della  Bibbia e della Tradizione; infatti il Papa, come visto, non può andare contro la Bibbia e la Tradizione … Il Papa non è Dio e non può andare contro Dio che parla  …

Domandiamoci infine: ma quando i Papi erravano c’erano teologi che difendevano tale errore? Certo che c’erano e probabilmente non erano pochi .… perché nei momenti in cui i “grandi” attaccano la sana dottrina non è strano che tanti seguano i “grandi” e non la Verità!

In questa linea è significativo che :“Il cardinale di Inghilterra Wolsey, insieme a tutti i vescovi del paese, con l’eccezione del vescovo di Rochester, John Fisher, appoggiarono il tentativo del re di cancellare il suo primo e legittimo matrimonio. Come Fisher, anche Tommaso Moro, laico e cancelliere del re, gli rifiutò il suo sostegno. Entrambi vennero martirizzati e in seguito canonizzati.”[204]

Quindi seguì Enrico VIII nei suoi errori la stragrande maggioranza dei Vescovi inglesi … solo il Vescovo di Rochester si oppose e morì martire … Nel caso dell’errore di Pasquale II con il “pravilegium” è molto interessante notare come dopo  un forte contrasto iniziale di molti Vescovi contro l’errore papale alla fine rimase quasi solo s. Bruno di Segni a opporsi a tale “eresia” [205]

Anche nel caso dell’errore di Giovanni XXII molti Vescovi si schierarono dalla parte dell’errore, e Thomas Waleys e Durand de Saint-Pourçain per la loro opposizione a tale errore furono processati e condannati …  come si può vedere in un articolo di Trottmann su tale questione.[206]

9) Esame di alcune interessanti affermazioni di mons. Fernández, presunto ghostwriter di Amoris Laetitia, riguardo al cambiamento di dottrina realizzato dal Papa attraverso tale esortazione.

In un articolo di commento all’ Amoris Laetitia, intitolato “El capítulo VIII de Amoris Laetitia: lo que queda después de la tormenta.”[207] mons. Fernández, presunto autore nascosto della stessa esortazione ha affermato che il cambiamento realizzato da Papa Francesco è possibile e accettabile perché è possibile un’evoluzione nella comprensione della Chiesa sulla propria dottrina e sulle sue conseguenze disciplinari. Quindi ha fatto alcuni esempi storici: il Concilio Vaticano II ha sostanzialmente modificato le idee forti (cfr. DH 2-3) espresse da Papa Gregorio XVI, in Mirari vos (MV 15), e nel Sillabo di Pio IX (1864), in cui la libertà religiosa è condannata come uno dei principali “errori”; l’evoluzione sulla questione della possibilità di salvezza al di fuori della Chiesa cattolica;  l’evoluzione sulla questione della schiavitù, tenendo conto delle affermazioni di Papa Niccolò V e quindi della  Bolla Romanus Pontifex del 1455. Questi cambiamenti dottrinali determinarono vari cambiamenti nella disciplina (p. 460s).

Di fronte a questi esempi che mostrerebbero come l’evoluzione non è avvenuta “sulla stessa linea” di quanto detto prima,  il monsignore ha affermato che cadono in un errore di “fissismo magisteriale” coloro che sostengono che questi confronti non siano convincenti e insistono sul fatto che qualsiasi evoluzione deve aver luogo sulla stessa linea di quanto detto in precedenza dalla Chiesa (cfr. p. 461) … poco dopo mons. Fernández deve affermare, però, che Amoris Laetitia dà origine a un nuovo cambiamento, che non implica una contraddizione con l’insegnamento precedente, ma un’evoluzione armoniosa e continuità creativa (cfr. p. 462).

È ovvio che la Chiesa cresce nella conoscenza e nell’accoglienza del Vangelo, ma, secondo mons. Fernández, alcuni hanno un enorme difficoltà ad ammettere che una certa evoluzione possa accadere nelle cose legate alla sessualità (cfr. p. 461)…

Nello stesso articolo mons. Fernández attacca coloro che “sueñan con una doctrina monolítica defendida por todos sin matices” (EG 40), cioè sognano una dottrina monolitica difesa da tutti senza sfumature (cfr. p. 465). Quindi mons. Fernández attacca gli oppositori di Papa Francesco che, a suo parere, cercano di forzare gli altri ad assumere una certa logica, all’interno della quale non c’è uscita e quindi sottopongono il Vangelo a una sorta di matematica teologica e morale, sicché non esiste altra scelta che accettare tutta la logica e le conseguenze di questo modo di usare la ragione; costoro canonizzano, secondo Fernández, “una” ragione,  un certo tipo di ragionamento, una filosofia a cui il Vangelo e l’intera Chiesa deve sottomettersi; per essi una certa ragione occupa il posto del Vangelo e dell’azione dello Spirito nella sua Chiesa e le Scritture servono solo a illustrare la logica di “quella” ragione, amministrata da un gruppo oligarchico di eticisti  (cfr. p. 465s).

Il Vangelo, però, continua il monsignore,  non è racchiuso in una filosofia e se un certo modo di usare la ragione è assolutizzato solo coloro che possiedono quella struttura mentale saranno in grado di interpretare quella dottrina e quella Rivelazione, e si collocano anche al di sopra del Papa ma in questo modo si perderebbe la visione soprannaturale della Chiesa e del ministero petrino (cfr. p. 465s).

Esaminerò qui di seguito le affermazioni di mons. Fernández, presunto autore nascosto di Amoris Laetitia, riprendendo quello che ho detto in questo capitolo; tale esame appare importante appunto perché è il presunto autore nascosto di questa esortazione di Papa Francesco.

a) Mons. Fernández non fonda in modo adeguato la questione della legittimità o illeggittimità dei cambiamenti apportati dal Papa.

Nella lettera ai Galati leggiamo: “Mi meraviglio che, così in fretta, da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo voi passiate a un altro vangelo. Però non ce n’è un altro, se non che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Ma se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!”(Galati 1, 6ss)

Come dissero i Vescovi tedeschi : “Il Papa è soggetto al diritto divino e vincolato dall’ordinamento dato da Gesù Cristo alla sua Chiesa. Il Papa non può modificare la costituzione che la Chiesa ha ricevuto dal suo Fondatore…. La Costituzione della Chiesa appoggia i suoi cardini su un fondamento che viene da Dio e quindi non può essere in balia dell’arbitrio umano…. Come il Concilio Vaticano ha esposto con parole chiare e comprensibili e e come la natura stessa della cosa si manifesta, l’infallibilità è una proprietà che si riferisce solo al supremo Magistero del Papa; e questo coincide precisamente con l’ambito del Magistero infallibile della Chiesa in genere ed è legato a ciò che è contenuto nella S. Scrittura e nella Tradizione, come pure alle definizioni già emanate dal Magistero ecclesiastico”. [208]. Sottolineo: il Papa è soggetto al diritto divino e vincolato dall’ordinamento dato da Gesù Cristo alla sua Chiesa … il Papa non può modificare la costituzione che la Chiesa ha ricevuto dal suo Fondatore…. la Costituzione della Chiesa appoggia i suoi cardini su un fondamento che viene da Dio e quindi non può essere in balia dell’arbitrio umano;  l’infallibilità … si riferisce solo al supremo Magistero del Papa e questo  è legato a ciò che è contenuto nella S. Scrittura e nella Tradizione, come pure alle definizioni già emanate dal Magistero ecclesiastico.

La Congregazione per la Dottrina della Fede ha affermato: “Il Romano Pontefice è — come tutti i fedeli — sottomesso alla Parola di Dio, alla fede cattolica ed è garante dell’obbedienza della Chiesa e, in questo senso, servus servorum. Egli non decide secondo il proprio arbitrio, ma dà voce alla volontà del Signore, che parla all’uomo nella Scrittura vissuta ed interpretata dalla Tradizione; in altri termini, la episkopè del Primato ha i limiti che procedono dalla legge divina e dall’inviolabile costituzione divina della Chiesa contenuta nella Rivelazione. (Cf. Dichiarazione collettiva dei Vescovi tedeschi, genn.-febbr. 1875: Denz-Hün, n. 3114.) Il Successore di Pietro è la roccia che, contro l’arbitrarietà e il conformismo, garantisce una rigorosa fedeltà alla Parola di Dio: ne segue anche il carattere martirologico del suo Primato.”[209]

Il Romano Pontefice è sottomesso alla Parola di Dio, alla fede cattolica . Egli non deve decidere secondo il proprio arbitrio, ma deve dare voce alla volontà del Signore, che parla all’uomo nella Scrittura vissuta ed interpretata dalla Tradizione; in altri termini, la episkopè del Primato ha i limiti che procedono dalla legge divina e dall’inviolabile costituzione divina della Chiesa contenuta nella Rivelazione. Il Papa deve essere fedele alla Parola di Dio, e il Signore parla all’uomo nella Scrittura vissuta ed interpretata dalla Tradizione.

Continua la stessa Congregazione:“ Per il carattere supremo della potestà del Primato, non v’è alcuna istanza cui il Romano Pontefice debba rispondere giuridicamente dell’esercizio del dono ricevuto …  Tuttavia, ciò non significa che il Papa abbia un potere assoluto.”[210]

Il Papa non ha un potere assoluto ma ha un potere limitato dalla legge divina e dall’inviolabile costituzione divina della Chiesa contenuta nella Rivelazione.  Il Magistero deve essere fedele alla S. Scrittura e alla Tradizione. Neppure il Papa può deformare o distruggere il sacro deposito!

Il : “ .. Magistero … non è al di sopra della Parola di Dio, ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito Santo, piamente la ascolta, santamente la custodisce e fedelmente la espone, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone da credere come rivelato da Dio ».[211]

Il Papa è dunque al servizio della Parola di Dio, Papa Benedetto XVI disse :“ La potestà di insegnare, nella Chiesa, comporta un impegno a servizio dell’obbedienza alla fede. Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo.”[212]

Il Papa è e deve essere consapevole di essere, nelle sue grandi decisioni, legato alla grande comunità della fede di tutti i tempi, alle interpretazioni vincolanti cresciute lungo il cammino pellegrinante della Chiesa, cioè ai dogmi e alle affermazioni definitive fissate dalla Chiesa nel corso dei secoli. Il potere del Papa non sta al di sopra della Parola di Dio ma è al servizio di essa e su di lui incombe la responsabilità di far sì che questa Parola di Dio continui a rimanere presente nella sua grandezza e a risuonare nella purezza della sua Verità, così che non venga fatta a pezzi dagli errori. La Cattedra è simbolo della potestà di  insegnamento, ma tale insegnamento va attuato in profonda obbedienza alla Verità che si manifesta in quella Parola perché tale Verità risplenda tra noi e ci indichi il cammino verso il Cielo.[213]

Quanto detto in questo paragrafo e più generalmente quanto visto in questo capitolo ci permette di affermare che mons. Fernández nel suo articolo anzitutto non fonda in modo adeguato la questione della legittimità o illeggittimità dei cambiamenti apportati dal Papa, egli, più precisamente, non offre dati fondamentali, come quelli presentati qui sopra e in queto capitolo, per affrontare con precisione tale questione. Nell’articolo in questione mons. Fernández non usa mai la parola Tradizione e non precisa con chiarezza i limiti entro cui deve svolgersi l’azione del Papa.

La sua affermazione per cui Amoris Laetitia non implica una contraddizione con l’insegnamento precedente, ma un’evoluzione armoniosa e continuità creativa è molto vaga, come possiamo già intuire e come vedremo meglio nei prossimi paragrafi, e appunto non offre dei dati precisi fondamentali su cui basare, appunto nella Tradizione, i limiti dell’azione del Papa in campo dottrinale.

La legittimità o illeggittimità dei cambiamenti apportati dal Papa attraverso Amoris Laetitia va giudicata con precisione anzitutto partendo da questi dati fondamentali che ho indicato in questo paragrafo e in questo capitolo. Sono questi dati fondamentali che, sotto la guida dello Spirito Santo hanno fatto opporre nel corso dei secoli alcuni fedeli cattolici agli errori dei Papi. E sono proprio questi dati fondamentali che, come vedremo in questo libro, mostrano i grossi errori che il Papa diffonde attraverso Amoris Laetitia e fanno capire che l’opera di Papa Francesco sotto vari aspetti è una vera sovversione e non un’evoluzione della sana dottrina.

b) Mons. Fernández non precisa gli aspetti fondamentali del vero sviluppo della sana dottrina che permettono di distinguerlo dalle alterazioni di essa.

Ulteriormente, le affermazioni di mons. Fernández vanno esaminate tenendo conto della dottrina della Chiesa sul vero sviluppo della dottrina e sulle alterazioni di essa …

Come abbiamo visto in questo capitolo, nella lettera ai Galati leggiamo: “Mi meraviglio che, così in fretta, da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo voi passiate a un altro vangelo. Però non ce n’è un altro, se non che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Ma se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!”(Galati 1, 6ss)

S. Vincenzo di Lerins ha affermato : “Nella Chiesa Cattolica bisogna avere la più grande cura nel tenere ciò che è stato creduto dovunque, sempre e da tutti. Questo è veramente e propriamente cattolico … Ma questo avverrà certamente se noi seguiremo l’universalità, l’antichità, il consenso.
Seguiremo l’universalità in questo modo: se confesseremo come vera e unica fede quella che tutta la Chiesa professa in tutto il mondo; (seguiremo) l’antichità in questo modo: se non recederemo per nulla dai giudizi che evidentemente proclamarono i nostri santi antenati e padri; (seguiremo) il consenso parimenti cosi: se, in questa stessa antichità, noi accoglieremo le definizioni e le dottrine di tutti, o di quasi tutti, i Vescovi e i Maestri.”(mia traduzione da Sancti Vincentii Lirinensis “Commonitorium” PL 50, 640).

Il testo di s. Vincenzo aggiunge anche che se una parte della Chiesa si allontana dalla fede universale occorre preferire la sanità della Chiesa intera a qualche gruppo che si è pervertito; se l’eresia vuole contagiare tutta la Chiesa occorre che il cristiano si impegni ad aderire all’antica dottrina che è inattaccabile dall’eresia; se si scopre che in passato un errore è stato diffuso da un gruppo ampio di persone occorre far valere contro di esso i decreti di un Concilio universale ; se sorge una nuova opinione, mai affrontata prima dai sapienti della Chiesa occorre rimanere fermi a ciò che da tutti i veri Padri della Chiesa, approvati dalla stessa, fu affermato concordemente  (cfr. Sancti Vincentii Lirinensis “Commonitorium” PL 50, 640s).

Afferma ancora s. Vincenzo di Lerins che “Pertanto, annunziare ai cristiani cattolici qualcosa di diverso da ciò che hanno ricevuto non è mai stato lecito, non è assolutamente lecito e non sarà mai lecito; e anatemizzare coloro che annunziano qualcosa di diverso da ciò che una volta è stato ricevuto è sempre stato necessario, è assolutamente necessario e sarà sempre necessario” (mia traduzione da Sancti Vincentii Lirinensis “Commonitorium”, PL 50, 649).

Lo stesso santo ha spiegato ulteriormente che progresso nella sana dottrina cattolica ci sarà e sarà anche molto grande ma … : “Bisognerà tuttavia stare bene attenti che si tratti di un vero progresso della fede e non di un cambiamento. Il vero progresso avviene mediante lo sviluppo interno. …  Devono però rimanere sempre uguali il genere della dottrina, la dottrina stessa, il suo significato e il suo contenuto.  …  Anche il dogma della religione cristiana … Progredisce … . È necessario però che resti sempre assolutamente intatto e inalterato.

… È anzi giusto e del tutto logico escludere ogni contraddizione tra il prima e il dopo. ”[214]

Nella Costituzione Dogmatica “Dei Filius” leggiamo: “La dottrina della fede che Dio rivelò non è proposta alle menti umane come una invenzione filosofica da perfezionare, ma è stata consegnata alla Sposa di Cristo come divino deposito perché la custodisca fedelmente e la insegni con magistero infallibile. Quindi deve essere approvato in perpetuo quel significato dei sacri dogmi che la Santa Madre Chiesa ha dichiarato, né mai si deve recedere da quel significato con il pretesto o con le apparenze di una più completa intelligenza. Crescano dunque e gagliardamente progrediscano, lungo il corso delle età e dei secoli, l’intelligenza e la sapienza, sia dei secoli, sia degli uomini, come di tutta la Chiesa, ma nel proprio settore soltanto, cioè nel medesimo dogma, nel medesimo significato, nella medesima affermazione [Vinc. Lir. Common., n. 28].” [215]

Nella linea di queste affermazioni ricordiamo che il modernismo con i suoi errori è stato condannato dalla Chiesa e il giuramento antimodernista dice, tra l’altro: «Quarto: accolgo sinceramente la dottrina della fede trasmessa fino a noi dagli apostoli per mezzo dei padri ortodossi “nello stesso senso e sempre nello stesso contenuto”; e per questo respingo totalmente l’eretica invenzione dell’evoluzione dei dogmi, che passano da un significato all’altro, diverso da quello che prima ritenne la Chiesa» [216].

Lo sviluppo della dottrina implica che la fede rimanga sostanzialmente la stessa e che la dottrina vada intesa “nello stesso senso e sempre nello stesso contenuto” … altrimenti non si ha sviluppo ma deformazione e tradimento della dottrina …

Ricordo ancora che Commissione Teologica Internazionale in un importante documento di circa 30 anni fa ha ricordato che  san  J. H. Newman, famoso teologo inglese, ha offerto sette principi che indicano se lo sviluppo della dottrina si compie rettamente e non è una deformazione o una distruzione della verità diffusa da Cristo: “

1) Preservazione del tipo…

2) Continuità dei principi …

3) Potere di assimilazione …

4) Conseguenza logica …

5) Anticipazione del futuro …

6) Influsso preservatore del passato …

7) Vigore duraturo …”[217]

L’evoluzione vera si realizza nella linea di quanto detto qui sopra … altrimenti c’è perversione e cambiamento della dottrina …

Purtroppo anche su questo aspetto le affermazioni di mons. Fernández appaiono carenti , egli infatti, da una parte attacca genericamente i presunti “fissisti magisteriali” che ripetono che lo sviluppo deve andare nella stessa linea rispetto al passato, dall’altra afferma che Amoris Laetitia dà origine a un nuovo cambiamento, che non implica una contraddizione con l’insegnamento precedente, ma un’evoluzione armoniosa e una continuità creativa … ma non precisa chiaramente gli aspetti fondamentali del vero sviluppo della sana dottrina che lo distinguono dall’alterazione della stessa e  che invece  abbiamo visto molto bene indicati dai testi fondamentali che ho citato in questo capitolo e in questo paragrafo … Il termine continuità creativa usato da mons. Fernández è alquanto significativo della vaghezza delle sue affermazioni …

Mons. Fernández parla (p. 452s) dell’evoluzione che ci fu con Giovanni Paolo II   ma non fa notare che quella evoluzione era preparata da studi di moralisti ed era stata già presentata diversi anni prima dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, durante il Pontificato di Paolo VI … invece gli errori cui apre le porte Papa Francesco, specie alcuni, sono radicalmente  rigettati dalla dottrina precedente diffusa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e dai Papi. Come vedremo, l’Arcivescovo Hamer nella sua Lettera del 1975[218], parlando delle coppie divorziate risposate il cui matrimonio non era stato dichiarato nullo, allorché affermava che potevano essere ammesse a ricevere i Sacramenti “ .. se cercano di vivere secondo indicazioni dei principi morali cristiani”, non voleva dire altro se non che si astengano, come dice s. Giovanni Paolo II, dagli “atti propri delle coppie sposate” … questa norma severa è una testimonianza profetica alla irreversibile fedeltà dell’amore che lega Cristo alla sua Chiesa e mostra anche che l’amore degli sposi è incorporato al vero amore di Cristo (Ef. 5, 23-32). E l’ “approvata prassi” della Chiesa cui fa riferimento la Congregazione per la Dottrina della Fede in un documento del 1973, del Card. Seper, è, come vedremo meglio, è appunto quella precisata da Hamer nel 1975, quella per cui se un divorziato risposato vuole ricevere i Sacramenti, nel caso che per serie ragioni non possa cessare la coabitazione, deve pentirsi dei suoi peccati e proporsi di non peccare più e quindi astenersi dagli atti che sono propri di moglie e marito nonché evitare ogni scandalo. [219] … questa prassi approvata è stata quindi ripresa nella Familiaris Consortio da s. Giovanni Paolo II.[220]

Mons. Fernadez parla dell’evoluzione realizzata riguardo alla schiavitù e alla necessità di far parte della Chiesa per salvarsi ma non fa notare che tale evoluzione si è realizzata nella fedeltà alla Tradizione e attraverso molti secoli di approfondimenti realizzati anche da santi, da Dottori della Chiesa etc. e non in qualche mese e con Sinodi “manipolati” e appunto contro chiari dati della Tradizione, come vedremo che ha fatto Papa Francesco; in questa linea noto riguardo alla libertà religiosa che un documento della Commissione Teologica Internazionale afferma come attraverso 130 anni (si noti bene, 130 anni) di approfondimenti teologici e anche in situazioni politico-teologiche ben differenti si è passati dalla Mirari Vos alle affermazioni del Concilio Vaticano II e definisce tale evoluzione omogenea[221] …e si noti che appunto questo documento parla di evoluzione omogenea … non di evoluzione creativa, come fa mons. Fernández.

Inoltre quando mons. Fernández afferma che Amoris Laetitia realizza una evoluzione armoniosa e una continuità creativa rispetto alla dottrina precedente presenta un testo di R. Buttiglione (cfr. p. 462) ; vedremo in questo mio libro alcuni errori di questo professore italiano che emergono da vari suoi scritti . Qui mi pare interessante notare che, come vedremo, contrariamente a ciò che appare dalle affermazioni di Buttiglione l’alterazione della sana dottrina con Papa Francesco si è realizzata anche attraverso una volutamente imprecisa dottrina sulle attenuanti e sulla coscienza morale che porta a giustificare falsamente veri peccati gravi, praticamente a dispensare dalla Legge divina e quindi addirittura a dare i Sacramenti a chi è in notorio peccato grave con grande scandalo. Sulla Comunione ai peccatori notori un documento del Pontificio Consiglio per l’Interpretazione dei Testi Legislativi era stato molto chiaro nel precisare cosa afferma il diritto divino … che neppure il Papa può cambiare … [222]

Non vedo peraltro in mons. Fernández nell’articolo citato  qualche seria parola sul martirio … la Veritatis Splendor parla di martirio cui il cristiano deve essere pronto per non cedere al peccato … la Legge di Dio è indispensabile, perciò la dottrina cattolica ci obbliga a morire piuttosto che peccare, la carità rende pronti al martirio, come vedremo, ma mons. Fernández non ne parla e invece afferma indirettamente ma nettamente che l’evoluzione portata da Amoris Laetitia riguarda la sessualità giacché afferma che una evoluzione simile a quella capitata per la schiavitù etc. ad alcuni fa grande difficoltà che possa verificarsi in campo sessuale (cfr p. 461). Come vedremo, infatti,  vengono giustificati attraverso questa esortazione veri peccati gravi contro il sesto comandamento e praticamente viene autorizzata la dispensa ad esso, contro ciò che la Tradizione afferma e con grande scandalo. Attraverso questa esortazione, contro la Tradizione, ai peccatori notori che vivono nei peccati contrari a tale comandamento vengono concessi i Sacramenti senza che si propongano di non peccare e di fuggire le occasioni prossime di peccato, cioè senza che si propongano di vivere secondo la Legge divina, come vedremo … Attraverso questa esortazione si aprono le porte, come vdermo, alla legittimazione di peccati gravi e di gravi errori teologici …

Capiamo bene che in tale situazione di cedimento alla immoralità, che mons. Fernandez non critica e a cui non mostra di opporsi, ma che in certo modo appoggia, non si parli di martirio …

Indubbiamente sotto le parole evoluzione armoniosa e continuità creativa, usate da mons. Fernández si trova semplicemente alterazione e tradimento della sana dottrina.

Va notato peraltro che l’attacco generico di mons. Fernández a presunti “fissisti” non precisa chi sono coloro che lui vuole attaccare, chi sono coloro che dicono  quello che lui afferma e quindi non specifica ciò che essi precisamente dicono; Mons. Fernández, d’altra parte, non esamina con precisione e non confuta le affermazioni che sono state fatte pubblicamente contro le affermazioni del Papa … quindi la sua risposta ad esse è vaga e inconsistente …

c) Mons. Fernández non tocca minimamente né la questione dei limiti del ministero e dell’infallibilità del Papa né quella degli errori dei Papi nella storia.

Come abbiamo visto in questo capitolo, attraverso l’ufficio di insegnare, i Pastori, soprattutto il Papa, devono operare e vigilare  affinché il popolo di Dio rimanga nella Verità che libera e santifica e appunto: “Per compiere questo servizio, Cristo ha dotato i Pastori del carisma dell’infallibilità in materia di fede e di costumi.” (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 890) Come leggiamo nella “Lumen gentium”: “Di questa infallibilità il Romano Pontefice, capo del Collegio dei Vescovi, fruisce in virtù del suo ufficio, quando, quale supremo Pastore e Dottore di tutti i fedeli, che conferma nella fede i suoi fratelli, proclama con un atto definitivo una dottrina riguardante la fede o la morale. […] L’infallibilità promessa alla Chiesa risiede pure nel Corpo episcopale, quando questi esercita il supremo Magistero col Successore di Pietro” [223]

L’infallibilità di cui parliamo: “… della quale il divino Redentore volle provveduta la sua Chiesa nel definire la dottrina della fede e della morale, si estende tanto, quanto il deposito della divina Rivelazione …”[224]

Tuttavia, come abbiamo sottolineato in questo capitolo, il Papa non è sempre infallibile ma solo in certi casi:“ Il compito episcopale che il Romano Pontefice  …  è una funzione che implica un carisma: una speciale assistenza dello Spirito Santo al Successore di Pietro, che determina anche, in certi casi, la prerogativa dell’infallibilità.(Cf. ibidem: Denz-Hün, nn. 3073-3074; Conc. Vaticano II, Cost. dogm. “Lumen gentium”, 21.11.1964 , n. 25; CIC can. 749 § 1; CCEO can. 597 § 1.)”[225]

Più precisamente il carisma dell’infallibilità opera nel Papa quando egli parla ex cathedra : “Perciò Noi … con l’approvazione del sacro Concilio proclamiamo e definiamo dogma rivelato da Dio che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando esercita il suo supremo ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani, e in forza del suo supremo potere Apostolico definisce una dottrina circa la fede e i costumi, vincola tutta la Chiesa, per la divina assistenza a lui promessa nella persona del beato Pietro, gode di quell’infallibilità con cui il divino Redentore volle fosse corredata la sua Chiesa nel definire la dottrina intorno alla fede e ai costumi: pertanto tali definizioni del Romano Pontefice sono immutabili per se stesse, e non per il consenso della Chiesa.” [226]

Il Concilio Vaticano II fa eco alle affermazioni dogmatiche del Concilio Vaticano I appena viste e afferma: “  Di questa infallibilità il romano Pontefice, capo del collegio dei vescovi, fruisce in virtù del suo ufficio, quando, quale supremo pastore e dottore di tutti i fedeli che conferma nella fede i suoi fratelli (cfr. Lc 22,32), sancisce con atto definitivo una dottrina riguardante la fede e la morale [Cf. Conc. Vat. I, Cost. dogm. “Pastor aeternus”: Dz 1839 (3074) [Collantes 7.198]]. Perciò le sue definizioni giustamente sono dette irreformabili per se stesse e non in virtù del consenso della Chiesa, essendo esse pronunziate con l’assistenza dello Spirito Santo a lui promessa nella persona di san Pietro, per cui non hanno bisogno di una approvazione di altri, né ammettono appello alcuno ad altro giudizio.”[227]

Alcuni canoni del Codice di Diritto Canonico e vari documenti magisteriali del Papa e della Congregazione per la Dottrina della Fede hanno spiegato più a fondo vari livelli di coinvolgimento dell’ autorità che si possono trovare nei documenti magisteriali  [228]

Occorre comunque avere ben chiaro che : “ … l’infallibilità in questioni di fede e di morale e data soltanto quando un Papa propone alla fede di tutta la Chiesa una dottrina di fede rivelata. Egli però non può proporre alla fede della Chiesa -come a lui rivelata- sue personali esperienze di vita, sue soggettive valutazioni o determinate teorie filosofiche o teologiche. Perché la rivelazione nella sua realtà costitutiva si è definitivamente conclusa con la morte dell’ultimo apostolo.”[229]

Il Papa è infallibile in alcune occasioni, non sempre, in altre occasioni può sbagliare … e diffondere errori che sono, ovviamente, contrari alla sana interpretazione della divina Parola. Abbiamo visto vari casi, in questo capitolo in cui alcuni Papi hanno  affermato cose errate con evidente scandalo, purtroppo. Particolarmente famoso è il caso di Papa Onorio che addirittura fu condannato e anatemizzato da un Papa, Leone II, e quindi da altri Papi  e da Concili Ecumenici dopo la sua morte [230].

Abbiamo visto anche il caso dell’errore di Papa  Liberio .[231]

Abbiamo esaminato il caso dell’errore di Papa Giovanni XXII[232]

Ulteriormente abbiamo visto il caso dell’errore di Pasquale II.

S. Bruno di Segni definì : “ … il trattato di Ponte Mammolo, firmato da Pasquale II un’ «eresia», richiamando le determinazioni di molti concili: «Chi difende l’eresia ‒ scrive ‒ è eretico. Nessuno può dire che questa non sia un’eresia».”[233]                                                                        La  Congregazione per la  Dottrina della Fede ha ammesso errori da parte dei Papi “Non sono mancati nella storia del Papato errori umani e mancanze anche gravi: Pietro stesso, infatti, riconosceva di essere peccatore (Cf. Lc 5,8.).  Pietro, uomo debole, fu eletto come roccia, proprio perché fosse palese che la vittoria è soltanto di Cristo e non risultato delle forze umane. Il Signore volle portare in vasi fragili (Cf. 2 Cor 4,7.) il proprio tesoro attraverso i tempi: così la fragilità umana è diventata segno della verità delle promesse divine e della misericordia di Dio. (Cf. Giovanni Paolo II, Lett. Enc. “Ut Unum Sint”, del 25.5.1995, nn. 91-94.) “[234]

Il Papa è dunque infallibile in certi momenti e non sempre, il suo Magistero deve essere fedele alla S. Scrittura e alla Tradizione, non ha potere sulla Legge divina naturale o positiva e non può modificare la costituzione che la Chiesa ha ricevuto dal suo Fondatore …. quando il Magistero papale non è fedele alla S. Scrittura e alla Tradizione, quando supera i limiti fissati dalla Chiesa alla sua attività ecco l’errore papale che ovviamente è di particolarissima gravità …

Queste verità così importanti che abbiamo appena ripetuto sono del tutto messe da parte da Mons. Fernández, egli non tocca minimamente la questione dei limiti dell’infallibilità papale e degli errori dei Papi nella storia. Il prelato argentino nell’articolo che stiamo esaminando in certi passi se la prende con gli oppositori del Papa che, a suo parere,  sottopongono il Vangelo a una sorta di matematica teologica e morale, per essi una certa ragione occupa il posto del Vangelo e dell’azione dello Spirito nella sua Chiesa e le Scritture servono solo a illustrare la logica di “quella” ragione, amministrata da un gruppo oligarchico di eticisti che sono i soli capaci di interpretare la dottrina e la Rivelazione, e si collocano anche al di sopra del Papa e che quindi perdono la visione soprannaturale della Chiesa e del ministero petrino. Mons. Fernández non specifica di chi sta parlando e cosa dicono realmente coloro che lui attacca e appunto non specifica i limiti del potere papale … il suo attacco è vago e lascia del tutto intatte e pienamente valide le affermazioni di coloro che sulla base della sana dottrina e della storia della Chiesa hanno attaccato duramente le affermazioni papali. Il fatto che non si parli in tale articolo con precisione di limiti dell’azione papale e di errori dei Papi nella storia e d’altra parte che si attacchino coloro che si oppongono al Papa mettendosi sopra a lui , ingenera o può ingenerare nel lettore poco esperto l’idea che il Papa va sempre seguito e che praticamente è sempre infallibile e quindi è assurdo mettersi sopra di lui, anzi chi si mette contro gli errori del Papa sembra che si voglia mettere sopra di lui, quindi voglia prendere un posto che non ha …   Il Papa è infallibile in alcuni casi ma non sempre e appunto fuori dei casi di infallibilità può sbagliare, dice la sana dottrina, e ovviamente allorché sbaglia non bisogna seguirlo nell’errore ma anzi bisogna con sapienza e coraggio opporsi ad esso, e la storia della Chiesa, cui mons. Fernández fa forte riferimento, ce lo insegna chiaramente.

Lo Spirito Santo, che guida la Chiesa, dona ai fedeli luce per riconoscere errori nelle affermazioni del Papa o di altri Pastori e dona la forza e la sapienza per opporsi ad essi;  S. Tommaso d’Aquino, afferma in questa linea : «[Il credente] non deve dare il proprio assenso a un prelato che pecca contro la fede (…). Esso non è del tutto scusato per l’ignoranza, poiché l’habitus della fede inclina a rifiutare una tale predicazione, in quanto insegna tutto quanto è necessario alla salvezza. Ugualmente, poiché non si deve accordare credito troppo facilmente a qualunque spirito, non dovrà assentire quando verrà predicato qualcosa di insolito, ma occorrerà invece che si informi o semplicemente ponga la sua fede in Dio, senza cercare di avventurarsi nei divini misteri».[235]

d) Mons. Fernández non tocca in nessun modo il caso del Papa eretico.

Nella linea vista finora, mons. Fernández tace riguardo alla questione del Papa eretico …

A questo riguardo degli errori papali abbiamo visto che già Papa Adriano II affermò che il Papa non era mai stato giudicato tranne in caso di eresia, per eresia infatti Papa Onorio era stato giudicato e condannato post-mortem, agli inferiori infatti, proseguiva Papa Adriano, è lecito resistere ai superiori in caso di eresia e respingere i loro malvagi giudizi  [236] Il can. Si Papa (p. I, dist. 40, c. 6) del Decreto di Graziano [237] dice chiaramente che il Papa non deve essere giudicato a meno che non devii dalla fede; nel Corpus Iuris Canonici [238] viene precisato che tale canone si basa su alcune affermazioni di s. Bonifacio che furono confermate da Nauclerus e riportate da un testo del Card. Deusdedit pubblicato al tempo del Papa Vittore III [239]

Nell’edizione critica di questo libro del card. Deusdedit, realizzata da V. Wolf von Glanvell, il testo che ci interessa di s. Bonifacio si trova in altro numero, rispetto all’edizione di Martinucci, è collocata infatti sempre nel prima libro ma al n. CCCVI e non al n. CCXXXI [240]

Appunto nell’edizione critica del testo del card. Deusdedit [241] si precisa che   le affermazioni di s. Bonifacio non si sa da qualche fonte siano state tratte. Esse, comunque, sono nel preciso solco della dottrina cattolica infatti seguono ciò che già disse Adriano II [242] e dopo di lui s. Isidoro [243], come vedemmo più sopra.

Papa Innocenzo III mostrò di accettare pienamente l’affermazione per cui il Papa che devia dalla fede può essere giudicato infatti  disse: “In tantum enim fides mihi necessaria est, ut cum de ceteris peccatis solum Deum judicem habeam, propter solum peccatum quod in fide committitur possem ab Ecclesia judicari. Nam qui non credit, jam judicalus est (Joan. III).”[244] Per noi è importante tradurre, in particolare, alcune parole di questa affermazione “solo per il peccato che commettessi in materia di fede potrei essere giudicato dalla Chiesa”  Inoltre lo stesso Innocenzo III affermò: “Il Papa può essere giudicato dagli uomini o meglio può essere mostrato come giudicato se manca per eresia, perché chi non crede è già stato giudicato.” [245]

La dottrina cattolica cattolica prevede anche il caso che un Papa affermi eresie e che per questo decada dalla sua posizione.

S. Alfonso prevede la possibilità che un Papa eretico sia deposto da un Concilio : “ 63 … Rispondiamo non dubitarsi che in qualche caso il concilio può esser giudice del papa, ma quando? In due soli casi: quando il Papa è eretico dichiarato o quando è dubbio, siccome abbiamo veduto essersi proceduto nel concilio pisano e costanziese; ma fuori di questi due casi il concilio non ha alcuna autorità sopra de’ pontefici, ma il concilio è tenuto ubbidire al papa, come abbiam provato di sopra con tanti attestati degli stessi concilj. … 67 … Ma noi rispondiamo non esser dubbio che il Papa possa essere deposto dal concilio, quando fosse stato dichiarato eretico, come quegli che definisse una dottrina opposta alla divina legge … 68. Del resto certamente Innocenzo non intese con tali parole di dire che il papa, fuori del caso di eresia, anche fosse sottoposto al concilio contro l’autorità di tanti pontefici suoi predecessori, che avevano dichiarato il contrario. S. Bonifacio scrisse: A nemine (pontifex) est iudicandus, nisi deprehendatur a fide devius ( Can. 6. Si papa dist. 4. ).” [246]

Un Papa pubblicamente eretico deve essere privato del suo potere , dice il testo di Wernz Vidal, e precisa “ut omnes fere admittunt” [247] …

G. Ghirlanda ha scritto, come vedemmo più sopra, a questo riguardo un interessante articolo che contiene qualche imprecisione abbastanza grave[248]. Alcune delle affermazioni esatte del prof. Ghirlanda sono state riprese in un articolo dal prof. Romano che ha affermato: “In dottrina si considera anche la possibilità della sede vacante per notoria apostasia, eresia o scisma del Papa.  … È il caso, ammesso in dottrina, della notoria apostasia, eresia e scisma, nella quale il Romano Pontefice potrebbe cadere, ma come «dottore privato» che non impegna l’assenso dei fedeli, perché per fede nell’infallibilità personale che il Romano Pontefice ha nello svolgimento del suo ufficio, e quindi nell’assistenza dello Spirito Santo, dobbiamo dire che egli non può fare affermazioni eretiche volendo impegnare la sua autorità primaziale, perché, se così facesse, decadrebbe ipso iure dal suo ufficio».” [249]

Ovviamente è sulla base della Tradizione che il Papa viene riconosciuto eretico.

Il Papa può cadere in eresia e sulla base di precisi dati della s. Tradizione proprio qualche settimana prima della pubblicazione di questo articolo di mons. Fernández un nutrito gruppo di Vescovi, teologi e intellettuali cattolici aveva accusato il Papa Francesco di diffondere eresie …  Mons. Fernández non dà una seria risposta a tali affermazioni, esse appaiono in realtà realizzate su di un piano teologico molto solido, che l’articolo in questione non tocca.

Mons. Fernández non dice che tra i Papi del passato ce ne sono alcuni che hanno compiuto colossali errori teologici (Liberio, Onorio, Giovanni XXII, Pasquale II etc.) e che uno di loro fu anche dichiarato eretico dopo la morte in un Concilio Ecumenico (Onorio I) … e non tratta minimamente della questione del Papa eretico …

Mons. Fernández parla di Vangelo ma non precisa che la S. Scrittura rimanda alla Tradizione … e che nella Tradizione si conosce veramente la Scrittura; appunto forti delle indicazioni della Tradizione e quindi della Scrittura nel passato santi e teologi si sono opposti agli errori dei Papi e sulla base di essa hanno affermato in alcuni casi l’eresia di qualche Papa e ugualmente sulla base della Tradizione ovviamente si può giungere a dichiarare eretico un Papa, come emerge chiaramente da ciò che abbiamo visto in questo paragrafo e più generalmente in questo capitolo !

E la Tradizione, e quindi la s. Scrittura, si oppone chiaramente agli errori di Papa Bergoglio come hanno affermato tanti teologi e intellettuali cattolici riguardo ad Amoris Laetitia e  come dico chiaramente io in tutto questo libro.

L’articolo di mons. Fernández non presenta la piena verità storica e teologica delle cose, è teologicamente superficiale e  contiene anche alcuni chiari errori che esaminerò nel corso di questo mio libro. Un articolo del genere non solo è incapace di difendere il Papa ma porta a pensare che dietro gli errori di Amoris Laetitia ci sia anche la superficialità, la debolezza  teologica e gli errori che questo articolo denota …

Dio intervenga e molto presto!

10) Il grave dovere del superiore, soprattutto del Papa, di correggere l’inferiore che pecca o che diffonde errori in campo dottrinale.

Vieni, Santo Spirito,

manda a noi dal cielo

un raggio della tua Luce.

Gli errori che mons. Fernández ha diffuso nell’articolo esaminato nei precedenti paragrafi non sono stati condannati dal Papa … questo ci porta ad alcune importanti riflessioni sulla correzione che i superiori devono esercitare sui loro sudditi e sull’azione del Papa Francesco a riguardo.

S. Tommaso afferma : “ … ci sono due tipi di correzione. La prima, che è un atto di carità, e che tende principalmente ad emendare mediante la semplice ammonizione un fratello che pecca. E questa correzione spetta a chiunque abbia la carità, suddito o prelato. – C’è poi una seconda correzione che è un atto di giustizia, nella quale si mira al bene comune, che viene procurato non soltanto mediante l’ammonizione, ma talvolta anche con la punizione, perché gli altri che temono desistano dal peccare. E questa correzione spetta ai soli prelati, ai quali spetta non soltanto di ammonire, ma anche di correggere punendo.” (IIª-IIae q. 33 a. 3 co. mia traduzione)

Quindi vi è una duplice correzione, una che viene più direttamente dalla carità e ad essa tutti sono obbligati e una che procede più direttamente dalla giustizia e questa spetta ai prelati. Tale correzione riguarda sia i peccati che gli errori dottrinali , come vedremo meglio più avanti.  La responsabilità dei prelati in ordine alla correzione dei sudditi è di particolare gravità, come il Dottore Angelico precisa: “ Anche nella correzione fraterna, che tutti possono fare, il dovere dei prelati è più grave, come dice S. Agostino. Infatti come una persona principalmente deve dare benefici temporali a coloro dei quali ha la cura temporale, così è tenuto di più a dare benefici spirituali come la correzione, l’insegnamento, ecc., a quelli che sono affidati alla sua cura spirituale. Perciò S. Girolamo non intende dire che il precetto della correzione fraterna riguarda soltanto i sacerdoti; ma che li riguarda in maniera speciale.” (IIª-IIae q. 33 a. 3 ad 1 mia traduzione)  I sacerdoti e soprattutto il Papa hanno una specialissima responsabilità riguardo alla correzione dei loro sudditi che peccano.

S. Alfonso, riprendendo s. Tommaso, afferma riguardo alla correzione fraterna che essa è è un’ ammonizione con la quale si tenta di convertire l’uomo dal peccato in cui si trova. Tutti siamo membra di un corpo e dobbiamo aiutarci a vicenda nella carità anche correggendoci. La correzione fraterna riguarda in particolare il peccato mortale in cui la persona si trova a vivere, e sebbene l’obbligo di tale correzione riguardi tutti, essa ricade in particolare sui prelati. [250]

La Croce sacra sia la nostra luce.

S. Giovanni Paolo II afferma: “Nei casi, poi, di gravi mancanze e, ancor più, di delitti che recano danno alla testimonianza stessa del Vangelo, specie quando accade da parte dei ministri della Chiesa, il Vescovo deve essere forte e deciso, giusto e sereno. Egli è tenuto ad intervenire prontamente, secondo le norme canoniche stabilite, sia per la correzione e il bene spirituale del sacro ministro, sia per la riparazione dello scandalo e il ristabilimento della giustizia, come pure per quanto riguarda la protezione e l’aiuto alle vittime. “ [251] Lo stesso s. Giovanni Paolo II, parlando del Vescovo come uditore e custode della Parola affermò che la missione : “… dell’insegnamento propria dei Vescovi consiste nel custodire santamente e annunciare coraggiosamente la fede.[252] … In effetti, il senso del munus docendi episcopale scaturisce dalla natura stessa di ciò che dev’essere custodito, cioè il deposito della fede.”[253] Il Vescovo deve custodire con amore la parola e difenderla con coraggio e questo implica che deve vigilare e correggere gli errori che si diffondono. Continua s. Giovanni Paolo II: “ … la Parola tramandata, la Tradizione, è divenuta sempre più consapevolmente Parola di vita e, intanto, il compito del suo annuncio e della sua custodia si è progressivamente realizzato … ” [254] Cristo ha affidato ai Pastori in modo particolare la sua Parola perché sia custodita rettamente e rettamente trasmessa, senza errori! E il Vescovo deve, perciò, vigilare sulla catechesi di cui è primo responsabile nella Diocesi: “Anche nell’ambito della catechesi è evidente che il Vescovo è il catechista per eccellenza. …  è compito sempre attuale del Vescovo assumere l’alta direzione della catechesi.)”[255]

La Croce sacra sia la nostra luce.

Nel Codice di Diritto Canonico leggiamo al can. 436: “- §1. Nelle diocesi suffraganee spetta al Metropolita: 1) vigilare perché la fede e la disciplina ecclesiastica siano accuratamente osservate, e informare il Romano Pontefice su eventuali abusi … ”

Al can. 810 leggiamo che l’autorità competente deve operare perché nelle università cattoliche : “ … siano nominati docenti i quali, oltre che per l’idoneità scientifica e pedagogica, eccellano per integrità di dottrina e per probità di vita … Le Conferenze Episcopali e i Vescovi diocesani interessati hanno il dovere e il diritto di vigilare, che nelle medesime università siano osservati fedelmente i principi della dottrina cattolica.”

E lo stesso Codice di Diritto Canonico afferma, riguardo alla potestà del Papa, al can. 331 – Il Vescovo della Chiesa di Roma …  in forza del suo ufficio, ha potestà ordinaria suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa …”

Tutto questo ci fa capire che il superiore e soprattutto il Papa deve correggere il suo suddito che compie errori nella dottrina soprattutto se tali errori sono pubblici con evidente scandalo dei fedeli, il Direttorio per la vita dei Vescovi afferma ai nn. 123.124 e 126 riguardo al compito di vigilanza del Vescovo sull’integrità dottrinale: “ Compito del Vescovo non è soltanto quello di attendere personalmente all’annunzio del Vangelo, ma anche quello di presiedere a tutto il ministero della predicazione nella diocesi, e vigilare soprattutto sull’integrità dottrinale del suo gregge e sull’osservanza diligente delle norme canoniche in quest’ambito (Cf. Codex Iuris Canonici, cann. 386 § 1; 756 § 2 e 889; Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale Pastores Gregis, 29; 44.).  … Al Vescovo compete vigilare sull’idoneità dei ministri della parola, e ha la facoltà di imporre condizioni particolari per l’esercizio della predicazione (Cf. Codex Iuris Canonici, can. 764.).  …  È principale responsabilità del Vescovo vigilare sulla ortodossia e integrità dell’insegnamento della dottrina cristiana, senza esitare a far uso della sua autorità quando il caso lo richieda.  … 126. … è dovere del Vescovo, in forza dell’autorità ricevuta da Cristo stesso, vigilare per difendere fermamente l’integrità e l’unità della fede, in modo tale che il deposito della fede sia conservato e trasmesso fedelmente e che le posizioni particolari siano unificate nell’integrità del Vangelo di Cristo. ” [256] Se questo si dice dei Vescovi tanto più lo si deve afferma riguardo al Papa … Quindi manca gravemente al suo compito il Vescovo e ancora di più il Papa che non corregge gli errori che si diffondono tra i suoi fedeli. Vedremo durante tutto questo libro come Papa Francesco ha disatteso radicalmente a questo suo fondamentale dovere non solo non condannando evidenti errori ma anche elogiando in vario modo e sostenendo chi li attua a tutto vantaggio del “cambio di paradigma” cioè del radicale cambiamento di dottrina che questo Papa sta attuando . Papa Francesco non è intervenuto a correggere le affermazioni di mons. Fernández … e vedremo come non correggerà molte altre dichiarazioni e documenti di Vescovi ; egli, più precisamente, non solo non ha condannato evidenti errori ma ha anche elogiato in vario modo e sostenuto chi li attua, come Fernández, a tutto vantaggio del cosiddetto “cambio di paradigma”.

Nella Bibbia leggiamo del sacerdote Eli che fu punito da Dio perché lasciò che i suoi figli compissero il male (cfr.1 Sam. 2 e 3) , spero sinceramente che il Papa corregga come suo dovere chi sta sbagliando e ripari gli errori che sta diffondendo sicché Dio non debba intervenire con la sua invincibile giustizia come ha fatto con Eli e i suoi figli.

Sorga Dio e i suoi nemici siano dispersi (Sl. 68)

11) Mia risposta ad un articolo di Fastiggi e Goldstein riguardo alla critica pubblica degli errori del Papa.

Quello che ho scritto e che voi leggerete in questo libro mi permette di rispondere efficacemente alle affermazioni del prof. Fastiggi e della dottoressa  Dawn Goldstein raccolte in un articolo pubblicato su La Stampa [257]; questa risposta mi pare importante perché quello che il prof. Fastiggi e la dottoressa Goldstein dicono della Correctio Filialis può essere rivolto anche contro questo mio libro.

L’articolo afferma che vari critici di  Amoris laetitia  nel loro contrasto alle affermazioni del Papa Francesco non seguono le linee guida per i teologi pubblicate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1990 nel documento “Donum Veritatis” [258] in vari aspetti del loro agire, come vedremo qui di seguito ;

1) la  “Correctio Filialis” riporta i commenti fatti da Papa Francesco in conferenze stampa, lettere private, ecc., senza tener conto dell’autorevolezza di queste dichiarazioni e del loro contesto;

2) le critiche  secondo cui Papa Francesco non vuole l’ortodossia, si basano quindi su impressioni soggettive derivate da dichiarazioni per lo più non autorevoli del Papa e non sul vero Magistero di questo Papa;

3) gli  autori della “Correctio Filialis” omettono prove che invaliderebbe la loro affermazione secondo cui Francesco sta aprendo le porte ad errori;

4) molti eminenti critici di Amoris laetitia operano contro l’unità della carità e contro la necessità di evitare giudizi avventati perché danno le peggiori interpretazioni possibili alle dichiarazioni e alle azioni di Papa Francesco;

5) gli autori della “Correctio Filialis”, inoltre, presentano le loro opinioni come se fossero fatti non discutibili piuttosto che opinioni personali quando dicono che “le parole, le azioni e le omissioni” di Papa Francesco, in combinazione con alcuni passaggi di  Amoris Laetitia  “servono a propagare eresie all’interno della Chiesa “.

7) i sostenitori della  “Correctio filialis”, stanno creando una specie di “magistero parallelo” dei teologi che può recare grande danno spirituale in quanto opposto al Magistero dei Pastori; questo atteggiamento indicherebbe una grave perdita del senso della verità e del senso della Chiesa in tali sostenitori;

8) certi critici di Amoris Laetitia si presentano come i portavoce di una comunità autonoma che si contrappone a una lettura ortodossa delle parole di Papa Francesco in un documento di alto livello magisteriale e operano al di fuori dell’habitus della teologia;

9) l’invio di petizioni che accusano il Santo Padre di promuovere direttamente o indirettamente le eresie, come fanno certi critici di Amoris Laetitia, non pare attuarsi nella linea di una “riflessione intensa e paziente” aperta alla correzione da parte dei colleghi teologi; i critici di  Amoris Laetitia  non paiono accogliere le critiche costruttive alle loro affermazioni.

Mi permetto di rispondere al prof. Fastiggi facendo notare anzitutto che la “Donum Veritatis” va letta nella luce di tutta la Tradizione, va letta, in particolare, nella luce della regola fondamentale della Chiesa che è la salvezza delle anime.

Se un Papa opera chiaramente per diffondere direttamente o indirettamente degli errori che mettono chiaramente in pericolo la salvezza delle anime, ovviamente i fedeli, appunto per la salvezza delle anime, devono opporsi a lui anche pubblicamente e smascherare i suoi errori.

S. Tommaso afferma : “ … ubi immineret periculum fidei, etiam publice essent praelati a subditis arguendi.”(II-II q. 33, a. 4 ad 2) Quando fosse imminente un pericolo per la fede, i sudditi dovrebbero rimproverare i loro prelati anche pubblicamente.

S. Pietro affermò significativamente: “Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini.”.(Atti 4, 29)

Quando gli errori di un Papa mettono in pericolo le anime, Dio ci porta ad agire anche pubblicamente per smascherare e condannare gli errori  appunto per avvertire e salvare quelle anime.

S. Paolo agì in questo modo contro s. Pietro, che allora era Papa, come dice la lettera ai Galati.

Purtroppo gli errori di Papa Francesco sono estremamente perniciosi per la salvezza delle anime quindi occorre smascherarli e condannarli pubblicamente perché tutti sappiano e si allontanino da tali deviazioni dottrinali.

Peraltro molti hanno cercato di correggere privatamente questo Papa , alcuni cardinali hanno presentato Dubia[259]  … ma il Sommo Pontefice si ostina a non rispondere.

Ci troviamo dinanzi ad un comportamento inqualificabile di questo Papa, comportamento che si spiega molto bene, però, considerando che Francesco sta diffondendo errori in modo diretto e indiretto ma con “discrezione” anche attraverso i suoi sostenitori … e ovviamente se rispondesse direttamente, sulla base della linea che mostra di seguire, a coloro che hanno chiesto chiarimenti o a coloro che si sono permessi di correggerlo, si smaschererebbero in modo più evidente i suoi errori e ciò gli causerebbe grossi guai e potrebbe portare una parte della Chiesa ad allontanarsi da lui a causa appunto di tali evidenti deviazioni dalla sana dottrina.

Rispondendo più direttamente ai rilievi fatti da Fastiggi e Goldstein ai critici di Amoris Laetitia dico che le affermazioni di vari critici, tra cui anche le mie, come vedremo, si basano non su impressioni soggettive derivate da dichiarazioni per lo più non autorevoli del Papa ma dall’insieme delle sue parole e azioni per le quali vediamo nella Chiesa chiaramente propagarsi evidenti errori diffusi in varia forma anche da Vescovi e significativamente non corretti dal Papa.

L’attuale Papa opera in modo “discreto” determinando con la sua azione diretta e indiretta gravi danni alle anime e gravi scandali, come appunto tutto questo mio libro dimostra chiaramente; molto significativo a riguardo è il fatto che importanti collaboratori del Papa hanno parlato,  riguardo alla sua azione in campo dottrinale, di “cambio di paradigma” [260], espressione molto forte  che, interpretata rettamente alla luce di quanto accade nella Chiesa, indica appunto non una evoluzione ma un cambiamento di dottrina, cioè indica tradimento della sana dottrina attraverso la diffusione di errori molto gravi.

La situazione che si è creata in questi tempi evidentemente non appare contemplata dalla “Donum Veritatis” appunto perché questo Papa sta diffondendo direttamente o indirettamente, come potrete leggere in questo mio libro, errori gravissimi che oltre a rendere invalidi i Sacramenti, in vari casi,  fanno credere ai fedeli che è divenuto praticamente lecito compiere veri peccati gravi e addirittura ricevere i Sacramenti pur continuando a compiere tali peccati e senza proporsi di non farli più, in questa linea la salvezza eterna delle anime è in gravissimo pericolo e lo Spirito Santo invita i fedeli che si rendono conto di tali errori ad agire per, ripeto, opporsi ad essi e smascherarli chiaramente sicché tutti i fedeli si impegnino decisamente a prendere le distanze da tali deviazioni dottrinali e a camminare sulla linea della sana dottrina verso la salvezza; come abbiamo detto: la salvezza delle anime è la legge suprema della Chiesa e quindi di ogni fedele .

La critica seria che viene fatta all’Amoris Laetitia, come vedrete leggendo questo libro, tiene conto, contrariamente a ciò che dice l’articolo in esame, dell’autorevolezza dei documenti della Chiesa e appunto in base ad essi riconosce i chiari errori che Papa Francesco sta direttamente o indirettamente diffondendo, in modo “discreto” ma efficace!

La critica seria che viene fatta al Papa tiene conto, come detto, di quello che lui, con le sue parole e azioni, sta determinando nella Chiesa; il fatto che il Papa possa avere detto qualcosa di giusto non cancella il fatto che stia operando in varie forme per diffondere gravi errori; le affermazioni giuste che il Sommo Pontefice potrebbe avere detto o ha detto non sono supportate, come vedrete, dall’impegno per farle osservare e quindi restano lettera morta! Peraltro il discorso del Papa del gennaio 2016 alla Rota romana, di cui parla l’articolo di Goldstein e Fastiggi:

1) è stato pronunciato prima di Amoris Laetitia;

2) è un discorso, quindi non ha l’autorevolezza di una esortazione papale;

3) può essere facilmente interpretato in senso conforma ad Amoris Laetitia e agli errori cui essa ha aperto le porte, infatti tale discorso non si oppone nettamente agli errori che attraverso Amoris Laetitia vengono diffusi, cioè non afferma che per confessarsi occorre il proposito di non peccare, non afferma che l’adulterio è vietato sempre e per sempre, non afferma che la coscienza non può riconoscere sinceramente che Dio le permette di continuare a infrangere i comandamenti con atti oggettivamente gravi … etc.

I critici seri di Amoris Laetitia non emettono giudizi avventati, come dice l’articolo in oggetto, ma, come vedrete leggendo questo libro o esaminando altri testi in questa linea, giudizi fondati su parole e azioni del Papa. Dopo vari anni di pontificato si vede chiaramente, come mostro chiaramente in questo mio libro, ciò che Papa Francesco sta realizzando nella Chiesa direttamente o indirettamente, cioè anche grazie a collaboratori che, appunto nella linea del suo operato, diffondono errori e producono scandali, senza che il Papa intervenga per bloccarli!

I critici seri di Amoris Laetitia, inoltre, presentano le loro opinioni come fatti non discutibili piuttosto che opinioni personali, appunto perché si basano non solo su affermazioni del Papa ma su ciò che lui sta concretamente realizzando direttamente e indirettamente nella Chiesa anche con l’aiuto dei suoi collaboratori i cui errori ovviamente egli non corregge in quanto seguono il “cambio di paradigma” che lui stesso sta portando avanti.

I critici seri di Amoris Laetitia con la loro azione anche su siti Internet non stanno creando un Magistero parallelo ma, contrariamente a ciò che dice l’articolo in oggetto, stanno ribadendo il Magistero bimillenario cui il Papa si oppone in modo discreto ma netto, direttamente o indirettamente, come mostrano le sue azioni; il “magistero parallelo” lo sta quindi creando il Papa non i critici seri di Amoris Laetitia …

Questo comportamento dei critici di Amoris Laetitia, contrariamente a ciò che afferma l’articolo in oggetto, non indica una grave perdita del senso della verità e del senso della Chiesa, ma manifesta precisamente il contrario, cioè manifesta attaccamento alla Verità e vero senso della Chiesa e più in particolare manifesta che lo Spirito Santo continua a parlare nella Chiesa anche quando un Papa diffonde evidenti e gravissimi errori, inoltre manifesta che se un Papa con i suoi errori mette in pericolo la salvezza eterna delle anime lo Spirito Santo comanda di opporsi a lui in modo netto e pubblico appunto per salvare le anime ingannate da tali errori, s. Tommaso, guidato dallo Spirito Santo, ha potuto perciò affermare, come visto: “ … ubi immineret periculum fidei, etiam publice essent praelati a subditis arguendi.”(II-II q. 33, a. 4 ad 2) Quando fosse imminente un pericolo per la fede, i sudditi dovrebbero rimproverare i loro prelati anche pubblicamente.

Joseph Ratzinger , poi Benedetto XVI, ha scritto quanto segue “«La fede si norma sui dati oggettivi della Scrittura e del dogma … la critica dei pronunciamenti papali sarà possibile e addirittura necessaria, nella misura in cui manca di sostegno nella Scrittura e nel Credo, cioè nella fede di tutta la Chiesa.
Quando non è possibile né il consenso di tutta la Chiesa, né è disponibile una chiara evidenza delle fonti, una decisione vincolante definitiva non è possibile. Se fosse formalmente accaduto, un tale evento, mancherebbero le condizioni per un tale atto, e pertanto dovrebbe essere sollevata una questione sulla sua legittimità». [261]

In alcuni casi occorre dunque criticare i pronunciamenti papali … e in alcuni casi tale critica va fatta pubblicamente.

Questi critici seri di Amoris Laetitia, contrariamente a ciò che afferma l’articolo, si presentano come i portavoce di ciò che la Chiesa ha affermato con somma autorevolezza in 2000 anni di cristianesimo e operano secondo le indicazioni della retta fede e della retta teologia nella linea dell’azione realizzata anche da  Pastori e teologi in altri momenti storici di fronte a chiari errori realizzati da Papi.

La storia, come visto, conosce vari casi di errori papali, e appunto anche allora uomini di Chiesa, facendosi portavoce della sana dottrina, si mossero per contrastare tali errori.

Nell’articolo in oggetto si criticano i commentatori di Amoris Laetitia che affermano di avere il diritto di parlare contro Amoris Laetitia  perché il Papa non ha reso loro l’opinione abbastanza chiara,  non so bene a quali critici si riferiscano qui la dottoressa Goldstein e il prof.  Fastiggi ma di certo io e vari altri critici parliamo dopo aver capito molto bene ciò che il Papa sta facendo direttamente o indirettamente … le prove sono molto chiare, e questo mio libro, insieme con gli scritti di altri critici, le mette in evidenza; quanto appena detto confuta le affermazioni dell’ articolo secondo cui l’atteggiamento dei critici di Amoris Laetitia non sembra riflettere un atteggiamento di “riflessione intensa e paziente” che è aperto alla correzione da parte dei colleghi teologi, infatti la critica seria e fondata su Amoris Laetitia non si basa su dottrine da interpretare ma su fatti e su parole che li sostengono e che mostrano chiaramente come il Papa sta chiaramente tradendo la sana dottrina e sta diffondendo in vario modo colossali e perniciosi errori, purtroppo!

Dio intervenga!

12) Mia risposta ad un altro articolo del prof. Fastiggi che non mette in evidenza che il Papa può sbagliare e addirittura cadere in eresia, come insegna la sana dottrina e la storia della Chiesa.

Quanto a ciò che dice Fastiggi, in un altro articolo, per difendere il Papa attuale [262] mi pare che una efficace e documentata  risposta alle affermazioni del teologo americano sia proprio in questo mio libro …

Accanto alla verità , che Fastiggi ha presentato, per cui il Papa è infallibile in alcune occasioni e ad altre verità sul Papa e sul nostro rapporto con lui, è bene che Fastiggi metta in evidenza che nella storia si ricordano anche Papi che hanno fatto scandalosi errori, come ho spiegato nell’introduzione di questo mio libro; sottolinei, per esempio, che Papa Onorio fu condannato per eresia [263] … che s. Bruno di Segni si oppose chiaramente agli errori di Pasquale II[264], parli di Papa Liberio, di Papa Giovanni XXII  etc. etc. … e dica che in dottrina si considera chiaramente la possibilità che un Papa possa cadere in eresia [265] … metta in evidenza, anche, che  la Congregazione per la Dottrina della Fede ha ammesso errori da parte dei Papi “Non sono mancati nella storia del Papato errori umani e mancanze anche gravi: Pietro stesso, infatti, riconosceva di essere peccatore(Cf. Lc 5,8.).  Pietro, uomo debole, fu eletto come roccia, proprio perché fosse palese che la vittoria è soltanto di Cristo e non risultato delle forze umane. Il Signore volle portare in vasi fragili (Cf. 2 Cor 4,7.) il proprio tesoro attraverso i tempi: così la fragilità umana è diventata segno della verità delle promesse divine e della misericordia di Dio. (Cf. Giovanni Paolo II, Lett. Enc. “Ut Unum Sint”,, del 25.5.1995, nn. 91-94.) “[266] … ovviamente se il prof. Fastiggi vorrà studiare a fondo la storia si ricorderà che quando i Papi commettevano “errori umani e mancanze anche gravi” anche in campo dottrinale erano, spesso, pochi quelli che li facevano notare e che si opponevano direttamente ad essi[267] … Vedo che il prof. Fastiggi cita spesso la “Veritatis Donum” ma lo invito a considerare tale testo nella luce della Bibbia e di tutta la Tradizione… gli ricordo, per , che in caso di scandalo per errori diffusi da Papa o Vescovi è del tutto lecito ai teologi di avvertire i fedeli degli errori e di quindi di intervenire pubblicamente, come dissi più sopra, perché il principio fondamentale della dottrina cattolica è la salvezza delle anime! Per la Legge di Cristo, come spiega s. Tommaso, la correzione è un’ opera di misericordia che spetta a tutti nei riguardi di qualunque persona, verso la quale siamo tenuti ad avere la carità, quando in essa troviamo qualche cosa da correggere; il superiore va corretto con dovuto rispetto ma tale correzione può essere anche fatta pubblicamente infatti, precisa l’ Aquinate, quando ci fosse un pericolo per la fede, i sudditi sarebbero tenuti a rimproverare i loro prelati anche pubblicamente, perciò s. Paolo, che pure era suddito di S. Pietro, per il pericolo di scandalo nella fede, lo rimproverò pubblicamente in Antiochia (Gal 2). San Tommaso d’Aquino nota che questo rimprovero pubblico di un inferiore al superiore fu lecito in ragione dell’imminente pericolo di scandalo concernente la fede (cfr. II-II, q. 33, a. 4 ad 2)

Dice più precisamente s. Tommaso: “ … ubi immineret periculum fidei, etiam publice essent praelati a subditis arguendi.”(II-II q. 33, a. 4 ad 2) Quando fosse imminente un pericolo per la fede, i sudditi dovrebbero rimproverare i loro prelati anche pubblicamente. La salvezza delle anime è la legge suprema della Chiesa.

… Sappiamo bene che s. Tommaso conosceva bene ciò che dice la Bibbia … e non mi pare sia mai stata considerata eretica la sua dottrina su questo punto della correzione del superiore.

Joseph Ratzinger , poi Benedetto XVI, ha scritto quanto segue “«La fede si norma sui dati oggettivi della Scrittura e del dogma … la critica dei pronunciamenti papali sarà possibile e addirittura necessaria, nella misura in cui manca di sostegno nella Scrittura e nel Credo, cioè nella fede di tutta la Chiesa.
Quando non è possibile né il consenso di tutta la Chiesa, né è disponibile una chiara evidenza delle fonti, una decisione vincolante definitiva non è possibile. Se fosse formalmente accaduto, un tale evento, mancherebbero le condizioni per un tale atto, e pertanto dovrebbe essere sollevata una questione sulla sua legittimità». (“Das neue Volk Gottes: Entwürfe zur Ekklesiologie”, (Düsseldorf: Patmos, 1972) p. 144;“Fede, ragione, verità e amore” , (Lindau 2009), p. 400.)

Vedemmo che s. Roberto Bellarmino affermava che:“Come è lecito resistere al Pontefice che aggredisce il corpo così è lecito resistere al Papa che aggredisce le anime  o che turba lo Stato, e molto di più se cerca di distruggere la Chiesa; è lecito resistere a tale Papa non eseguendo ciò che comanda e impedendo che sia eseguita la sua volontà …” [268]

Purtroppo  Papa Francesco, come dimostro in questo libro, sta cercando di sovvertire la sana dottrina e di errori ne ha commessi parecchi … Non so se al prof. Fastiggi interessa più difendere il Papa o la salvezza delle anime e la Verità di Cristo …

Se al prof. Fastiggi interessa difendere la Verità di Cristo  lo invito a far sentire la sua voce contro gli errori e i relativi scandali cui questo Papa sta aprendo le porte e di cui parlo abbondantemente in questo mio libro abbastanza voluminoso …

Se invece interessa al prof. Fastiggi che, grazie all’opera di questo Papa, come mostreremo in questo libro, gli adulteri restino nel loro peccato e ricevano i Sacramenti senza contrizione e senza proporsi di osservare tutta la Legge di Dio e  facciano così  la Comunione, se gli interessa che coloro che praticano l’omosessualità restino nel loro peccato e ricevano i Sacramenti senza contrizione e senza proporsi di osservare tutta la Legge di Dio e  facciano così  la Comunione, se gli interessa che si continuino a diffondere errori: sulla carità, sulla coscienza morale , sulla dottrina vera di s. Tommaso, sulla Legge divina e sulla legge naturale; se gli interessa che la Bonino , famosa anti-cattolica e abortista, sia considerata una grande d’ Italia, se gli interessa che noti LGBT leggano alle s. Messe papali  … se gli interessa che la gente sia scandalizzata e resti tale per quanto vede fare e dire di contrario alla sana dottrina dal Papa e da Vescovi e Cardinali etc. etc.  …  se insomma, al prof. Fastiggi interessa che il “cambio di paradigma”, con tutti gli errori che esso porta con sé e con grave danno per le anime, continui ad andare avanti, prosegua il prof. Fastiggi a difendere gli errori di questo Papa.

Papa Francesco infatti come dimostrerò in tutto questo mio libro:

-attraverso Amoris Laetitia ha aperto le porte dei Sacramenti ad adulteri e omosessuali attivi che non hanno il proposito di vivere secondo la Legge divina e quindi mancano di contrizione;

-attraverso Amoris Laetitia diffonde il “cambio di paradigma” con  errori:  sulla carità, sulla coscienza morale , sulla dottrina vera di s. Tommaso, sulla Legge divina e sulla legge naturale etc.

-ha considerato la Bonino , famosa anti-cattolica e abortista, una grande d’ Italia[269], …

-ha evidentemente permesso che LGBT leggano alle s. Messe papali [270]

-etc.etc.

Ricordo a tutti che il cristiano segue Cristo che chiama: alla castità e non all’adulterio, alla vita secondo natura e non ai peccati contro natura come l’omosessualità, alla contrizione e quindi al proposito di cambiare vita e non alla perseveranza nel peccato, alla dottrina cattolica e  non a quella LGBT, alla retta coscienza e non al lassismo, alla Legge divina e non ad una vaga legge naturale,  alla vera “legge di gradualità” e non alla “gradualità della Legge”, Cristo chiama a dire la Verità scomoda e non a rimanere in silenzio di fronte ai misfatti dei regimi comunisti … come il regime comunista cinese … etc.etc.

Ricordo a tutti finalmente che non sarà il Papa a giudicarci, ma Cristo stesso che certamente ci ha dato il Papa come suo Vicario ma non ce lo ha dato come Dio infallibile … invece Cristo ci ha dato lo Spirito Santo come infallibile assistente che ci guidi a tutta la Verità …

Nel giudizio non sarà sufficiente aver seguito e sostenuto semplicemente il Papa ma sarà necessario aver seguito e sostenuto la Verità di Cristo che insegna la vera castità, la vera carità, la vera prudenza … etc. etc. Non per nulla, d’altra parte s. Paolo ha scritto: “Mi meraviglio che, così in fretta, da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo voi passiate a un altro vangelo. Però non ce n’è un altro, se non che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Ma se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!”(Galati 1, 6ss)

… se anche noi stessi, cioè un Apostolo, o un Papa, oppure un angelo dal cielo … vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema!

Dio ci illumini sempre meglio.

 

Note 

 

[1]Paolo VI “Discorso del Papa al Sacro Collegio” , Lunedì, 18 maggio 1970, www.vatican.va ,

http://www.vatican.va/content/paul-vi/it/speeches/1970/documents/hf_p-vi_spe_19700518_sacro-collegio.html

[2]Congregazione per la Dottrina della Fede “Lettera ai Vescovi della Chiesa sulla cura pastorale delle persone omosessuali”, 10.1.1986 n. 5, www.vatican.va  , http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19861001_homosexual-persons_it.html

[3]Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione “Donum Veritatis” del 24.5.1990, nn. 1-3, www.vatican.va , http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19900524_theologian-vocation_it.html

[4]J. Ratzinger, “Introduzione”, in  Congregazione per la Dottrina della Fede, “Sulla pastorale dei divorziati risposati” , LEV, Città del Vaticano 1998, p. 20-29., www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19980101_ratzinger-comm-divorced_it.html#_ftn1

[5]“Epistula XXIII”, www.augustinus.it , https://www.augustinus.it/latino/lettere/lettera_023_testo.htm

[6]Traduzione tratta dal sito www.augustinus.it  che pubblica online le opere dell’editrice Città Nuova https://www.www.augustinus.it .it/italiano/lettere/index2.htm

[7]S. Gregorio Magno “Regola Pastorale” p. II, n. 4,  in Magno, Gregorio. “Omelie sui Vangeli. Regola pastorale” (Classici della religione) (Italian Edition) (posizione nel Kindle 7926ss). UTET, 2013 Edizione del Kindle.

[8]Cfr. S. Gregorio Magno “Regola Pastorale” p. II, n. 4,  in Magno, Gregorio. “Omelie sui Vangeli. Regola pastorale” (Classici della religione) (Italian Edition)  UTET, 2013 Edizione del Kindle.

[9]Cfr. S. Gregorio Magno “Regola Pastorale” p. II, n. 4,  in Magno, Gregorio. “Omelie sui Vangeli. Regola pastorale” (Classici della religione) (Italian Edition) UTET, 2013 Edizione del Kindle.

[10] “Codice di Diritto Canonico”, can. 212, § 2 e 3

[11]“Correctio Filialis De Haeresibus Propagatis”, http://www.correctiofilialis.org/it/;  http://www.correctiofilialis.org/wp-content/uploads/2017/08/Correctio-filialis_Italiano.pdf

[12]S. Agostino, “Discorso 162/C”,  traduzione tratta dal sito www.augustinus.it  che pubblica online le opere dell’editrice Città Nuova, http://www.augustinus.it/italiano/discorsi/discorso_575_testo.htm

[13]“Codice di Diritto Canonico”, can. 212, § 2 e 3, www.vatican.va ,   http://www.vatican.va/archive/cod-iuris-canonici/ita/documents/cic_libroII_208-223_it.html#TITOLO_I

[14]Cfr. “Catechismo Tridentino”, ed. Cantagalli 1992, n. 112  https://www.maranatha.it/catrident/13page.htm

[15]Concilio Vaticano II, Decr. “Apostolicam actuositatem”, 2: AAS 58 (1966) 838-839.

[16]Congregazione per la Dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998 n. 3 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[17]Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998 nota n. 8, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[18]Cfr. S. Giovanni Paolo II, Lett. Enc. “Ut unum sint” del 25.5.1995 , nn. 90s, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_25051995_ut-unum-sint.html

[19]Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998 n. 3, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[20]N. Cipriani “Il primato del vescovo di Roma nel primo millennio” in Credere Oggi , Edizioni Messaggero Padova, sito consultato il 27.10.2020  https://www.credereoggi.it/upload/1998/articolo103_35.asp

[21]Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998  n.4 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[22]Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Lumen gentium”, 21.11.1964 , n. 20

[23]Comitato congiunto di coordinamento per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa “Il ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio”3.10.2008, www.chiesa.espressonline.it,  http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1341814.html .

[24]Cfr. Conc. Vaticano I, Cost. dogm. “Pastor aeternus”, proemio; Heinrich Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003, n. n. 3051; S. Leone I Magno, “Tractatus in Natale eiusdem”, IV, 2: CCL 138, p. 19;   Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998  n.4 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html)

[25]Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Lumen gentium”, 21.11.1964 , 22: AAS 57 (1965) 26. , www.vatican.va,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html

[26]Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 23: AAS 57 (1965) 27  www.vatican.va,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html

[27]Cfr. Gv 17,21-23; Conc. Vaticano II, Decr. “Unitatis redintegratio”, n. 1; Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 8-XII-1975, n. 77: AAS 68 (1976) 69; Giovanni Paolo II, Lett. Enc. “Ut unum sint”, 25.5.1995, n. 98; Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998  n. 4, www.vatican.va ,   http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[28]Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Lumen gentium”, 21.11.1964 , n.27 , www.vatican.va,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html

[29]Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Lumen gentium”, 21.11.1964 , 19: AAS 57 (1965) 22, www.vatican.va,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html

[30]Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998  n. 4, www.vatican.va ,   http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[31]Cfr. Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998  n. 5, www.vatican.va ,   http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[32]Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa “Lumen gentium”, 21.11.1964 , 27, www.vatican.va,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html

[33]Giovanni Paolo II, Lett. Enc. “Ut Unum Sint”, del 25.5.1995, n. 95, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_25051995_ut-unum-sint.html

[34]Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Lumen gentium”, 21.11.1964 , 22: AAS 57 (1965) 26  , www.vatican.va,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html

[35]Cfr. Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998  n. 6, www.vatican.va ,   http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[36]Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998  n. 6, www.vatican.va ,   http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[37]S. Giovanni Paolo II, Lett. Enc.  “Ut unum sint”, 25.5.1995,  n. 93, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_25051995_ut-unum-sint.html

[38]Cfr. Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998  n. 7 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[39]S. Giovanni Paolo II “Ut Unum Sint”, 25.5.1995,  n. 94 , www.vatican.va , http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_25051995_ut-unum-sint.html#$46

[40]Cfr. S. Giovanni Paolo II “Ut Unum Sint”, del 25.5.1995, n. 94 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_25051995_ut-unum-sint.html#$46

[41]Cfr. S. Giovanni Paolo II “Ut Unum Sint”, del 25.5.1995, n. 93s , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_25051995_ut-unum-sint.html#$46

[42]Concilio Vaticano II, Decr. “Presbyterorum ordinis”, 4 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_decree_19651207_presbyterorum-ordinis_it.html

[43]Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Lumen gentium”, 21.11.1964 , 25 , www.vatican.va,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html  ; cfr. “Catechismo della Chiesa Cattolica” n. 888

[44]Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998  n.9, www.vatican.va ,   http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[45]Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Lumen gentium”, 21.11.1964  n. 25, , www.vatican.va,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html

[46]Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Lumen gentium”, 21.11.1964  n. 25, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html#_ftn77 ; cfr. Conc. Vat. I, Cost. dogm. Dei Filius, 3: Dz 1792 (3011) [Collantes 1.070]; cfr. anche  la nota aggiunta allo Schema I De Eccl. (desunta da S. Rob. Bellarmino): Mansi 51, 579C; e lo Schema riformato della Cost. II De Ecclesia Christi, con il commento Kleutgen: Mansi 53, 313AB. Pio IX, Lett. Tuas libenter: Dz 1683 (2879) [Collantes 7.174].] ; cfr. CIC, cann. 1322-1323 [nel nuovo Codice: cann. 747-750]

[47]Cfr. f Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Lumen gentium”, 21.11.1964 , 25: AAS 57 (1965) 30, , www.vatican.va,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html

[48]S. Paciolla, “Card. Müller: nessun Papa può proporre alla fede di tutta la Chiesa i suoi soggettivi punti di vista”, www.sabinopaciolla.com 30.10.2020 https://www.sabinopaciolla.com/card-muller-nessun-papa-puo-proporre-alla-fede-di-tutta-la-chiesa-i-suoi-soggettivi-punti-di-vista/

[49]Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Lumen gentium”, 21.11.1964 , 27  www.vatican.va,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html

[50]Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998  n. 10, www.vatican.va ,   http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[51]Cf. Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Lumen gentium”, 21.11.1964 , 26  www.vatican.va,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html

[52]Concilio Vaticano II, Decreto Christus Dominus leggiamo n. 15, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_decree_19651028_christus-dominus_it.html

[53]Cfr. Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998  n. 11, www.vatican.va ,   http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[54]Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998  n. 7, www.vatican.va ,   http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[55]Conc. Vat, II: Cost. dogm. sulla divina Rivelazione “Dei Verbum” 18.11.1965 , n. 7; Const. Decr. Decl., p. 428, www.vatican.va,   http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html

[56]Cfr. Conc. Vat, II: Cost. dogm. sulla divina Rivelazione “Dei Verbum” 18.11.1965 , n. 8, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html)” (Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede , Dichiarazione “Mysterium Ecclesiae” 24.6.1973, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19730705_mysterium-ecclesiae_it.html

[57]Cf. Conc. Vat. II: Cost dogm. sulla Chiesa “Lumen gentium”, n. 25; Const. Decr Decl., p. 139)” (Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede , Dichiarazione “Mysterium Ecclesiae” 24.6.1973 n. 3, www.vatican.va , , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19730705_mysterium-ecclesiae_it.html

[58]Conc. Vat, II: Cost. dogm. sulla divina Rivelazione “Dei Verbum” 18.11.1965 , n. 10, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html)

[59]Cfr. Conc. Vat. II: Cost. dogm. sulla Chiesa “Lumen gentium”, 21.11.1964 , n. 12  www.vatican.va,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html

[60]Cfr. Conc. Vat. II: Cost. dogm. sulla Chiesa “Lumen gentium”, 21.11.1964 , n. 12  www.vatican.va,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html

[61]Conc. Vat. II: Cost. dogm. sulla divina Rivelazione “Dei Verbum” 18.11.1965 , n. 8

[62]Cfr. Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede , Dichiarazione “Mysterium Ecclesiae” 24.6.1973 n. 2, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19730705_mysterium-ecclesiae_it.html

[63]Conc. Vat. II: Cost. dogm. sulla Chiesa “Lumen gentium”, 21.11.1964 , n. 25,  www.vatican.va,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html

[64]Cfr. Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede , Dichiarazione “Mysterium Ecclesiae” 24.6.1973 n. 3, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19730705_mysterium-ecclesiae_it.html

[65]Concilio Vaticano I, Cost. Dogmatica “”Pastor aeternus”” c. IV, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/content/pius-ix/it/documents/constitutio-dogmatica-pastor-aeternus-18-iulii-1870.html

[66]Cfr. Conc. Vat. I: Cost. dogm. “Pastor aeternus”, cap. 4; Heinrich Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003, n. 3070; Conc. Vat. II: Cost. dogm. sulla Chiesa “Lumen gentium”, 21.11.1964 , n. 25, et Cost. dogm. sulla divina Rivelazione “Dei Verbum” 18.11.1965 , n. 4.

[67]Cfr. Conc. Vat. II: Cost. dogm. sulla divina Rivelazione “Dei Verbum” 18.11.1965 , n. 11; Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede , Dichiarazione “Mysterium Ecclesiae” 24.6.1973 n. 3, www.vatican.va , http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19730705_mysterium-ecclesiae_it.html)

[68]Pio IX, Cost. Dogmatica “Pastor Aeternus” c. IV, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/content/pius-ix/it/documents/constitutio-dogmatica-pastor-aeternus-18-iulii-1870.html)

[69]Conc. Vat. II: Cost. dogm. sulla Chiesa “Lumen gentium”, 21.11.1964 , n. 25,  www.vatican.va,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html

[70]S. Paciolla, “Card. Müller: nessun Papa può proporre alla fede di tutta la Chiesa i suoi soggettivi punti di vista” www.sabinopaciolla.com 30.10.2020 https://www.sabinopaciolla.com/card-muller-nessun-papa-puo-proporre-alla-fede-di-tutta-la-chiesa-i-suoi-soggettivi-punti-di-vista/

[71]Congregazione per la Dottrina dela Fede Istruzione “Donum Veritatis” del 24.5.1990 n. 18, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19900524_theologian-vocation_it.html

[72]Conc. Vat. II: Cost. dogm. sulla Chiesa “Lumen gentium”, 21.11.1964 n. 25,  www.vatican.va,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html

[73]Cfr. Conc. Vat. II: Cost. dogm. sulla Chiesa “Lumen gentium”, 21.11.1964 , n. 22 e 25; Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede , Dichiarazione “Mysterium Ecclesiae” 24.6.1973 n. 3, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19730705_mysterium-ecclesiae_it.html

[74]Congregazione per la Dottrina della Fede “Nota dottrinale illustrativa della formula conclusiva della Professio fidei” 29.6. 1998, www.vatican.va , https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_1998_professio-fidei_it.html

[75]Congregazione per la Dottrina della Fede “Nota dottrinale illustrativa della formula conclusiva della Professio fidei” 29.6.1998, www.vatican. , https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_1998_professio-fidei_it.html

[76]Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione “Mysterium Ecclesiae” circa la dottrina cattolica sulla Chiesa per difenderla da alcuni errori d’oggi, del 5.7.1973 , n. 4, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19730705_mysterium-ecclesiae_it.html

[77]Cfr. Pio IX, Breve Eximiam tuam, AAS n. 8 Heinrich Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003 n. 2831; Paolo VI Lett. Enc. “Mysterium Fidei” 3.9.1965 n. 24s, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/content/paul-vi/it/encyclicals/documents/hf_p-vi_enc_03091965_mysterium.html ; Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione “Mysterium Ecclesiae” circa la dottrina cattolica sulla Chiesa per difenderla da alcuni errori d’oggi, del 5.7.1973 , n. 5, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19730705_mysterium-ecclesiae_it.html

[78]Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione “Mysterium Ecclesiae” circa la dottrina cattolica sulla Chiesa per difenderla da alcuni errori d’oggi, del 5.7.1973 , n. 5, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19730705_mysterium-ecclesiae_it.html

[79]S. Paolo VI Lett. Enc. “Mysterium Fidei”, 3.9.1965 n. 24s, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/content/paul-vi/it/encyclicals/documents/hf_p-vi_enc_03091965_mysterium.html

[80] S. Paolo VI Lett. Enc. “Mysterium Fidei” 3.9.1965 n. 24s , www.vatican.va , http://www.vatican.va/content/paul-vi/it/encyclicals/documents/hf_p-vi_enc_03091965_mysterium.html

[81]Concilio Vaticano I, Cost.  “Dei Filius”,24.4.1870, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/content/pius-ix/it/documents/constitutio-dogmatica-dei-filius-24-aprilis-1870.html ; Heinrich Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003 n. 3020

[82]Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione “Mysterium Ecclesiae” circa la dottrina cattolica sulla Chiesa per difenderla da alcuni errori d’oggi, del 5.7.1973 , n. 5, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19730705_mysterium-ecclesiae_it.html

[83]Giovanni XXIII, “Discorso del Santo Padre Giovanni XXIII”, AAS 54 (1962), p. 792, nn. 5,1. 6,5, www.vatican.va ,  Solenne apertura del Concilio ecumenico Vaticano II (11 ottobre 1962) | Giovanni XXIII

[84]Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione “Mysterium Ecclesiae” circa la dottrina cattolica sulla Chiesa per difenderla da alcuni errori d’oggi, del 1973 , n. 5, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19730705_mysterium-ecclesiae_it.html

[85]Congregazione per la Dottrina della Fede “Nota dottrinale illustrativa della formula conclusiva della Professio fidei” 29.6.1998, www.vatican.va ,  https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_1998_professio-fidei_it.html

[86]Congregazione per la Dottrina dela Fede Istruzione “Donum Veritatis” del 24.5.1990, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19900524_theologian-vocation_it.html

[87]Congregazione per la Dottrina della Fede Istruzione “Donum Veritatis” del 24.5.1990 http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19900524_theologian-vocation_it.html

[88]Sup. III Sententiarum, d. 25, q. 2, a. 1, sol. 4, ad 3; testo citato in (Commissione Teologica Internazionale, “Il sensus fidei nella vita della Chiesa” del 10.6.2014 nota 78 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_20140610_sensus-fidei_it.html#_ftnref68

[89]Conc. Vat, II: Cost. dogm. sulla divina Rivelazione “Dei Verbum” 18.11.1965, n. 7, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html

[90]Cfr. Conc. Vat, II: Cost. dogm. sulla divina Rivelazione “Dei Verbum” 18.11.1965 , n. 7s, www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html

[91]Conc. Vat, II: Cost. dogm. sulla divina Rivelazione “Dei Verbum” 18.11.1965 , n. 8 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html

[92]Commissione Teologica Internazionale “L’interpretazione dei dogmi.” 1990 n. 1,2,1 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_1989_interpretazione-dogmi_it.html

[93]Conc. Vat, II: Cost. dogm. sulla divina Rivelazione “Dei Verbum” 18.11.1965 , n. 8 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html

[94]Commissione Teologica Internazionale: “La Teologia oggi. Prospettive. Principi e criteri.” n. 7 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_doc_20111129_teologia-oggi_it.html

[95]Commissione Teologica Internazionale “L’interpretazione dei dogmi.” 1990  n.3,2,2   , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_1989_interpretazione-dogmi_it.html

[96]Commissione Teologica Internazionale “L’interpretazione dei dogmi.” 1990 n. 2,3,1 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_1989_interpretazione-dogmi_it.html

[97]Commissione Teologica Internazionale “L’interpretazione dei dogmi.” 1990 n. n. 2,2,1 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_1989_interpretazione-dogmi_it.html

[98]Cfr. Heinrich  Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003 n. 600, 602 s., 609

[99]Cfr. Heinrich  Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003 n. 1501

[100]Cfr. Heinrich  Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003 n. 3006s.)

[101]Conc. Vat. I, Cost. dogm. sulla fede cattolica, Dei Filius, cap. 4  , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/i-vatican-council/documents/vat-i_const_18700424_dei-filius_it.html

[102]Cfr. Conc. Vat, II: Cost. dogm. sulla divina Rivelazione “Dei Verbum” 18.11.1965 , n. 8 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html

[103]Cfr. Commissione Teologica Internazionale “L’interpretazione dei dogmi.” 1990  2,2,2 http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_1989_interpretazione-dogmi_it.html

[104]Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Dei Verbum” 18.11.1965 , 9: AAS 58 (1966) 821.

[105]Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Dei Verbum” 18.11.1965 , 9: AAS 58 (1966) 821  , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html

[106]Cfr. Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Dei Verbum” 18.11.1965 , 9: AAS 58 (1966) 821. , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html.

[107]Commissione Teologica Internazionale “L’interpretazione dei dogmi.” 1990 n. 3.1.2 http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_1989_interpretazione-dogmi_it.html

[108]Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Dei Verbum” 18.11.1965 , 12 , www.vatican.va ,   http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html

[109]Cfr. Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Dei Verbum” 18.11.1965 , 12 , www.vatican.va ,   http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html

[110]Benedetto XVI, “Discorso del s. Padre Benedetto ai membri della Pontificia Commissione Biblica”, 23.4.2009 , www.vatican.va ,  http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2009/april/documents/hf_ben-xvi_spe_20090423_pcb.html

[111]Cfr. Commissione Teologica Internazionale “L’interpretazione dei dogmi.” 1990 n. 3,2,1 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_1989_interpretazione-dogmi_it.html

[112]Commissione Teologica Internazionale “L’interpretazione dei dogmi.” 1990 n. 3,2,2 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_1989_interpretazione-dogmi_it.html

[113]Commissione Teologica Internazionale “L’interpretazione dei dogmi.” 1990 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_1989_interpretazione-dogmi_it.html

[114]Commissione Teologica Internazionale: “La Teologia oggi. Prospettive. Principi e criteri.” 29.11.2011, n. 25 , www.vatican.va,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_doc_20111129_teologia-oggi_it.html

[115]Commissione Teologica Internazionale: “La Teologia oggi. Prospettive. Principi e criteri.”, 29.11.2009, n. 26 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_doc_20111129_teologia-oggi_it.html

[116]Commissione Teologica Internazionale: “La Teologia oggi. Prospettive. Principi e criteri.”, 29.11.2009, n. 32 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_doc_20111129_teologia-oggi_it.html

[117]Cfr. Commissione Teologica Internazionale “L’interpretazione dei dogmi.” 1990  3, 2,2 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_1989_interpretazione-dogmi_it.html

[118]Cfr. Commissione Teologica Internazionale “L’interpretazione dei dogmi.”, 1990 n.3,2,2 , www.vatican.va ,   http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_1989_interpretazione-dogmi_it.html

[119]Cfr.  Commissione Teologica Internazionale “L’interpretazione dei dogmi.” 1990 n. 3,2,3 , www.vatican.va ,   http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_1989_interpretazione-dogmi_it.html

[120]Cfr. Commissione Teologica Internazionale “L’interpretazione dei dogmi.” 1990 n. 3,3,6 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_1989_interpretazione-dogmi_it.html)

[121]Cfr. Commissione Teologica Internazionale “L’interpretazione dei dogmi.” 1990 n. 3,3,6 , www.vatican.va ,   http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_1989_interpretazione-dogmi_it.html

[122]Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Dei Verbum” 18.11.1965 , 8  , www.vatican.va ,   http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html

[123]Commissione Teologica Internazionale “L’interpretazione dei dogmi.” 1990  , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_1989_interpretazione-dogmi_it.html

[124]Cfr. Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998  n. 10  , www.vatican.va ,  , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html)

[125]Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998  n. 7 , www.vatican.va ,   http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[126]Cfr Dichiarazione collettiva dei Vescovi tedeschi, genn.-febbr. 1875: Heinrich Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003, n. 3114; Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998  n. 7 , www.vatican.va ,   http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[127]Cfr. Gv 17,21-23; Conc. Vaticano I, Cost. dogm. “Pastor aeternus”, proemio: Heinrich Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003, n. 3051. Cf.. S. Leone I Magno, “Tractatus in Natale eiusdem”, IV, 2: CCL 138, p. 19;  Conc. Vaticano II, Decr. “Unitatis redintegratio”, n. 1; Paolo VI, Esort. ap. “Evangelii nuntiandi”, 8-XII-1975, n. 77: AAS 68 (1976) 69; Giovanni Paolo II, Lett. Enc. “Ut Unum Sint”,, del 25.5.1995, n. 98; Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998 , I, 4 , www.vatican.va ,   http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html)

[128]Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Dei Verbum” 18.11.1965 , 10: AAS 58 (1966) 822 ,www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html

[129]Benedetto XVI, “Omelia del 7 maggio 2005” , www.vatican.va ,  https://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/homilies/2005/documents/hf_ben-xvi_hom_20050507_san-giovanni-laterano.html

[130]Cfr. Benedetto XVI, “Omelia del 7 maggio 2005” , www.vatican.va ,  https://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/homilies/2005/documents/hf_ben-xvi_hom_20050507_san-giovanni-laterano.html.

[131]Dichiarazione dei Vescovi tedeschi 1875 , Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003 n.  3114; testo lodato e approvato da Papa Pio IX con la “Mirabilis illa constantia” del 1875, Heinrich  Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003 n.  3117

[132]“Discorso di Giovanni Paolo II agli Officiali e Avvocati del Tribunale della Rota Romana per l’inaugurazione dell’anno giudiziario” del 21.1.2000, www.vatican.va ,  http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/2000/jan-mar/documents/hf_jp-ii_spe_20000121_rota-romana.html

[133]Congregazione per la Dottrina della Fede “ Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica circa la recezione della comunione eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati” del 14.9.1994 , www.vatican.va ,
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_14091994_rec-holy-comm-by-divorced_it.html

[134]S. Alfonso. M. de Liguori  “Verità della Fede” p. III c. IX ‚§. 4 n. 63, 67,68 in “Opere di S. Alfonso Maria de Liguori”, Pier Giacinto Marietti, Torino 1880, Vol. VIII, pp. 753–755 , www.intratext.com, http://www.intratext.com/IXT/ITASA0000/_P3BI.HTM#-M5R

[135]Cfr.  Card. L. Müller “Prefazione” in R. Buttiglione “Risposte amichevoli ai critici di Amoris Laetitia”, ed. Ares, 2017, pag. 12

[136]Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione “Mysterium Ecclesiae” circa la dottrina cattolica sulla Chiesa per difenderla da alcuni errori d’oggi, del 5.7. 1973 , www.vatican.va ,    http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19730705_mysterium-ecclesiae_it.html

[137]S. Paciolla, “Card. Müller: nessun Papa può proporre alla fede di tutta la Chiesa i suoi soggettivi punti di vista” www.sabinopaciolla.com 30.10.2020 https://www.sabinopaciolla.com/card-muller-nessun-papa-puo-proporre-alla-fede-di-tutta-la-chiesa-i-suoi-soggettivi-punti-di-vista/

[138]S. Paciolla, “Card. Müller: nessun Papa può proporre alla fede di tutta la Chiesa i suoi soggettivi punti di vista” www.sabinopaciolla.com 30.10.2020 https://www.sabinopaciolla.com/card-muller-nessun-papa-puo-proporre-alla-fede-di-tutta-la-chiesa-i-suoi-soggettivi-punti-di-vista/

[139]Cfr. «Primo Commonitorio» di Vincenzo di Lérins, Cap. 23; PL 50, 667-668; Ufficio delle Letture del venerdì della XXVII settimana del tempo ordinario in Conferenza Episcopale Italiana “Liturgia della Ore secondo il Rito Romano” ed. LEV 1993 (ristampa) vol. IV p. 323s https://www.maranatha.it/Ore/ord/LetVen/27VENpage.htm

[140]Heinrich  Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003 n.  2802

[141]Testo tratto da www.totustuus.it,  http://www.totustuustools.net/magistero/p9ineffa.htm

[142]Heinrich  Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003 n.  3020

[143]Pio IX, Costituzione Dogmatica “Dei Filius”24.4.1870, www.vatican.va , https://w2.vatican.va/content/pius-ix/it/documents/constitutio-dogmatica-dei-filius-24-aprilis-1870.html

[144]Pio X, Motu proprio “Sacrorum antistitum”, giuramento antimodernista, Heinrich Denzinger

“Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003, n. 3541

[145]Cfr. , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19730705_mysterium-ecclesiae_it.html)

[146]Commissione Teologica Internazionale “L’interpretazione dei dogmi.” 1990  , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_1989_interpretazione-dogmi_it.html

[147]Cfr. S. Agostino, “Discorso 162/C”, www.augustinus.it,  http://www.augustinus.it/italiano/discorsi/discorso_575_testo.htm

[148]Cfr. Heinrich  Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003 nn 550 ss. 561 ss.; R. De Mattei “Onorio I: il caso controverso di un Papa eretico”, Corrispondenza Romana 30-12-2015 https://www.corrispondenzaromana.it/onorio-i-il-caso-controverso-di-un-papa-eretico/ ; Antonio Sennis “Onorio” in  Enciclopedia dei Papi,  (2000), www.treccani.it, http://www.treccani.it/enciclopedia/onorio-i_%28Enciclopedia-dei-Papi%29/

[149]H. G. Berg “Gli eredi Giustiniano – Monergetismo e monoteletismo” in  H. Jedin (diretta da) “Storia della Chiesa”, Jaca Book 2006 vol. III pp. 46-50)

[150]Cfr. R. De Mattei “Onorio I: il caso controverso di un Papa eretico”, Corrispondenza Romana 30-12-2015 https://www.corrispondenzaromana.it/onorio-i-il-caso-controverso-di-un-papa-eretico/

[151]Cfr. Heinrich  Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003 n. 138 ss.; Manlio Simonetti “Liberio” in Enciclopedia dei Papi, www.treccani.it, http://www.treccani.it/enciclopedia/liberio_%28Enciclopedia-dei-Papi%29/ ; Jedin (diretta da) “Storia della Chiesa”, Jaca Book 2007 vol. II pp. 44ss, 67s, 272s)

[152]Manlio Simonetti “Liberio” in Enciclopedia dei Papi, www.treccani.it, http://www.treccani.it/enciclopedia/liberio_%28Enciclopedia-dei-Papi%29/

[153]Cfr. R. De Mattei “La filiale resistenza di san Bruno di Segni a Papa Pasquale II” Corrispondenza Romana – Agenzia di informazione settimanale,04 marzo 2015 https://www.corrispondenzaromana.it/la-filiale-resistenza-di-san-bruno-di-segni-a-papa-pasquale-ii/

[154]Cfr. R. De Mattei “La filiale resistenza di san Bruno di Segni a Papa Pasquale II” Corrispondenza Romana – Agenzia di informazione settimanale,04 marzo 2015 https://www.corrispondenzaromana.it/la-filiale-resistenza-di-san-bruno-di-segni-a-papa-pasquale-ii/

[155]Heinrich  Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003 n.  990 s.

[156]Cfr. R. De Mattei “Un Papa che cadde nell’eresia Giovanni XXII e la visione beatifica dei giusti dopo la morte”  Corrispondenza Romana – Agenzia di informazione settimanale, 28 gennaio 2015, https://www.corrispondenzaromana.it/un-papa-che-cadde-nelleresia-giovanni-xxii-e-la-visione-beatifica-dei-giusti-dopo-la-morte/)

[157]Christian Trottmann “Giovanni XXII”, in Enciclopedia dei Papi (2000), www.treccani.it,  http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-xxii_(Enciclopedia-dei-Papi)/

[158]Jedin (diretta da) “Storia della Chiesa”, Jaca Book 2011 vol. 2  p. 28

[159]Cfr. R. De Mattei “Un Papa che cadde nell’eresia Giovanni XXII e la visione beatifica dei giusti dopo la morte”  Corrispondenza Romana – Agenzia di informazione settimanale, 28 gennaio 2015 https://www.corrispondenzaromana.it/un-papa-che-cadde-nelleresia-giovanni-xxii-e-la-visione-beatifica-dei-giusti-dopo-la-morte/

[160]Cfr. R. De Mattei “Un Papa che cadde nell’eresia Giovanni XXII e la visione beatifica dei giusti dopo la morte”  Corrispondenza Romana – Agenzia di informazione settimanale, 28 gennaio 2015 https://www.corrispondenzaromana.it/un-papa-che-cadde-nelleresia-giovanni-xxii-e-la-visione-beatifica-dei-giusti-dopo-la-morte/)

[161]Simon Tugwell “Waleys [Wallensis] , Thomas” in Oxford Dictionary of National Biography https://www.oxforddnb.com/view/10.1093/ref:odnb/9780198614128.001.0001/odnb-9780198614128-e-28554

[162]Christian Trottmann “Giovanni XXII”, in Enciclopedia dei Papi, Istituto delle enciclopedia italiana, Roma,  (2000), http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-xxii_(Enciclopedia-dei-Papi)/

[163]K. A. Fink, E. Iserloh, J. Glazik “Da Giovanni XXII a Clemente VI” in Jedin (diretta da) “Storia della Chiesa”, Jaca Book 2011 V. V,2  p. 28

[164]Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa”, 1998, n. 15 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html.

[165]Papa Adriano II, “Allocuzione tenuta al Concilio Costantinopolitano IV”, in  Mansi, XVI, 126 http://mansi.fscire.it/immagine/29623.

[166]S. Roberto Bellarmino “De Romano Pontifice” in “Disputationes Roberti Bellarmini politiani …”, Ex Officina Typographica Davidis Sartorii, Ingolstadii MDLXXXVI, l. II c. 30, p. 835ss https://play.google.com/books/reader?id=xy5XAAAAcAAJ&hl=it&pg=GBS.PA903

[167]“Epistola VI” 3, PL 83, 903  https://books.google.it/books?id=_FpkNlIY3LoC&redir_esc=y

[168]Ae. Friedberg  , “Corpus iuris canonici” editio lipsiensis secunda post Ae. L. Richteri curas ad librorum manu scriptorum et editionis romanae fidem recognovit et adnotatione critica instruxit”, Graz ,  Akademische Druck- u. Verlagsanstalt, 1959, p. I,  p. 495s, p. II c. II q.7 d.p.c.39 consultabile online  nel sito della  Columbia University, consultato il giorno 8.6.2021   http://www.columbia.edu/cu/lweb/digital/collections/cul/texts/ldpd_6029936_001/pages/ldpd_6029936_001_00000131.html?toggle=image&menu=maximize&top=&left=

[169]P. I, dist. 40, c. 6; cfr. Ae. Friedberg  , “Corpus iuris canonici” editio lipsiensis secunda post Ae. L. Richteri curas ad librorum manu scriptorum et editionis romanae fidem recognovit et adnotatione critica instruxit”, Graz ,  Akademische Druck- u. Verlagsanstalt, 1959, p. I,  p. 145s, consultabile online  nel sito della  Columbia University, consultato il 6.6.2021   http://www.columbia.edu/cu/lweb/digital/collections/cul/texts/ldpd_6029936_001/pages/ldpd_6029936_001_00000131.html?toggle=image&menu=maximize&top=&left=

[170]Cfr. Nauclerus, Johannes “Chronica Johannis Navcleri … succinctim comprehendentia res memorabiles secvlorvm omnium ac gentium, ab initio mundi usque ad annum Christi M.CCCC” Coloniae Agripp.,1675 T. I, p. 667 https://digital.slub-dresden.de/werkansicht/dlf/64604/52/0/

[171]Deusdedit “Collectio Canonum” e Codice Vaticano edita a Pio Martinucci Venetiis , Ex Typographia Aemiliana, 1869  p. 160ss l. I, CCXXXI, consultabile in rete al sito archive.org ,   https://archive.org/details/deusdeditcardin00canogoog (consultato il 7.6.2021)

[172]V. Wolf von Glanvell “Die Kanonessammlung des Kardinals Deusdedit”, Paderborn 1905, p. 177,  l. I, CCCVI testo consultabile online al sito archive.org, https://archive.org/details/diekanonessammlu01deus/page/n5/mode/2up (consultato il 7.6.2021)

[173]V. Wolf von Glanvell “Die Kanonessammlung des Kardinals Deusdedit”, Paderborn 1905, p. 177,  l. I, CCCVI

[174]Papa Adriano II, Allocuzione tenuta al Concilio Costantinopolitano IV, Mansi, XVI, 126 http://mansi.fscire.it/immagine/29623

[175]“Epistola VI” 3, PL 83, 903 consultabile online a questo sito  https://books.google.it/books?id=_FpkNlIY3LoC&redir_esc=y

[176]S. Isidoro “Sententiae” l. III c. XXXIX,  PL LXXXIII, 709s

[177]V. Wolf von Glanvell “Die Kanonessammlung des Kardinals Deusdedit”, Paderborn 1905, nota 31 p. 178

[178]V. Wolf von Glanvell “Die Kanonessammlung des Kardinals Deusdedit”, Paderborn 1905, p. 189ss l. I n. CCCXXVII

[179]Papae Innocentii III “Sermo II in cons. Pont.”  PL 217,656 https://books.google.it/books?id=egkRAAAAYAAJ&redir_esc=y

[180]“Sermo IV in consec. Pontif.” PL 217, 670 https://books.google.it/books?id=egkRAAAAYAAJ&redir_esc=y

[181]J. Grohe, “Deposizioni, abdicazioni e rinunce al pontificato tra 1046 e 1449” in: Chiesa e Storia. Rivista dell’Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa 4 (2014), p. 58

[182]S. Roberto Bellarmino “De Romano Pontifice” in “Disputationes Roberti Bellarmini politiani …”, Ex Officina Typographica Davidis Sartorii, Ingolstadii MDLXXXVI, l. II c. 29, p. 834 https://play.google.com/books/reader?id=xy5XAAAAcAAJ&hl=it&pg=GBS.PA903

[183]S. Alfonso M. de Liguori  “Verità della Fede”  p. III c. IX ‚§. 4 n. 63, 67,68 in “Opere di S. Alfonso Maria de Liguori”, Pier Giacinto Marietti, Torino 1880,  Vol. VIII, pp. 753-755  , www.intratext.com, http://www.intratext.com/IXT/ITASA0000/_P3BI.HTM#-M5R

[184]S. Alfonso M. de Liguori  “Verità della Fede”  p. III c. IX ‚§. 4 n. 63, 67,68 in “Opere di S. Alfonso Maria de Liguori”, Pier Giacinto Marietti, Torino 1880,  Vol. VIII, pp. 754-755  , www.intratext.com, http://www.intratext.com/IXT/ITASA0000/_P3BI.HTM#-M5R

[185]Wernz  “Ius canonicum / auctore P. Francisco Xav. Wernz S.J. ad codicis normam exactum opera Petri Vidal S.J.”, Romae, apud aedes Universitatis Gregorianae, 1943, editio tertia, tomus II, p. 518

[186]Wernz  “Ius canonicum / auctore P. Francisco Xav. Wernz S.J. ad codicis normam exactum opera Petri Vidal S.J.”, Romae, apud aedes Universitatis Gregorianae, 1943, editio tertia , tomus II, p. 517

[187]Wernz  “Ius canonicum” / auctore P. Francisco Xav. Wernz S.J. ad codicis normam exactum opera Petri Vidal S.J.”, Romae, apud aedes Universitatis Gregorianae, 1943, editio tertia , tomus II, p. 518

[188]A. Xavier da Silveira “Ipotesi teologica di un Papa eretico” Solfanelli 2016, in particolare pp. 79ss

[189]Ghirlanda SJ “Cessazione dall’ufficio di Romano Pontefice”, www.chiesa.espressonline.it, 2.3.2013 http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350455.html

[190]Cfr. Heinrich  Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003 nn 550 ss. 561 ss.; R. De Mattei “Onorio I: il caso controverso di un Papa eretico”, Corrispondenza Romana – Agenzia di informazione settimanale 30-12-2015 https://www.corrispondenzaromana.it/onorio-i-il-caso-controverso-di-un-papa-eretico/ ; Antonio Sennis “Onorio” in  Enciclopedia dei Papi (2000), www.treccani.it , http://www.treccani.it/enciclopedia/onorio-i_%28Enciclopedia-dei-Papi%29/

[191]Jedin (diretta da) “Storia della Chiesa”, Jaca Book 2006 v. III pp. 46-50)

Anche p. Fois sottolinea in un articolo i “limiti dell’ immunità papale” (M. Fois “Papa e cardinali nel secolo XI” in “Archivum Historiae Pontificiae” 14, 1976 pp. 397ss

[192]F. Romano “Cosa rispondere ai sedevacantisti?”, www.toscanaoggi.it ,19.6.2016, http://www.toscanaoggi.it/Rubriche/Risponde-il-teologo/Cosa-rispondere-ai-sedevacantisti

[193]Charles Journet, Oeuvres complètes volume X : 1938-1943 (Théologie) (French Edition) (p.346). Lethielleux Editions. 2010. Edizione del Kindle.

[194] Charles Journet,. “Oeuvres complètes” volume X : 1938-1943 (Théologie) (French Edition) (p.347). Lethielleux Editions. 2010 Edizione del Kindle.

[195]Charles Journet “The Church of the Incarnate Word” Vol. 1,  Sheed and Ward London and New York 1955 pp. 425ss

[196]Cfr. T. Sol “Nisi deprehendatur a fide devius : l’immunité du Pape de Gratien à Huguccio” in Ius Ecclesiae vol. XXXI n. 1 2019 p. 181 DOI: 10.19272/201908601010; cfr.  anche J. Grohe, “Deposizioni, abdicazioni e rinunce al pontificato tra 1046 e 1449” in: Chiesa e Storia. Rivista dell’Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa 4 (2014), pp. 55-72

[197]L. Fontbaustier  “La deposition du Pape heretique” Mare & Martin, 2016; Boris Bernabé, Cyrille Dounot & Nicolas Warembourg, “La déposition du pape hérétique. Lieux théologiques, modèles canoniques, enjeux constitutionnels” (Paris: Mare & Martin, 2019).

[198]Cfr. Card. J. Herranz “Salus animarum principio dell’ordinamento canonico” www.vatican.va, 6.4.2000 https://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/intrptxt/documents/rc_pc_intrptxt_doc_20000406_salus-animarum_it.html

[199]IIª-IIae q. 104 a. 5 co. traduzione tratta dalla  edizione della Somma Teologica in CD Rom del 2001, curata da Edizioni Studio Domenicano

[200]Cfr. R. De Mattei “Si possono discutere gli atti di governo del Papa?”, Corrispondenza Romana – Agenzia di informazione settimanale, 18 settembre 2015 https://www.corrispondenzaromana.it/si-possono-discutere-gli-atti-di-governo-del-papa/

[201]Cfr. R. De Mattei “La filiale resistenza di san Bruno di Segni a Papa Pasquale II” Corrispondenza Romana – Agenzia di informazione settimanale, 04 marzo 2015 https://www.corrispondenzaromana.it/la-filiale-resistenza-di-san-bruno-di-segni-a-papa-pasquale-ii/

[202]Cfr. R. De Mattei “Un Papa che cadde nell’eresia Giovanni XXII e la visione beatifica dei giusti dopo la morte”  Corrispondenza Romana – Agenzia di informazione settimanale, 28 gennaio 2015 https://www.corrispondenzaromana.it/un-papa-che-cadde-nelleresia-giovanni-xxii-e-la-visione-beatifica-dei-giusti-dopo-la-morte/

[203]“Sermone” VI domenica dopo Pasqua, www.santantonio.org ,  https://www.santantonio.org/it/sermoni/sermoni-domenicali/domenica-vi-dopo-pasqua

[204]S. Aquila “Cari cardinali tedeschi, Tommaso Moro e John Fisher sono morti invano?”, www.tempi.it,  23.10.2015 https://www.tempi.it/cari-cardinali-tedeschi-tommaso-moro-e-john-fisher-sono-morti-invano/?fbclid=IwAR0W6I05pbtLHHGi5q4Dh6wtTmIKSVlZ0EuvsaXVflCTF6OLD1pkLK6Y6RY

[205]Cfr. Glauco Maria Cantarella “Pasquale II” Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 81 (2014), www.treccani.it , https://www.treccani.it/enciclopedia/papa-pasquale-ii_%28Dizionario-Biografico%29/

[206]Cfr. Christian Trottmann “Giovanni XXII” Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 55 (2001), www.treccani.it, https://www.treccani.it/enciclopedia/papa-giovanni-xxii_%28Dizionario-Biografico%29/

[207]Mons. V. M. Fernández: “El capítulo VIII de Amoris Laetitia: lo que queda después de la tormenta.” in Medellin, vol. XLIII / No. 168 / Mayo – Agosto (2017) / pp. 463s www.archidiocesisgranada.es, http://www.archidiocesisgranada.es/images/pdf/Amoris-Laetitia.-Articulo-Buenos-Aires.pdf (consultato il 29.5.2021)

[208]Dichiarazione dei Vescovi tedeschi 1875 , Heinrich  Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003 n.  3114; testo lodato e approvato da Papa Pio IX con la “Mirabilis illa constantia” del 1875, vedi in Heinrich  Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003 n.  3117

[209]Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998  n. 7 , www.vatican.va ,   http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[210]Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998  n. 10 , www.vatican.va ,    http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[211]Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Dei Verbum” 18.11.1965 , 10: AAS 58 (1966) 822, www.vatican.va , http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html

[212]Benedetto XVI, “Omelia” del 7 maggio 2005 , www.vatican.va ,  https://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/homilies/2005/documents/hf_ben-xvi_hom_20050507_san-giovanni-laterano.html

[213]Cfr. Benedetto XVI, “Omelia” del 7 maggio 2005 , www.vatican.va ,  https://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/homilies/2005/documents/hf_ben-xvi_hom_20050507_san-giovanni-laterano.html

[214]Dal «Primo Commonitorio» di Vincenzo di Lérins, Cap. 23; PL 50, 667-668; Ufficio delle Letture del venerdì della XXVII settimana del tempo ordinario in Conferenza Episcopale Italiana “Liturgia della Ore secondo il Rito Romano” ed. LEV 1993 (ristampa) vol. IV p. 323s https://www.maranatha.it/Ore/ord/LetVen/27VENpage.htm

[215]Pio IX, Constituzione Dogmatica “Dei Filius” 24.4.1870  , www.vatican.va , https://w2.vatican.va/content/pius-ix/it/documents/constitutio-dogmatica-dei-filius-24-aprilis-1870.html

[216]Motu proprio Sacrorum antistitum, giuramento antimodernista, Heinrich Denzinger

“Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003, n. 3541

[217]Commissione Teologica Internazionale “L’interpretazione dei dogmi.” 1990 , www.vatican.va ,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_1989_interpretazione-dogmi_it.html

[218]Sacra Congregazione per la Dottrina  della Fede “Littera circa partecipationem” consultabile in J. Ochoa “Leges Ecclesiae post Codicem iuris canonici editae”, Ediurcla, vol, VI, 1987 n. 4657, p. 7605

[219]Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, “Lettera riguardante l’indissolubilità del matrimonio” 11.4.1973 , www.vatican.va,  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19730411_indissolubilitate-matrimonii_it.html

[220]Giovanni Paolo II “Familiaris Consortio” 22.11.1992, www.vatican.va , http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_exhortations/documents/hf_jp-ii_exh_19811122_familiaris-consortio.html

[221]Commissione Teologica Internazionale “La libertà religiosa per il bene di tutti”. 26.4.2019, nn. 14ss , www.vatican.va , La libertà religiosa per il bene di tutti. Approccio teologico alle sfide contemporanee (2019) (vatican.va)

[222]Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, Dichiarazione circa l’ammissibilità alla Santa Comunione dei divorziati risposati, del 24 giugno 2000, nn. 1 e 4 , www.vatican.va , https://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/intrptxt/documents/rc_pc_intrptxt_doc_20000706_declaration_it.html

[223]Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Lumen gentium”, 21.11.1964 , 25: AAS 57 (1965) 30 www.vatican.va,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html

[224]Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. “Lumen gentium”, 21.11.1964 , 25: AAS 57 (1965) 30  www.vatican.va,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html

[225]Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” n. 9 , www.vatican.va , http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[226]Pio IX, Cost. Dogmatica “Pastor Aeternus” c. IV , 18.7.1870, www.vatican.va , http://www.vatican.va/content/pius-ix/it/documents/constitutio-dogmatica-pastor-aeternus-18-iulii-1870.html

[227]Conc. Vat. II: Cost. dogm. sulla Chiesa “Lumen gentium”, 21.11.1964 , n. 25  www.vatican.va,  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html

[228]Cfr. canoni 750 ss Codice Diritto Canonico; cfr.  Giovanni paolo II Lettera Apostolica in forma di Motu proprio «Ad tuendam fidem», del 30 giugno – 1 luglio 1998 , www.vatican.va ,  https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_1998_professio-fidei_it.html ; cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede “ Professione di Fede e del Giuramento di fedeltà nell’assumere un ufficio da esercitare a nome della Chiesa”, pubblicata il 9 gennaio 1989 , www.vatican.va , https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_1998_professio-fidei_it.html ;  cfr.  Congregazione per la Dottrina della  Fede “Nota dottrinale illustrativa della formula conclusiva della Professio fidei” 29.6.1998  nn. 5-10 , www.vatican.va , https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_1998_professio-fidei_it.html ; cfr. Congregazione per la Dottrina della  Fede, Istruzione “Veritatis donum”, 24.5.1990, nn. 15-18 , www.vatican.va , http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19900524_theologian-vocation_it.html

[229]S. Paciolla, “Card. Müller: nessun Papa può proporre alla fede di tutta la Chiesa i suoi soggettivi punti di vista” www.sabinopaciolla.com 30.10.2020 https://www.sabinopaciolla.com/card-muller-nessun-papa-puo-proporre-alla-fede-di-tutta-la-chiesa-i-suoi-soggettivi-punti-di-vista/

[230]Cfr. Heinrich  Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003 nn 550 ss. 561 ss.; R. De Mattei “Onorio I: il caso controverso di un Papa eretico”, Corrispondenza Romana – Agenzia di informazione settimanale 30-12-2015 https://www.corrispondenzaromana.it/onorio-i-il-caso-controverso-di-un-papa-eretico/  ; Antonio Sennis “Onorio” in  Enciclopedia dei Papi (2000), www.treccani.it  http://www.treccani.it/enciclopedia/onorio-i_%28Enciclopedia-dei-Papi%29/

[231]Heinrich  Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003 n. 138 ss.; Manlio Simonetti “Liberio” in Enciclopedia dei Papi (2000),  www.treccani.it http://www.treccani.it/enciclopedia/liberio_%28Enciclopedia-dei-Papi%29/  ; Jedin (diretta da) “Storia della Chiesa”, Jaca Book 2007 v. II pp. 44ss 67s 272s

[232]Heinrich  Denzinger “Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum” a cura di P. Hünermann, Edizioni Dehoniane Bologna, 2003 n.  990 s.; R. De Mattei “Un Papa che cadde nell’eresia Giovanni XXII e la visione beatifica dei giusti dopo la morte”  Corrispondenza Romana – Agenzia di informazione settimanale, 28 gennaio 2015 https://www.corrispondenzaromana.it/un-papa-che-cadde-nelleresia-giovanni-xxii-e-la-visione-beatifica-dei-giusti-dopo-la-morte/ ; Christian Trottmann “Giovanni XXII”, in Enciclopedia dei Papi (2000),  www.treccani.it, http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-xxii_(Enciclopedia-dei-Papi)/

[233]Cfr. R. De Mattei “La filiale resistenza di san Bruno di Segni a Papa Pasquale II” Corrispondenza Romana – Agenzia di informazione settimanale,04 marzo 2015 https://www.corrispondenzaromana.it/la-filiale-resistenza-di-san-bruno-di-segni-a-papa-pasquale-ii/

[234]Congregazione per la Dottrina della Fede “Il Pimato del Successore di Pietro nel mistero della Chiesa”  n. 15 ,31.10.1998, www.vatican.va , http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[235]Sup. III Sententiarum, d. 25, q. 2, a. 1, sol. 4, ad 3; testo citato in (Commissione Teologica Internazionale, “Il sensus fidei nella vita della Chiesa”, del 10.6.2014 nota 78 , www.vatican.va , http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_20140610_sensus-fidei_it.html#_ftnref68

[236]Papa Adriano II, Allocuzione tenuta al Concilio Costantinopolitano IV, Mansi, XVI, 126 http://mansi.fscire.it/immagine/29623).

[237]Gratiani, “Concordia discordantium canonum”,  PL 187  https://books.google.it/books?id=JsMGxm8mJeEC&redir_esc=y ;  https://geschichte.digitale-sammlungen.de//decretum-gratiani/online/angebot   ; http://gratian.org/

[238]Friedberg Ae. , “Corpus iuris canonici” editio lipsiensis secunda post Ae. L. Richteri curas ad librorum manu scriptorum et editionis romanae fidem recognovit et adnotatione critica instruxit”, Graz ,  Akademische Druck- u. Verlagsanstalt, 1959, p. 145s, consultabile online  nel sito della  Columbia University, consultato il 6.6.2021   http://www.columbia.edu/cu/lweb/digital/collections/cul/texts/ldpd_6029936_001/pages/ldpd_6029936_001_00000131.html?toggle=image&menu=maximize&top=&left=

[239]Deusdedit “Collectio Canonum” e Codice Vaticano edita a Pio Martinucci Venetiis , Ex Typographia Aemiliana, 1869  p. 160ss l. I, CCXXXI, consultabile in rete al sito archive.org ,   https://archive.org/details/deusdeditcardin00canogoog (consultato il 7.6.2021)

[240]V. Wolf von Glanvell “Die Kanonessammlung des Kardinals Deusdedit”, Paderborn 1905, p. 177,  l. I, CCCVI testo consultabile online al sito archive.org, https://archive.org/details/diekanonessammlu01deus/page/n5/mode/2up (consultato il 7.6.2021)

[241]V. Wolf von Glanvell Die Kanonessammlung des Kardinals Deusdedit, Paderborn 1905, p. 177,  l. I, CCCVI

[242]Papa Adriano II, Allocuzione tenuta al Concilio Costantinopolitano IV, Mansi, XVI, 126 http://mansi.fscire.it/immagine/29623

[243]“Epistola VI” 3, PL 83, 903  https://books.google.it/books?id=_FpkNlIY3LoC&redir_esc=y

[244]Papae Innocentii III “Sermo II in cons. Pont.”  PL v. 217, 656 https://books.google.it/books?id=egkRAAAAYAAJ&redir_esc=y

[245]Sermo IV in consec. Pontif. PL v. 217, 670 https://books.google.it/books?id=egkRAAAAYAAJ&redir_esc=y

[246]S. Alfonso. M. de» Liguori  “Verità della Fede”  p. III c. IX ‚§. 4 n. 63, 67,68 in “Opere di S. Alfonso Maria de Liguori”, Pier Giacinto Marietti, Torino 1880,  Vol. VIII, pp. 753-755  , www.intratext.com, http://www.intratext.com/IXT/ITASA0000/_P3BI.HTM#-M5R

[247]F. J. Wernz P. Vidal  “Ius canonicum”, Romae, apud aedes Universitatis Gregorianae, 1943, editio tertia , tomus II, p. 518

[248]Cfr. Ghirlanda SJ “Cessazione dall’ufficio di Romano Pontefice”, www.chiesa.espressonline.it, 2.3.2013 http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350455.html

[249]F. Romano “Cosa rispondere ai sedevacantisti?”, www.toscanaoggi.it ,19.6.2016,  http://www.toscanaoggi.it/Rubriche/Risponde-il-teologo/Cosa-rispondere-ai-sedevacantisti

[250]Cfr. S. Alphonsi Mariae de Ligorio: “Theologia moralis” t. I , Romae, Typis Polyglottis Vaticanis MCCCCIX, Editio photomechanica. Sumptibus CssR, Romae, 1953, p. 331ss l. II, c. II, dubium IV nn. 34.35.40

[251]S. Giovanni Paolo II , Esortazione Apostolica Post-sinodale “Pastores Gregis”, 16.10.2003, n. 21 , www.vatican.va , http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_exhortations/documents/hf_jp-ii_exh_20031016_pastores-gregis.html

[252]Cfr Cost. dogm. sulla Chiesa “Lumen gentium”, 21.11.1964 , 25; Cost. dogm. sulla divina rivelazione Dei Verbum, 10; Codice di Diritto Canonico, can. 747 § 1; Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 595 § 1

[253]S. Giovanni Paolo II , Esortazione Apostolica Post-sinodale “Pastores Gregis” 16.10.2003 n. 28 , www.vatican.va , http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_exhortations/documents/hf_jp-ii_exh_20031016_pastores-gregis.html

[254]S. Giovanni Paolo II , Esortazione Apostolica Post-sinodale “Pastores Gregis” 16.10.2003 n. 28 , www.vatican.va , http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_exhortations/documents/hf_jp-ii_exh_20031016_pastores-gregis.html

[255]S. Giovanni Paolo II , Esortazione Apostolica Post-sinodale “Pastores Gregis” 16.10.2003 n. 29 , www.vatican.va , http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_exhortations/documents/hf_jp-ii_exh_20031016_pastores-gregis.html

[256]Direttorio per la vita e il ministero dei Vescovi “Apostolorum Successores”, 22.2.2004, www.vatican.va,  , http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cbishops/documents/rc_con_cbishops_doc_20040222_apostolorum-successores_it.html

[257]“Critics of Amoris laetitia ignore Ratzinger’s rules for faithful theological discourse” La Stampa 5.7.2019 https://www.lastampa.it/vatican-insider/en/2017/10/13/news/critics-of-amoris-laetitia-ignore-ratzinger-s-rules-for-faithful-theological-discourse-1.34396804

[258]Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione “Donum Veritatis”, 24.5.1990 www.vatican.va ,http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19900524_theologian-vocation_it.html

[259]C. Caffarra“Dubia, i 4 cardinali: “Santità, ci riceva” Ma dal Papa solo silenzio” la Nuova Bussola Quotidiana 20.6.2017 http://www.lanuovabq.it/it/dubia-i-4-cardinali-santita-ci-riceva-ma-dal-papa-solo-silenzio

[260]Cfr. Ureta, José Antonio. Il “cambio di paradigma” di Papa Francesco: Continuità o rottura nella missione della Chiesa?: Bilancio quinquennale del suo pontificato (Italian Edition) edizione del Kindle 2018;  Alessandro Gisotti :“Card. Parolin: il 2018 di Francesco all’insegna di giovani e famiglia”, Vatican News, 11-1-2018 https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2018-01/card—parolin–il-2018-di-francesco-allinsegna-di-giovani-e-fami.html

[261]“Das neue Volk Gottes: Entwürfe zur Ekklesiologie”, (Düsseldorf: Patmos, 1972) p. 144;“Fede, ragione, verità e amore” , (Lindau 2009), p. 400.

[262]R. Fastiggi “Pope Francis and Papal Authority under Attack” La Stampa 18.2.2019 https://www.lastampa.it/vatican-insider/en/2019/02/18/news/pope-francis-and-papal-authority-under-attack-1.33681809

[263]Cfr. R. De Mattei “Onorio I: il caso controverso di un Papa eretico”, Corrispondenza Romana – Agenzia di informazione settimanale 30-12-2015 https://www.corrispondenzaromana.it/onorio-i-il-caso-controverso-di-un-papa-eretico/

[264]Cfr.  R. De Mattei “La filiale resistenza di san Bruno di Segni a Papa Pasquale II” Corrispondenza Romana – Agenzia di informazione settimanale,04 marzo 2015 https://www.corrispondenzaromana.it/la-filiale-resistenza-di-san-bruno-di-segni-a-papa-pasquale-ii/

[265]Cfr F. J. Wernz P. Vidal, “Ius canonicum”, t. II, “De Personis”, Romae, 1933, 517 s.; Ghirlanda SJ “Cessazione dall’ufficio di Romano Pontefice”, www.chiesa.espressonline.it, 2.3.2013 http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350455.html

[266]Congregazione per la dottrina della Fede “Il primato del successore di s. Pietro nel mistero della Chiesa” 31.10.1998, n. 15, www.vatican.va, http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

[267]Cfr.  R. De Mattei “Un Papa che cadde nell’eresia Giovanni XXII e la visione beatifica dei giusti dopo la morte”  Corrispondenza Romana – Agenzia di informazione settimanale, 28 gennaio 2015 https://www.corrispondenzaromana.it/un-papa-che-cadde-nelleresia-giovanni-xxii-e-la-visione-beatifica-dei-giusti-dopo-la-morte/  ; R. De Mattei “La filiale resistenza di san Bruno di Segni a Papa Pasquale II” Corrispondenza Romana – Agenzia di informazione settimanale,04 marzo 2015 https://www.corrispondenzaromana.it/la-filiale-resistenza-di-san-bruno-di-segni-a-papa-pasquale-ii/

[268]S. Roberto Bellarmino “De Romano Pontifice” in “Disputationes Roberti Bellarmini politiani …”, Ex Officina Typographica Davidis Sartorii, Ingolstadii MDLXXXVI, l. II c. 29, p. 834 https://play.google.com/books/reader?id=xy5XAAAAcAAJ&hl=it&pg=GBS.PA903

[269]Radio Radicale , “Intervista ad Emma Bonino dopo che Papa Bergoglio l’ha inserita tra le più grandi personalità politiche d’Europa e d’Italia”, 8.2.2016 www.radioradicale.it  http://www.radioradicale.it/scheda/466164/intervista-ad-emma-bonino-dopo-che-papa-bergoglio-lha-inserita-tra-le-piu-grandi ; Rame“Il Papa loda Napolitano e Bonino: “Sono i grandi dell’Italia di oggi”, il Giornale 08/02/2016 http://www.ilgiornale.it/news/politica/papa-loda-napolitano-e-bonino-sono-i-grandi-dellitalia-oggi-1221517.html

[270]Rame “Se un attivista gay legge alla Messa con papa Francesco” il Giornale Mer, 30/09/2015  http://www.ilgiornale.it/news/mondo/se-attivista-gay-legge-messa-papa-francesco-1177329.html